Bandecchi sul regionalismo differenziato sventola il vessillo del Sud, che teme la marginalizzazione rispetto alla riforma fortemente voluta dalla Lega. Il segretario nazionale di Alternativa popolare, in questi giorni in campagna elettorale per le Europee in Sicilia, è intervenuto in una manifestazione pubblica a Siracusa. Ed ha affrontato le tematiche del rapporto delle regioni italiane con l’Europa e quello della selelzione della classe dirigente e del finanziamento della politica. Temi caldi per lui, che da imprenditore e segretario di un partito popolare che punta a radicarsi in tutta Italia ed è alla prima prova elettorale, deve affrontare anche problemi organizzativi e legati al ridisegno del sistema istituzionale.

Bandecchi e il regionalismo differenziato: “Una riforma che non mi è mai piaciuta, perché non affronta i veri problemi nazionali”.

La riforma del regionalismo differenziato a me non è mai piaciuta. Io penso che l’Italia dovrebbe essere molto più unita. E invece la si divide ulteriormente, aumentando i divari tra nord e sud. Ci vorrebbero molto meno separazioni. Qui, invece di fare più Italia, ne facciamo sempre meno“.

Ha le idee chiare sul regionalismo lo Stefano Bandecchi segretario nazionale di AP, che si rivolge agli elettori siciliani in questo fine settimana di tour elettorale. Boccia la riforma voluta dalla Lega, che introduce l’autonomia differenziata su iniziativa della regione interessata su una serie di materie a legislazione concorrente.   “Abbiamo visto cosa ha portato il regionalismo – dice Bandecchi criticando la riforma -. Abbiamo 20 sanità diverse in Italia, gestite in maniera diversa. E quando c’è stato bisogno di una regia univoca, come durante la pandemia, il sistema ha mostrato i suoi limiti. Ecco perché a Bandecchi non piace questa idea di regionalismo“.

Bandecchi, il regionalismo e gli interessi italiani in Europa: “Cambiare la classe dirigente che non ha saputo difenderci”

Piuttosto, il segretario di Alternativa Popolare propone una nazione più unita, forte e coesa a difesa degli interessi italiani in Europa.
Ci sentiamo raccontare ogni giorno una serie di storie, ci dicono che l’Europa ci vuole male. E nessuno ci ha mai detto che in Europa abbiamo 76 onorevoli, che sono il 10,28% dei parlamentari europei, di destra o di sinistra. Una cosa è sicura, sono stati incapaci fino ad oggi di difendere i valori italiani e di portare a Bruxelles le istanze della nostra economia e del nostro sistema. Hanno trasformato l’Europa in un’entità burocratica che ci dice che è meglio mangiare una merendina industriale che una bella fetta di pane e olio di oliva. Una entità che ci dice che il grana padano non va bene, che tutte le nostre abitudini sono da cancellare. Purtroppo per lor signori , in tutto il mondo i nutrizionisti parlano bene della alimentazione mediterranea. Abbiamo problemi con l’agricoltura. Abbiamo problemi con le spiagge. Dovevamo saper difendere meglio i nostri interessi. Detto ciò, se mandiamo degli incapaci in un posto di comando è come mettere alla guida di un autobus uno che non è in grado di guidare“.

Risolvere il problema del finanziamento alla politica. Bandecchi: “Non si può fare senza soldi, bisogna mettere mano alla legge”

Bandecchi ha poi affrontato il problema del finanziamento della politica. La riforma che ha tagliato il finanziamento pubblico, ha imposto ai partiti di finanziarsi con il contributo dei privati e dei cittadini elettori. Ma l’opinione pubblica è bersagliata, quotidianamente, da informazioni che mettono in discussione questo sistema e che non propone soluzioni alternative.

Tangentopoli è stata uno schifo – attacca Bandecchiuna degerazione del sistema. Ma poi siamo stati tutti presi in giro. La politica non può prendere i soldi dallo Stato, la politica non può prendere i soldi dai cittadini. Così non si difende la democrazia, si crea solo un grosso inganno, si getta fumo negli occhi. La stanza in cui siamo costa dei soldi. Sinceramente, lo dico con onestà, anche allora che ero giovane, mi meravigliai poco, perché sapevo quanto costasse fare politica. Campagne di comunicazione, manifesti, volantini, giornali. Piuttosto mi fece schifo che qualcuno prendesse soldi dai russi, o che li prendesse dalla CIA. Ma le riforme, avrebbero dovuto mettere in moto un processo virtuoso, non lo hanno creato“.

E allora Bandecchi propone di tornare al finanziamento pubblico. Di garantire alle forze politiche la possibilità di finanziarsi con risorse dello Stato, proprio per evitare degenerazioni e pericolose infiltrazioni degli interessi esteri.
Io sono entrato in politica perché c’è bisogno di gente capace e di selezione. Ai miei amici politici ho sempre chiesto: ma davvero pensate che riducendo i rappresentanti del popolo si faccia un servizio alla democrazia? Certo, si risparmieranno 60 milioni all’anno di stipendi, ma non mi dite che è un concetto democratico. Sennò vi do un suggerimento: comando io da solo, mi pagate e va bene tutto. Prendo uno stipendio solo, se ne risparmiano 599. Eh no, mi rispondono: questa è dittatura. E cosa cambia rispetto a un’oligarchia di pochi, inamovibili e sempre gli stessi? Ecco perché serve più politica e più ricambio, con maggiori opportunità e il finanziamento pubblico“.

La politica come servizio per i giovani: “Pensiamo a creare opportunità per i nostri nipoti”

Chiude con una battuta, il segretario nazionale di AP a Catania. “Io ho lo stesso problema di Berlusconi – afferma ridendo -. Ai domiciliari non mi ci mettono, perché non saprei quale quale casa scegliere. Io sono fortunato e ho la possibilità di scegliere se andare a New York, a Dubai, a Parigi o a Londra. Questo sistema, però, ha creato un paradosso: se vogliono costruire qualcosa, se vogliono far crescere una loro impresa o fare carriera, i miei nipoti dovranno andare all’estero. Io voglio che i miei nipoti abbiano l’opportunità di costruire questo futuro in Italia. Perché generazioni intere di italiani hanno sacrificato la loro vita per realizzare una nazione. Bisogna tornare a prima di Tangentopoli, quando eravamo la quarta potenza industriale del mondo“.