Stefano Bandecchi, sindaco di Terni e leader di Alternativa Popolare, ha deciso di esprimere la propria opinione su una vicenda che ha suscitato ampio dibattito pubblico e diplomatico: la liberazione della giornalista italiana Cecilia Sala e la contestuale scarcerazione dell’ingegnere iraniano Abedini Najafabadi Mohammad. Con un post sul proprio profilo Instagram, Bandecchi ha commentato duramente la gestione italiana del caso, definendo l’episodio una “brutta figura” per il Paese.
Le dichiarazioni di Bandecchi sul rilascio dell’ingegnere iraniano Abedini Najafabadi Mohammad
Bandecchi non ha nascosto la sua soddisfazione per il ritorno in Italia di Cecilia Sala, arrestata in Iran e poi rilasciata grazie all’intervento delle autorità italiane. Il sindaco di Terni e leader di Alternativa Popolare ha fortemente criticato il presunto “scambio” che avrebbe portato alla scarcerazione dell’ingegnere iraniano Abedini, arrestato all’aeroporto di Malpensa su richiesta degli Stati Uniti.
“Sono felice che la signora Sala sia tornata a casa. Stiamo però facendo come popolo italiano una brutta figura liberando l’ingegnere iraniano, che non sappiamo se sia innocente”, ha affermato Bandecchi. “Abbiamo fatto un cambio allucinante, sfruttando un momento politico delicato tra Biden e Trump. L’Italia non dovrebbe liberare chi è accusato di aver passato segreti militari agli iraniani, che non sono nostri amici”.
Bandecchi ha anche espresso un pensiero provocatorio sul futuro: “Semmai un giorno comandassi io, chi finisce in galera all’estero ci resterebbe”. Parole importanti, che puntano a stimolare un dibattito sulle priorità diplomatiche e sul peso che l’Italia dovrebbe dare alla tutela dei propri cittadini rispetto alle relazioni internazionali.
La posizione del ministro Nordio
La decisione di liberare Abedini è stata formalizzata attraverso una nota del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che ha presentato alla Corte d’Appello la richiesta di revoca dell’arresto. Nel documento si legge: “In forza dell’articolo 2 del trattato di estradizione tra il governo degli Stati Uniti d’America e il governo della Repubblica italiana, possono dar luogo all’estradizione solo reati punibili secondo le leggi di entrambe le parti contraenti, condizione che, allo stato degli atti, non può ritenersi sussistente”.
Nordio ha inoltre precisato che le accuse mosse ad Abedini dagli Stati Uniti, tra cui “associazione a delinquere per violare l’Ieepa” e “fornitura di supporto materiale a un’organizzazione terroristica”, non trovano corrispondenza nel sistema penale italiano. “Nessun elemento risulta ad oggi addotto a fondamento delle accuse, emergendo con certezza unicamente lo svolgimento di attività commerciali attraverso società a lui riconducibili, con applicazioni tecnologiche potenzialmente militari ma non esclusive”, ha aggiunto il ministro.
Abedini è in procinto di rientrare in Iran. Secondo l’agenzia Mizan, legata alla magistratura iraniana, la liberazione è avvenuta grazie alle trattative tra l’intelligence iraniana e i servizi segreti italiani.
La liberazione di Cecilia Sala: un caso complesso
Il caso di Cecilia Sala ha rappresentato uno dei più delicati episodi di politica internazionale degli ultimi anni. Arrestata il 19 dicembre 2024 a Teheran mentre lavorava a un podcast, la giornalista è stata trattenuta in isolamento nella prigione di Evin, nota per ospitare oppositori politici e cittadini stranieri. La notizia del suo arresto è stata resa pubblica solo il 27 dicembre, quando l’ambasciatrice italiana a Teheran, Paola Amadei, ha potuto incontrarla.
Il governo italiano ha reagito con fermezza, chiedendo immediatamente garanzie sulle condizioni di detenzione di Sala e avviando negoziati per il suo rilascio. Anche l’Unione Europea e il Dipartimento di Stato USA hanno fatto pressioni sull’Iran per ottenere la liberazione della giornalista.
La connessione tra l’arresto di Sala e quello di Abedini è stata resa evidente solo successivamente. L’8 gennaio 2025, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha annunciato il ritorno di Sala in Italia, sottolineando l’importanza del dialogo diplomatico per risolvere la crisi.