Quello dell’Autonomia differenziata è un argomento politico che continua a far discutere a livello nazionale e poi, visto il coinvolgimento delle regioni all’interno delle materie, nei singoli territori. Quindi, in Umbria. Di recente è intervenuto nel dibattito, ed in difesa della riforma che porta la firma del ministro Calderoli, il ministro Giorgetti. Il quale, parlando dal punto di vista della sua materia di dicastero, ha difeso la legge sottolineando l’impatto positivo dal punto di vista fiscale.
Infatti, ha detto: “In linea con gli impegni assunti al Pnrr, la legge delega di riforma fiscale 111/2023 ha individuato specifici principi e criteri direttivi affinché il Governo possa realizzare la piena attuazione del federalismo fiscale regionale, modificando il decreto legislativo 68/2011. La realizzazione del federalismo simmetrico prevede che a seguito dall’abolizione dei trasferimenti erariali, nelle Regioni a statuto ordinario dovrà essere assicurato un ammontare di risorse tale da lasciare in ogni caso invariata la pressione fiscale sui contribuenti”.
Giorgetti sull’Autonomia differenziata
La compartecipazione all’Iva dovrà essere ripartita in base al principio di territorialità. E questa, stando a sentire le parole di Giorgetti, sarà oggetto di specifiche milestone del Pnrr. Sono in corso di definizione – ha poi detto – i trasferimenti alle Regioni a statuto ordinario che dovranno essere soppressi dal 2027, i necessari meccanismi per la fiscalizzazione dei trafserimenti, il principio di territorialità per l’attribuzione della compartecipazione Iva, i livelli essenziali delle prestazioni e le modalità di perequazione.
Riunioni per valutare
La commissione tecnica per i fabbisogni standard, ha spiegato il ministro, ha redatto un documento finale che riporta l’elenco dei trasferimenti fiscalizzabili. In tal senso, ha spiegato: “Ammontano a circa 10 miliardi e riguardano ambiti rilevanti di competenza regionale come tpl, politiche per la famiglia, giovani e disabilità, politiche sociali per le non autosufficienze, agricoltura, istruzione, formazione professionale e diritto allo studio universitario”.
Infine: “Il dipartimento degli Affari regionali sta tenendo riunioni per valutare come dar seguito a tale riforma. Nell’ambito dei trasferimenti da fiscalizzare, particolare attenzione dovrà essere riservata a quelli relativi al trasporto pubblico locale, che ammontano a 5 miliardi, la metà del totale”.
Autonomia differenziata, la partita in Umbria
Ma la partita sull’autonomia differenziata, dicevamo, non si gioca solamente a Roma. Ma anche a Perugia e, per meglio dire, dentro l’Assemblea Legislativa della Regione Umbria. La maggioranza di centrodestra, guidata dalla Presidente Donatella Tesei, è ovviamente favorevole alla riforma. Di tutt’altro avviso sono, invece, i rappresentanti delle opposizioni. Dal Partito Democratico al Movimento 5 Stelle passando per i rappresentanti civici.
La richiesta di un referendum sull’autonomia differenziata in Umbria
Il 3 luglio 2024, a tal proposito, i consiglieri regionali di opposizione dell’Assemblea legislativa dell’Umbria hanno annunciato ufficialmente la richiesta di un referendum popolare per l’abrogazione della legge 86/2024. La legge riguarda le “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione”.
Stiamo parlando, in altre parole, della legge sull’Autonomia che porta la firma del Ministro Calderoli. L’iniziativa coinvolge vari membri dell’opposizione. Tra cui Thomas De Luca (Movimento 5 Stelle); Simona Meloni, Tommaso Bori, Michele Bettarelli, Fabio Paparelli (Partito Democratico), Vincenzo Bianconi e Donatella Porzi (Gruppo misto).
In una nota commentavano: “E’ innegabile che il dispositivo sull’autonomia differenziata così come recentemente approvato dal Parlamento italiano contraddica nella sostanza l’esigenza di un’autentica riforma in senso autonomistico. Al contrario – proseguono – la legge in questione altera l’equilibrio dei rapporti tra le regioni e tra le regioni e lo Stato, generando disparità e disuguaglianze”.
Poi aggiungono: “La Regione Umbria, per la propria struttura demografica e le peculiari caratteristiche geografiche, è tra quelle maggiormente a rischio e si troverà a dover gestire un territorio complesso con risorse ampiamente insufficienti. Competere in solitudine su materie di assoluto interesse strategico, finirà per penalizzare oltremodo una regione piccola rispetto a realtà maggiori”.