A Terni è boom di turisti post Covid-19: lasciata alle spalle la crisi pandemica, il turismo nel territorio ternano, nell’arco degli ultimi tre anni, registra una crescita significativa di presenze. Tuttavia, qui la ripresa turistica resta piuttosto limitata – specialmente se si tiene conto dei dati dei flussi turistici registrati nell’intera regione – e risulta incapace di trainare le altre attività economiche, laddove resiste soltanto il settore della ristorazione. E’ quanto emerge dallo studio dell’Aur – Agenzia Umbria Ricerche su “Terni, una città in trasformazione”.

Turismo a Terni, lo studio Aur

Secondo l’ultimo studio di Aur – Agenzia Umbria Ricerche, il comune di Terni si caratterizza negli anni post pandemia per una ripresa turistica molto sostenuta, e superiore in molti casi a quella avvenuta su base regionale. Ciò nonostante, la sua capacità attrattiva continua a essere limitata, dal momento che incide solo per il 4,4 per cento sulle presenze turistiche totali in Umbria.

A motivare questo dato, senz’altro, è la vocazione culturale generalmente contenuta del secondo capoluogo di regione, che deriva da un ridotto numero di visitatori nei musei, di biblioteche e di istituzioni culturali presenti. Ciò, però, non preclude potenziali margini di intervento per espandere ulteriormente la domanda turistica nel territorio ternano.

L’Aur, infatti, parla di Terni come di “un territorio che si caratterizza per una qualità dell’aria e un livello di inquinamento acustico non ottimali, fortunatamente controbilanciati da una grande disponibilità di verde urbano, una ricca densità di aree verdi e molte aree pedonali”.

Aur e CamCom: dati a confronto

Scendendo nei dettagli dello studio di Aur – Agenzia Umbria Ricerche, si apprende che sono poco più di 181 mila le presenze turistiche a Terni nel 2021, salite a circa 236 mila nel 2022 e a 303 mila l’anno scorso. “Nel 2023 – illustra l’Aur – Terni cresce dell’ordine del 30 per cento, facendo meglio dell’Umbria, che fa comunque registrare una crescita straordinaria di circa il 9 per cento. Peraltro, già dal 2022, anche Terni, come la regione, aveva ripreso un trend in forte risalita dopo il periodo pandemico. Un dato che va a premiare chiaramente gli investimenti istituzionali sul settore turistico“.

A confermare tale trend ottimale è anche la Camera di Commercio dell’Umbria secondo cui “in termini percentuali la variazione delle presenze turistiche tra il 2019 e il 2023 è maggiore in provincia di Terni (+10,75 per cento) rispetto a quella della provincia di Perugia (+8,9); si tratta, rispettivamente, del 25esimo e del 31esimo miglior incremento tra le 110 province italiane”. Eppure, la stessa Camera di Commercio dell’Umbria riporta altresì che “il tasso percentuale di occupazione medio annuo degli alloggi Airbnb è del 25,35 per cento nel Perugino (69esima posizione) e del 25,02 per cento nel Ternano (74esima posizione)” ad avvalorare la tesi di Aur sulla ancora bassa capacità attrattiva di Terni e dintorni.

Turismo ed economia

L’Aur fa notare, poi, come la sostanziale risalita del turismo a Terni, accompagnata da un cambiamento degli stili di vita dei residenti, “potrebbe aver agito sulla crescita del numero di esercizi di ristorazione, aumentati nell’ultimo decennio sia nel centro storico che in periferia, in controtendenza rispetto alla generale contrazione delle attività commerciali e turistiche”.

“Dal 2013 al 2023 – riferisce – Terni ha assistito infatti a una perdita del 19 per cento dei negozi al dettaglio, che ha comportato 80 esercizi in meno nel centro storico e 168 nelle aree periferiche. La trasformazione geograficamente diffusa del tessuto economico dei centri storici, che ha determinato una riduzione delle attività commerciali tradizionali, nel caso di Terni è stata particolarmente critica, in quanto ha riguardato anche i punti vendita di servizi e tecnologia, invece in aumento in altre realtà”.

“Meno impattante – spiega ancora l’agenzia – è stata invece la diminuzione delle attività turistico ricettive, anche se l’aumento di ristoranti e di forme di alloggio diverse dagli alberghi non è riuscita a compensare il calo dei bar. Nelle aree periferiche la diffusa flessione degli esercizi commerciali ha risparmiato solo le farmacie e i punti vendita di apparecchi informatici e di telefonia, invece in leggero aumento. Nel settore turistico ricettivo, anche in questo caso complessivamente in calo, sono aumentati soltanto gli esercizi di ristorazione”.