La questione è molto tecnica e non potrebbe essere altrimenti quando di mezzo c’è un’Authority come AURI, il TAR, la Regione e la complessa partita del termovalorizzatore regionale. E diventa ancora più complessa perché intorno ai fatti si innestano anche le questioni politiche di campagna elettorale.
La notizia però è semplice. Il presidente di AURI, il sindaco di Spoleto Andrea Sisti, ha chiesto alla Regione di sospendere il bando per individuare il soggetto che dovrà realizzare e gestire l’impianto di termovalorizzazione. Bando emesso dal suo predecessore, il sindaco di Todi Antonino Ruggiano, sulla base del piano regionale dei rifiuti e di un pronunciamento dell’Assemblea dei sindaci. Ruggiano, candidato con Forza Italia alle Regionali, ovviamente sostiene Tesei. Sisti, invece, è a capo della lista Civici Umbri, che scende in campo accanto a Proietti.
E a confrontarsi sono dunque non solo due visioni. Quella dei favorevoli a chiudere il ciclo dei rifiuti con un termovalorizzatore e quella di chi ribatte che il ciclo si chiude con riciclo, recupero e riuso. Ma anche le due coalizioni in campo per la guida della Regione.
Se a tutto questo si aggiunge che la gestione Sisti dell’AURI è finita subito nell’occhio del ciclone per aver deciso di aumentare le tariffe idriche, il quadro della complessità tecnico-politica della vicenda si carica anche di altri retroscena.
Sentenza TAR per un’autorizzazione a Gualdo Tadino, AURI chiede alla Regione di fermare il termovalorizzatore
I fatti, in sequenza, sono questi. Nel 2022 la Waldum Tadinum Energia presenta una istanza di provvedimento autorizzativo unico regionale (PAUR) per realizzare un impianto di termovalorizzazione. Si tratta di un inceneritore con receupero energetico da 278 mila tonnellate, con la possibilità di trattare rifiuti solidi urbani o rifiuti pretrattati. Quella istanza viene rigettata nel 2022 dalla Direzione regionale governo del territorio, ambiente e protezione civile della Regione Umbria. Che – si tratta di un parere tecnico – la ritiene “improcedibile”. In quanto – scrive allora la Regione – il progetto “non ricade nell’area di competenza del sub-ambito 2, né tiene conto in generale della localizzazione. La cui competenza per previsione di Piano è allocata in seno all’AURI”. E poi viene contestato come l’impianto “non è in linea con il Piano regionale dei rifiuti del 2009, che prevede – sempre in capo all’AURI – l’affidamento dell’incarico di progettazione realizzazione e gestione”.
Il TAR, poche settimane addietro, esamina il ricorso della società proponente. E lo accoglie in toto. Annullando gli atti della Regione. Il Tribunale Amministrativo Regionale interpreta in maniera estensiva la normativa europea. E indica che, ad avviso dei giudici amministrativi, l’attività di smaltimento finale dei rifiuti è “esercitabile in regime di libera concorrenza“. Anche nel caso in cui la pubblica amministrazione abbia regolato la materia (come ha fatto l’aggiornamento del 2023 del Piano regionale dei rifiuti), prevededendo “l’affidamento del servizio, secondo il modello dell’integrazione verticale del ciclo“.
Sulla base di questa sentenza, nei giorni scorsi il presidente di AURI Sisti ha quindi scritto alla Regione. E ha chiesto la sospensione del bando per il nuovo termovalorizzatore.
“Nell’ipotesi che la la Regione sia intenzionata a proporre l’impugnazione – scrive AURI – si ritiene opportuno suggerire una sospensione della procedura inerente l’avviso di sollecitazione di proposte a iniziativa privata. In attesa di un definitivo chiarimento in ordine alle prerogative di AURI con riferimento alla gestione della fase di trattamento termico del rifiuto residuo urbano. Questa decisione scongiurerebbe ogni qualsivoglia ipotesi di responsabilità precontrattuale“.
Le ripercussioni politiche della sentenza: verso il secondo round al Consiglio di Stato
La vicenda si porta dietro ripercussioni politiche piuttosto delicate. Pur facendo salve tutte le politiche programmatorie e le prerogative localizzative regionali e comunali (ad esempio le compatibilità idro-geologiche, urbanistiche o le ripercussioni di carattere ambientale), la sentenza di fatto “liberalizza” la realizzazione ed installazione di impianti di trattamento dei rifiuti per quanto riguarda la parte caudale della filiera. Cioè lo smaltimento. Specificando che si possono – secondo le norme europee – realizzare in regime di concorrenza. A prescindere dai piani regionali o territoriali.
Ovviamente si tratta di un pronunciamento di un tribunale amministrativo regionale. Che in altre Regioni potrebbe essere stato approfondito e interpretato in maniera difforme. Tutto fa pensare, dunque, che la Regione possa ricorrere al Consiglio di Stato. Per ottenere un pronunciamento univoco e definitivamente chiarificatore.
Il precedente, però, esiste. E non trasferisce tranquillità anche a chi – come la coalizione di centrosinistra di cui Sisti è parte integrante – vorrà in futuro dire no a impianti di questo tipo. Insomma, una materia da maneggiare con cura. Che porterà tutti a rinviare a dopo le elezioni la complessa battaglia sul ciclo dei rifiuti in Umbria. Anche se di AURI, ruolo della Regione e termovalorizzatore sì o no si continuerà a discutere in tutti i dibattiti elettorali da qui al 17-18 novembre.