20 Mar, 2025 - 11:00

Automotive in crisi, l'Umbria cerca soluzioni per evitare il tracollo: De Rebotti annuncia tavolo regionale

Automotive in crisi, l'Umbria cerca soluzioni per evitare il tracollo: De Rebotti annuncia tavolo regionale

L’industria dell’automotive, pilastro dell’economia umbra e nazionale, sta attraversando una crisi senza precedenti. Tra calo della domanda, una concorrenza internazionale sempre più feroce e la transizione ecologica imposta dall’Unione Europea, il comparto rischia di subire un tracollo con ripercussioni gravi sull’occupazione e sul tessuto industriale della regione.

Un settore strategico a rischio

L’allarme è stato lanciato dall’assessore regionale allo Sviluppo economico, Francesco De Rebotti, il quale ha annunciato l’istituzione di un tavolo regionale di concertazione per affrontare la crisi. "L’ascolto e la partecipazione rappresentano la modalità che la Giunta regionale intende praticare, con continuità e fiducia, in tutti gli ambiti dove risulti necessario dar vita a processi di riprogettazione e innovazione", ha dichiarato. "Ciò vale in particolare per quei comparti che più incidono sull’economia, com’è appunto quello dell’automotive che in Umbria rappresenta ad oggi una parte significativa dell’economia regionale, con diverse aziende attive nell’intera filiera, che si sono dimostrate competitive e resilienti nonostante le sfide affrontate negli ultimi anni".

Secondo il rapporto dell’Indagine Osservatorio sulla componentistica automotive italiana 2024, il settore conta oltre 2130 aziende a livello nazionale ed è al secondo posto in Europa per la produzione di componentistica. Ma le sfide in atto stanno erodendo la competitività delle imprese umbre, minacciate da una transizione tecnologica che sta rivoluzionando l’intero mercato.

In particolare "le trasformazioni rese necessarie dagli obiettivi climatici dell'Unione europea con il pacchetto Pronti per il 55% (Fit for 55) e con la transizione verso veicoli digitalizzati e a zero emissioni che determinerà un forte impatto sugli ecosistemi automobilistici regionali". De Rebotti, infine, ricorda che "il buon andamento delle nostre aziende è reso possibile grazie all’impegno di oltre 7000 lavoratori, con 70 aziende che producono principalmente componenti per le grandi industrie automobilistiche e 80 attive nell’indotto". 

La protesta dei lavoratori e l’allarme sindacale

Mentre la Regione promette un piano di concertazione, i lavoratori hanno già manifestato la loro preoccupazione a più riprese. Il 22 novembre, ad esempio, la CGIL e la FIOM hanno organizzato un presidio a Umbertide, uno dei poli della componentistica automobilistica, per denunciare l’inerzia istituzionale e la mancanza di misure immediate a sostegno del comparto.

Secondo i sindacati, infatti, il settore sta affrontando una trasformazione epocale verso la mobilità elettrica, ma l’Italia sconta anni di politiche industriali carenti e scarsa innovazione.

Tale crisi si riflette sui numeri: la cassa integrazione è in forte crescita e molti lavoratori interinali sono già stati esclusi dal ciclo produttivo. In particolare, proprio la zona di Umbertide, dove la componentistica rappresentava un comparto trainante, registra oggi un calo drammatico dell’occupazione. I sindacati hanno sottolineato che la situazione è peggiorata rapidamente negli ultimi mesi, con un aumento significativo dei lavoratori in difficoltà e un futuro incerto per le imprese del settore.

Automotive, De Rebotti vuole tavolo regionale: il nodo delle politiche industriali e il taglio dei fondi

A rendere ancora più incerto il futuro del settore è la recente decisione del governo di tagliare 4,6 miliardi dai fondi destinati all’automotive. Una scelta che ha suscitato la dura reazione di ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica), che ha denunciato come tali risorse fossero essenziali per colmare il divario competitivo con altri Paesi. 

I dati parlano chiaro: nei primi nove mesi del 2024 la produzione di autoveicoli è scesa a 474.000 unità (-27,6% su base annua), con una flessione del 50,5% per le autovetture. Anche l’export soffre: sebbene Stati Uniti, Germania e Francia restino i principali mercati, la bilancia commerciale è in costante peggioramento, con un valore di 1,7 miliardi di euro di esportazioni contro quasi 3 miliardi di importazioni.

Quali soluzioni per il futuro?

Il settore automobilistico umbro necessita di un intervento strutturale e coordinato tra istituzioni, imprese e sindacati. La Regione Umbria ha promesso di avviare un processo di concertazione per individuare soluzioni condivise. Senza un impegno concreto da parte del governo nazionale, però, le difficoltà rischiano di aggravarsi ulteriormente.

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Giorgia Sdei
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