Martedì 12 agosto 2025, la comunità di Bagnara si è stretta nel ricordo di Fulvio Sbarretti, giovane carabiniere poco più che ventenne, ucciso dai tedeschi il 12 agosto 1944 per aver scelto di sacrificare la propria vita in cambio della salvezza di dieci ostaggi innocenti.
La cerimonia ha celebrato l’81° anniversario di quel gesto eroico, rendendo omaggio a un figlio della comunità e a uno dei protagonisti della tragica e luminosa pagina dei “Martiri di Fiesole”, insieme ai colleghi Alberto La Rocca e Vittorio Marandola.
«Onorare Fulvio Sbarretti significa ricordare che la libertà di cui godiamo oggi è stata pagata con il sangue di giovani che hanno scelto il dovere e l’onore, anche a costo della vita», ha sottolineato il sindaco di Nocera Umbra Virginio Caparvi.
La giornata si è aperta con la Santa Messa nella chiesa di Bagnara, officiata dal cappellano militare, che nell’omelia ha ricordato l’esempio cristiano e umano di Sbarretti.
Subito dopo, nella piazza del paese, sono stati resi gli onori militari, con la deposizione di una corona e l’alzabandiera, alla presenza di rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri, di altri corpi dello Stato e dell’Associazione Nazionale Carabinieri.
Sul palco delle autorità sono intervenuti:
Virginio Caparvi, sindaco di Nocera Umbra
Sarah Bistocchi, presidente dell’Assemblea legislativa dell’Umbria
Massimiliano Presciutti, presidente della Provincia di Perugia
Cav. Paolo Pani, presidente regionale dell’Unione Insigniti Ordine al Merito della Repubblica Italiana
Oltre alle istituzioni, erano presenti molti cittadini e discendenti delle famiglie che, grazie al sacrificio dei tre carabinieri, scamparono alla rappresaglia nazista.
«Questi eroi non sono statue di bronzo, ma uomini veri che hanno scelto di non voltarsi dall’altra parte», ha detto un rappresentante dell’ANC durante il suo intervento.
Nato e cresciuto a Nocera Umbra, Fulvio Sbarretti si arruolò giovanissimo nell’Arma dei Carabinieri, prestando servizio alla Stazione di Fiesole, in provincia di Firenze. Nel 1944, l’Italia viveva i giorni più drammatici dell’occupazione tedesca, con la linea del fronte che attraversava la Toscana e l’Umbria, e con le truppe naziste decise a reprimere duramente ogni segno di resistenza.
A soli vent’anni, Sbarretti dimostrò un coraggio fuori dal comune, condividendo con i colleghi La Rocca e Marandola una decisione che avrebbe segnato per sempre la storia dell’Arma e dell’Italia.
Nella mattina del 12 agosto, le truppe tedesche avevano catturato dieci civili innocenti, minacciando di fucilarli in rappresaglia per un’azione partigiana. I tre carabinieri si trovavano temporaneamente lontani da Fiesole e avrebbero potuto raggiungere Firenze, già liberata dagli Alleati, mettendosi così in salvo.
Scelsero invece di tornare indietro e presentarsi ai tedeschi, sapendo bene che ciò avrebbe significato la morte. La loro resa fu accolta con il rilascio immediato degli ostaggi, ma i tre militari furono condotti poco distante e fucilati senza esitazione.
«Avrebbero potuto salvarsi, ma hanno scelto la vita di dieci sconosciuti al posto della propria», ha ricordato durante la cerimonia il presidente della Provincia di Perugia Massimiliano Presciutti.
Per il loro gesto, Sbarretti, La Rocca e Marandola sono stati insigniti della Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria, massimo riconoscimento per il coraggio dimostrato.
Nella motivazione ufficiale si legge come i tre militari abbiano incarnato i valori più alti di lealtà, sacrificio e altruismo, diventando simboli non solo per l’Arma, ma per tutta la Nazione.
Bagnara conserva con orgoglio il ricordo del suo giovane concittadino, dedicandogli strade, lapidi e momenti di commemorazione che ogni anno si rinnovano con la stessa intensità emotiva.
Per la piccola frazione di Nocera Umbra, Fulvio Sbarretti non è solo un eroe militare, ma un ragazzo del paese. I più anziani ricordano i racconti dei familiari, la sua infanzia, la partenza per il servizio e la notizia, giunta come un colpo al cuore, della sua morte.
«Fulvio era uno di noi. Saperlo capace di un gesto così grande ci rende orgogliosi, ma anche consapevoli del prezzo della libertà», ha detto un anziano abitante di Bagnara.
Nel pomeriggio, accanto alle cerimonie ufficiali, si è svolta una rievocazione storica dei fatti di Fiesole, curata da un gruppo di appassionati e storici locali.
La piazza si è trasformata in un piccolo teatro all’aperto, con figuranti in uniforme d’epoca e abiti civili, per ricostruire fedelmente l’arresto degli ostaggi, il ritorno volontario dei tre carabinieri e il tragico epilogo.
Il pubblico ha seguito in silenzio, interrotto solo dagli applausi finali e dalla commozione evidente di molti presenti.
«Non è spettacolo, è memoria viva. Rivivere quei momenti ci aiuta a capire il peso delle scelte e il valore della vita», ha spiegato uno degli organizzatori.
La commemorazione dell’81° anniversario non è soltanto un tributo a Fulvio Sbarretti, ma un messaggio rivolto alle generazioni più giovani. Le scuole di Nocera Umbra e dei comuni vicini hanno partecipato con delegazioni di studenti, ai quali è stato spiegato il contesto storico e morale di quel gesto.
«I giovani devono sapere che la libertà non è un dono scontato, ma il frutto di scelte coraggiose», ha affermato la presidente dell’Assemblea legislativa dell’Umbria Sarah Bistocchi.
Dal 1944 a oggi, il sacrificio dei “Martiri di Fiesole” è stato ricordato in numerose forme: intitolazioni di vie e piazze, cerimonie annuali, pubblicazioni storiche e documentari. L’Arma dei Carabinieri li indica come esempio per i nuovi allievi, affinché lo spirito di servizio e il senso dell’onore non restino parole astratte, ma valori concreti da incarnare nella vita quotidiana.
Bagnara, ogni 12 agosto, rinnova questo impegno, consapevole che la memoria è un atto di giustizia verso chi ha dato tutto senza chiedere nulla in cambio.
In un’epoca in cui il significato di parole come “dovere” e “sacrificio” sembra affievolirsi, la storia di Fulvio Sbarretti e dei suoi compagni resta un faro. La loro scelta dimostra che anche nei momenti più bui è possibile affermare la dignità umana e la solidarietà verso il prossimo.
«Oggi come allora, c’è bisogno di coraggio e di responsabilità. L’esempio di Fulvio ci ricorda che il bene comune vale più dell’interesse personale», ha concluso il sindaco Caparvi.