Un autista di autobus di Perugia si è rifiutato di compiere una manovra pericolosa, preferendo mettere la sicurezza dei passeggeri al primo posto. La decisione di quest’uomo, un dipendente della società di trasporto pubblico dal 1997, ha sollevato un dibattito sui diritti e doveri dei lavoratori e sulla sicurezza nelle operazioni di trasporto pubblico. Dopo quasi un anno di procedimento legale, il tribunale di Roma ha dato ragione all’autista, stabilendo che il suo rifiuto di eseguire una manovra considerata rischiosa fosse legittimo e imponendo a Busitalia di rimborsare il salario perso e di coprire le spese legali.

Tutto ha avuto inizio nell’ottobre 2023, quando l’autista, durante il proprio turno, si è trovato a dover eseguire un’inversione di marcia in un punto di Todi (Viale della Vittoria, presso i Giardini di Via Oberdan) che riteneva pericoloso. La manovra avrebbe violato il Codice della Strada, passando su una striscia longitudinale continua e situata nei pressi di una curva, aumentando il rischio di incidenti. Nonostante la presenza di segnaletica specifica e di dispositivi di assistenza alla guida, come sensori di parcheggio e telecamere posteriori, l’autista ha scelto di non eseguire la manovra, reputandola troppo rischiosa per i passeggeri e potenzialmente in contrasto con la normativa stradale.

Busitalia, l’azienda di trasporto pubblico per cui lavorava, ha risposto sanzionandolo con una sospensione di un mese senza stipendio e congelando i bonus retributivi per sei mesi. La società ha motivato la sanzione accusando il dipendente di aver creato disagi ai passeggeri e problemi organizzativi, che hanno richiesto l’intervento di un altro conducente per completare il servizio. L’autista, tuttavia, ha mantenuto la propria posizione, affermando che il suo rifiuto era giustificato dalla necessità di rispettare le norme del Codice della Strada e di garantire la sicurezza dei passeggeri.

L’autista di autobus ha deciso di fare causa a Busitalia contestando la sanzione disciplinare

Convinto della legittimità delle sue azioni, l’autista di autobus ha deciso di fare causa all’azienda, contestando la sanzione disciplinare e chiedendone l’annullamento. Si è rivolto al Tribunale di Roma, dove la questione è stata esaminata dalla seconda sezione Lavoro, presieduta dal giudice Laura Cerroni. Il giudice ha esaminato le argomentazioni di entrambe le parti, inclusa la documentazione relativa alla pericolosità della manovra e alla presenza della segnaletica.

Busitalia ha sostenuto che, data la presenza di apposita segnaletica per l’inversione e la dotazione di assistenza alla guida sul veicolo, l’autista avrebbe dovuto eseguire la manovra, anche in considerazione dell’interruzione del servizio pubblico che la sua condotta aveva causato. Tuttavia, il giudice ha rilevato che l’ordine impartito dall’azienda violava le norme del Codice della Strada, il che rendeva legittimo il rifiuto del dipendente di compiere l’operazione.

Nella sentenza, il giudice ha fatto riferimento a principi già stabiliti dalla Suprema Corte, ribadendo che un lavoratore ha il diritto di rifiutarsi di eseguire un ordine qualora questo sia in violazione di leggi o regolamenti. Nel caso specifico, l’autista aveva agito in base a ragionevoli motivi di sicurezza, e la sua decisione di non effettuare la manovra era giustificata. La sanzione è stata dunque dichiarata illegittima e l’azienda condannata a pagare le spese legali, che sono state liquidate in 1.600 euro.

La sentenza porta in luce l’importanza della sicurezza sul lavoro anche nei riguardi dei passeggeri

Questa vicenda ha portato alla luce l’importanza della sicurezza sul lavoro, specialmente in contesti come il trasporto pubblico, dove ogni decisione può avere conseguenze rilevanti per i passeggeri e per gli operatori. L’autista di autobus, con una lunga esperienza alle spalle, ha scelto di seguire la propria coscienza e la propria professionalità, evitando una manovra che considerava potenzialmente pericolosa. La sua scelta di anteporre la sicurezza ai comandi ricevuti rappresenta un esempio di responsabilità e di dedizione alla sicurezza pubblica.

Il tribunale ha riconosciuto l’importanza della sicurezza stradale, sottolineando che nessun ordine aziendale può giustificare la violazione delle norme di sicurezza. Questa sentenza non solo rende giustizia all’autista, ma lancia anche un messaggio importante alle aziende di trasporto pubblico, invitandole a rivedere le proprie procedure e a valutare con attenzione le condizioni di sicurezza prima di impartire ordini che potrebbero mettere a rischio i dipendenti e i passeggeri.

Durante il mese di sospensione, i colleghi dell’autista si sono mobilitati per supportarlo economicamente, organizzando una colletta per compensare almeno in parte la perdita dello stipendio. Questo gesto di solidarietà testimonia il rispetto e l’apprezzamento che il lavoratore godeva tra i suoi compagni di lavoro, nonché l’importanza di supportare chi si trova a dover scegliere tra la sicurezza e le direttive aziendali.

La sentenza costituisce un importante precedente legale

La sentenza del tribunale avrà probabilmente un impatto significativo non solo per l’autista coinvolto, ma anche per altri lavoratori del settore, che ora possono contare su un precedente legale a loro favore. Questa decisione rappresenta un monito per le aziende che impongono ai propri dipendenti di compiere azioni che potrebbero compromettere la sicurezza, poiché i tribunali hanno chiarito che un rifiuto motivato e legittimo da parte dei lavoratori non è sanzionabile.

La scelta dell’autista di rifiutare la manovra è un esempio di etica e responsabilità professionale. In un mondo del lavoro sempre più competitivo, la tentazione di compiacere i superiori può portare i lavoratori a compiere azioni potenzialmente pericolose. Tuttavia, questo caso dimostra che esistono limiti invalicabili e che il rispetto delle leggi, specialmente in materia di sicurezza, deve sempre prevalere.