La statale 219 Pian d’Assino, nel tratto da Gubbio est a Branca, è da anni teatro di incidenti frequenti e mortali, con un bilancio drammatico: 19 vittime negli ultimi vent’anni Nonostante annunci ufficiali e promesse, gli autovelox non sono mai stati installati: le autorizzazioni ministeriali, ANAS e Prefettura scadute a settembre 2024, sono rimaste lettera morta. E nel frattempo la strada resta una pista…
L’autorizzazione a installare autovelox su quel tratto, concessa per il periodo marzo–settembre 2024, non ha portato a nulla. Il Comune di Gubbio, capofila della zona, non ha completato l’iter. Così l’operazione è rimasta congelata nel vuoto burocratico.
Prefettura, ANAS e Polizia Locale restano in attesa, mentre sulla carta il nulla osta c’è. Sulla strada invece… silenzio.
Non basta la carta: servono piazzole di sosta adatte, allacci elettrici, postazioni fisse per i punti di controllo. Al momento, tutto è fermo perché le infrastrutture necessarie non sono state realizzate.
Così la strada rischia di rimanere senza strumenti efficaci per contrastare eccessi di velocità e sorpassi azzardati, pur essendo una via estremamente pericolosa.
Lo scorso 6 giugno, un incidente ha coinvolto cinque persone, tre gravi, tra cui un anziano elitrasportato a Perugia. Il più recente di una lunga serie: 19 morti in 20 anni, decine di feriti, due vittime nel 2023 tra cui Andrea Morganti, a cui è stata intitolata un’associazione che chiede da tempo misure di sicurezza reali.
Automobili e mezzi pesanti ignorano il limite di 70 km/h: la maggior parte corre a 100 km/h o oltre, con sorpassi fatta la regola, non l’eccezione.
Mentre gli autovelox restano nel limbo, la proposta più concreta sembra quella dei tutor, sistemi che misurano la velocità media su un tratto. Il piano: posizionarne quattro, uno per ogni uscita della statale. Usa la logica della prevenzione continua più che del singolo autovelox.
Consiglieri come Tasso e Minelli ne avevano chiesto l’adozione in alternativa agli apparecchi fissi, per un controllo "equo e continuo". Un eugubino suggeriva che “non servono gli autovelox ma i tutor come sulla tangenziale di Modena”.
L’ex sindaco Stirati aveva depositato la documentazione già nel 2024, ma nulla si è mosso.
Nel marzo 2025, il sindaco Vittorio Fiorucci ha rilanciato il tema, annunciando l’installazione degli autovelox – poi convertiti in tutor – e pattugliamenti con auto civetta.
La Associazione Andrea Morganti, costituita da famigliari di vittime della Pian d’Assino, chiede con forza misure concrete: tutor, autovelox, controlli tecnici sui veicoli, convegni nelle scuole, sensibilizzazione.
Chi vive la strada quotidianamente sottolinea: “ogni croce ha un nome, una storia, una lacrima”.
Le ragioni sono diverse:
Iter burocratici lunghi: autorizzazioni scadute, documenti da rinnovare.
Ostacoli tecnici: manca corrente elettrica e piazzole idonee.
Decisioni politiche incerte: tra autovelox e tutor, si tratta di stabilire strategia.
Pressioni e critiche: timore che i dispositivi vengano percepiti come "fai cassa".
Sbloccare subito l'iter autorizzativo, rinnovando le autorizzazioni scadute.
Risolvere i problemi tecnici, predisponendo piani per piazzole e impianti.
Installare tutor, magari in via sperimentale.
Supportare controlli sulle revisioni e manutenzione dei veicoli, soprattutto mezzi pesanti.
Promuovere educazione stradale, lavorando con scuole e associazioni.
La Pian d’Assino non può più attendere. Gli autovelox bloccati non proteggono, i tutor rimangono un'alternativa collaudata, le stragi quotidiane impongono interventi immediati.
Serve un impegno politico concreto, tecnico e partecipato, per fare della SS 219 una strada sicura, non una trappola. Solo così la memoria delle vittime potrà diventare un monito e non una catena.