Bandecchi prende la rincorsa e si prepara all’assemblea aperta denunciando un buco nella gestione dei rifiuti da 20 milioni di euro. Sarà un consiglio comunale infuocato quello di giovedì 20 giugno, aperto alla cittadinanza e dedicato alla nuova tariffa TARIC, almeno stando ai prodromi. Già, perché nell’ultima assemblea, quando c’era da trattare una variazione di bilancio per cercare di sanare uno dei tanti problemi che affiorano dal passato (l’esproprio del parcheggio di fronte a Mediaworld e Brico OK), il sindaco Bandecchi ha scelto di preparare il terreno per quello che si annuncia come uno showdown.

Giovedì parleremo di nettezza urbana con tutti i cittadini – ha attaccato Bandecchi -. E non è che faremo un consiglio aperto perché io mi diverto a farlo. Ma perché è bene che i ternani sappiano come stanno le cose. I nodi stanno venendo al pettine e sono 20 milioni di nodi. 20 milioni di euro che dovranno essere pagati da tutti i cittadini. È un problema che nasce dal 2000, tutti i cittadini è bene che sappiano quando questi debiti sono nati, quando sono continuati, quando qualcuno ha smesso di accumularli. E come mai non si sia fatto nulla, spostando il problema in avanti, fino al 2024“.

Bandecchi sulla TARIC: “Stavo approvando la tariffa, ma dall’analisi è uscito il buco sulla gestione dei rifiuti”

È stato caustico il sindaco con le opposizioni. Perché secondo lui il nodo della tariffa rifiuti non è stato affrontato né da sinistra né da destra. O meglio, ha scelto di criticare la gestione del dissesto da parte dell’ex sfidante Masselli (che pure aveva traghettato il Comune fuori da quella palude), ma è stato deciso nell’addossare la responsabilità della situazione sulle giunte venute dopo l’esperienza Ciaurro.

Stavo per approvare gli aumenti proposti dall’AURI – ha attaccato Bandecchi -. Ma dall’opposizione mi è stato chiesto di riflettere e analizzare la situazione. Ebbene, lo abbiamo fatto. Ed è venuta fuori una situazione paradossale. Per cui i cittadini dovranno pagare per gli errori del passato. Si è scelto di rinviare la soluzione di troppi problemi e si sono accumulati i debiti – ha attaccato Bandecchi -. Abbiamo troppi problemi che arrivano dalla sinistra prima di ogni altra cosa. Che ha lasciato inevase una serie di questioni che sono gravi, gravissime e che stanno venendo a galla solo in questo frangente. E, oltretutto, sono spesso situazioni che non hanno fatto parte nemmeno del fallimento del Comune. Dal dissesto sono state lasciate fuori troppe voci. Ci sono problemi per almeno 100 milioni di euro oggi. Penso che sia un bene che tutti i cittadini ternani lo sappiano. E avranno un consiglio aperto in cui sapranno le ragioni che portano a un aumento della nettezza urbana, con un servizio che giudico ancora più schifoso“.

La battaglia sulla tariffa puntuale dei rifiuti scatenata dall’esproprio del parcheggio dell’area industriale

A far salire la pressione al sindaco Bandecchi, che ha aumentato l’hype per il consiglio di giovedì, era stato il dibattito sulla proposta di esproprio sanante di un’area adibita a parcheggio. Nella zona industriale-commerciale su cui insistono due grandi superfici commerciali in via del Maglio.

Una storia (pure questa) che risale a più di vent’anni fa, dopo quella del buco rifiuti denunciato da Bandecchi. Per l’esattezza al 1998. Quando i terreni, di proprietà della società romana Agrind Export, furono Utilizzati con una procedura di urgenza che non si concluse con l’esproprio. Rimbalzando tra l’ultima amministrazione Ciaurro e la prima Raffaelli. Senza che i proprietari accettassero mai le proposte transattive del Comune.

Ora Palazzo Spada ci riprova con la formula dell’espoprio sanante. Offrendo alla società romana (come deliberato dal consiglio comunale, ieri con 18 voti favorevoli e 12 astenuti) circa 250 mila euro. Un cifra individuata come debito fuori bilancio da sanare dalle perizie e dalle stime degli uffici comunali.
Peccato che i proprietari chiedano 10 volte tanto e che, da anni, continuano una battaglia legale col Comune di Terni per vedersi riconoscere circa 2 milioni di euro.
L’esproprio sanante era l’unico atto possibile per affrontare con maturità il problema – chiude Michela Bordoni, assessore al bilancio -. Mettiamo al riparo il comune di Terni e i cittadini da ulteriori rischi amministrativi. Come interventi della Corte dei conti e da altri atti risarcitori. Una responsabilità che negli anni precedenti nessun’altra amministrazione si è assunta. I proprietari hanno rifiutato anche una transazione pari al 70% delle loro richieste. La domanda da porsi, quindi, non è se accetteranno. Ma perché la situazione nopn sia stata affrontata prima, mettendo in sicurezza i conti del Comune“.