Brunetta e la sua crociata sull'assenteismo - come dicono quelli che fanno i meme sul web - gli spicciano casa. Stefano Bandecchi, sindaco di Terni, è salito a un nuovo livello della guerra all'inefficienza. Ha chiamato a raccolta nella sala consiliare di Palazzo Spada la squadra degli operai comunali, recentemente ricostituita dopo la svolta impressa dalla sua amministrazione sulle manutenzioni interne. Con loro, convocati anche i giornalisti, per assistere a un monologo acceso e senza filtri, durante il quale il primo cittadino ha attaccato duramente l’assenteismo e la gestione delle risorse interne.
Chi si apettava un discorso motivazionale alla Al Pacino in ogni "Maledetta domenica" è andato deluso. Quello del sindaco di Terni è stato - al contrario - un attacco frontale agli operai e all'inefficienza del servizio. Irrituale, inconsueto per il paludato ambiente della pubblica amministrazione, in linea col personaggio e con le sue convinzioni. Una gogna mediatica, lo ha definito a mezza bocca uno dei lavoratori coinvolti. Seduti ai lati della sala, i funzionari comunali del settore manutenzioni. In fondo, il dirigente Federico Nannurelli, che a sfogo concluso ha subito riunito gli operai per un confronto riservato. Nessuna dichiarazione alla stampa, ma facce tese e un clima che definire teso sarebbe eufemistico.
Prima di iniziare il suo intervento, il sindaco ha interrogato gli operai uno a uno. C’era chi veniva da ditte di costruzioni, chi da aziende di igiene urbana, chi da fuori città. In molti, quasi tutti, hanno risposto allo stesso modo: "la stabilità" li ha spinti ad accettare il posto in Comune.
Ma Bandecchi ha subito riportato la discussione su un terreno più concreto: “Prendete 1.500 euro netti al mese, ma il vostro costo per il Comune è più del doppio. E quei soldi li pagano i cittadini”. Il tema, però, è esploso quando il primo cittadino ha denunciato sette-otto assenze tra gli operai in servizio: “Tra malattia, legge 104 e ferie, ogni giorno manca un terzo della squadra. Così non si possono realizzare gli impegni presi con la città”.
Poi l’affondo personale: “Io oggi sono qui, anche se mia madre sta morendo. Non ho preso la 104, non ho saltato il lavoro. Perché questo è il mio dovere”. Una frase che ha gelato la sala e spostato il peso emotivo tutto sul primo cittadino.
Bandecchi non ha usato mezzi termini. Ha definito il comportamento di alcuni dipendenti “inaccettabile” e ha criticato la mentalità che - secondo lui - porta alcuni a sentirsi garantiti a prescindere: “Quando lavoravate per privati, certe cose non ve le permettevate. Ora vi sentite intoccabili. Ma io vi controllo uno a uno. E se serve vi mando a casa”.
Il sindaco ha poi ricordato che la scelta di internalizzare i servizi era stata fatta per ridurre i costi e dare più efficienza al Comune. Ma il risultato, ha detto, rischia di essere opposto: “Con questi numeri, ogni chilometro di strada fatto da noi costa 44mila euro. Se dobbiamo tornare agli appalti esterni, ci costa il quadruplo”.
Non è mancato l’attacco alle organizzazioni dei lavoratori: “Sindacati o no, se devo tutelare i cittadini lo faccio da solo. Nessuno vi proteggerà se continuo a vedere assenze ingiustificate”.
Una volta terminato il discorso, i giornalisti sono stati accompagnati fuori dalla sala. Il dirigente Nannurelli ha convocato gli operai per un confronto privato, senza occhi e orecchie esterni. Ma il messaggio di Bandecchi è stato chiarissimo, e destinato a fare rumore anche nei prossimi giorni.
L’esperimento delle assunzioni finalizzate alla reinternalizzazione dei servizi - una delle scelte simbolo dell’attuale amministrazione - è ora in una fase delicatissima. O riparte con vigore dopo lo scossone impresso dal sindaco di Terni, oppure rischia di paralizzarsi sotto il peso di un conflitto interno. Tra aspettative, diritti e produttività, si è aperto un fronte che non riguarda solo l’organizzazione del lavoro, ma il rapporto tra Comune e cittadini. E la tenuta di un modello che, almeno nelle intenzioni, voleva essere più efficiente, più economico, più popolare.