L’Umbria perde sportelli bancari e, con essi, una parte della propria capacità di presidio territoriale. È la sintesi che emerge dall’indagine del Centro Studi UILCA nazionale Orietta Guerra, che evidenzia un quadro a tinte contrastanti: da un lato, la contrazione della rete fisica e l’impatto sulle comunità locali; dall’altro, un gender pay gap nel settore bancario e assicurativo inferiore alla media di molti Paesi europei.
Secondo i dati, nella regione operano oggi 317 filiali per circa 850 mila residenti, con un rapporto di 2.681 abitanti per sportello. Ma il vero nodo è un altro: 32 comuni su 92 - il 34,8% del totale - sono privi di banche, per un totale di circa 49 mila cittadini che non hanno più accesso a un’agenzia fisica.
Le differenze territoriali sono marcate. In provincia di Perugia restano 243 sportelli, ma 19 comuni non sono serviti da banche, per oltre 25 mila residenti - circa il 4% della popolazione provinciale. La lista va da Piegaro a Poggiodomo, passando per Monte Santa Maria Tiberina e Sant’Anatolia di Narco.
Ancora più critica la situazione in provincia di Terni, dove gli sportelli sono 74 e i comuni senza banche 13, tra cui Stroncone, Montecastrilli, Arrone e Polino. Qui l’11% della popolazione provinciale, circa 24 mila persone, non può contare su servizi bancari in loco.
Per Luciano Marini, segretario generale UILCA Umbria, il fenomeno va oltre il settore creditizio: “Questo trend comporta problemi per le banche, ma soprattutto per l’economia locale. Operare senza conoscere in profondità il territorio favorisce lo spopolamento, aumenta il costo del denaro e lascia spazio a rischi di economia illegale”. Marini ricorda che il sistema bancario è “centrale per le prospettive di sviluppo di un’Umbria che sta scivolando verso le regioni meno dinamiche”.
Il report UILCA rileva che la forza lavoro nel settore finanziario in Umbria è composta per il 52% da uomini e per il 48% da donne. Il differenziale retributivo medio è del 23% a sfavore delle donne, stabile nell’ultimo decennio.
Un dato che, pur restando significativo, è migliore rispetto a Francia (32,1%), Germania (26,1%), Austria (26%) e soprattutto Repubblica Ceca (-36,4%). Tra i grandi Paesi europei, fanno meglio dell’Italia i Paesi Bassi (-22,6%), il Portogallo (-21,5%), la Spagna (-14,1%) e il Belgio (-14%).
Per Valentina Gallarato, segretaria regionale UILCA, la radice del problema è anche sociale: “Le incombenze domestiche e di cura gravano ancora soprattutto sulle donne, limitandone la carriera e l’accesso a posizioni meglio retribuite”. Gallarato indica in trasparenza salariale, pari opportunità e formazione sulle politiche di genere le leve per un reale cambiamento.
Un ulteriore segnale di trasformazione è la conversione delle filiali in punti di sola consulenza, eliminando i servizi di cassa con operatore. Luca Cucina, segretario generale aggiunto UILCA Umbria, sottolinea che “questa scelta penalizza i clienti meno tecnologici, soprattutto anziani, privandoli di un servizio essenziale”. Il rischio, avverte, è di ampliare il divario digitale tra chi ha accesso agevole ai servizi online e chi non dispone di competenze o strumenti adeguati.