Negli ultimi cinquant’anni, i capoluoghi di regione italiani hanno visto le temperature schizzare verso l’alto, un fenomeno che mette in luce le sfide del riscaldamento globale anche sul piano locale. Il rapporto stilato dall’Istat per il 2022 posiziona Perugia tra le città più toccate da questo cambiamento. Con un aumento di 2,3 gradi rispetto alle medie storiche, il capoluogo umbro si colloca appena dietro Roma e Milano, che registrano rispettivamente +2,7 e +2,5 gradi. La capitale si conferma così al primo posto per incremento di temperatura, un dato che pone interrogativi su come le città si adatteranno in futuro.
Temperature medie e anomalie: l’Umbria al centro
L’Umbria, pur non essendo tra le città che hanno registrato i picchi più alti di temperatura, riflette un fenomeno climatico che coinvolge l’intero Paese. Mentre il maltempo continua a colpire diverse regioni italiane, il caldo anomalo non è una novità per chi osserva da vicino i dati meteorologici.
Secondo i dati rilasciati dall’Istat, il cambiamento delle temperature in Italia mostra un andamento inequivocabile: l’aumento medio si è consolidato dal 1997, con una tendenza a valori più alti rispetto al periodo 1981-2010. Tra i capoluoghi di regione, le temperature hanno subito un incremento costante, con Roma e Milano che guidano la classifica dell’aumento medio, seguite da Perugia e Torino. Il 2022 è stato definito come l’anno più caldo dal 1971, con una temperatura media di 16,6 °C, valore che segna una differenza di 1,7 °C rispetto al riferimento climatico trentennale.
Nonostante la recente ondata di maltempo che ha colpito il Nord Italia, Milano e Roma si sono distinte per l’aumento delle temperature. Nella capitale lombarda, l’innalzamento medio è stato di 2,5 °C, poco distante dal dato registrato a Roma (+2,7 °C). I dati raccolti evidenziano come l’aumento sia dovuto a un incremento sia delle temperature massime che minime, con un riscaldamento costante lungo tutto l’arco dell’anno.
L’anomalia umbra e il confronto con le altre regioni
Tra i capoluoghi di Regione, Perugia ha visto un incremento delle temperature di 2,3 °C rispetto al passato, collocandosi subito dopo le due metropoli maggiori. Il dato umbro risulta particolarmente significativo, segnalando come anche le regioni tradizionalmente meno influenzate da picchi termici siano ora coinvolte in un cambiamento climatico sistemico. Se Palermo e Cagliari registrano le medie più elevate in valore assoluto (19,8 °C e 19,5 °C rispettivamente), è in regioni come l’Umbria che la percezione di questi cambiamenti risulta evidente e preoccupante.
La tendenza all’aumento delle temperature non è un fenomeno isolato: l’Istat segnala che tutte le città capoluogo hanno registrato incrementi rispetto al periodo 1981-2010. Se Roma e Milano restano le città più calde degli ultimi cinquant’anni, l’analisi complessiva conferma come il 2022 abbia rappresentato un anno di svolta per il clima italiano, con anomalie termiche superiori a +1,5 °C in ben 14 capoluoghi.
A cosa è dovuto questo caldo anomalo?
L’eccezionale aumento delle temperature in Italia nel 2022 e 2023 è stato determinato da una combinazione di fattori che riflettono l’impatto del cambiamento climatico. Secondo l’ultimo rapporto SNPA, uno degli elementi chiave è stata l’intensificazione delle ondate di calore, in parte attribuite a flussi d’aria calda provenienti da sud-ovest e, in alcune regioni, all’effetto favonico, che ha causato il superamento di numerosi record di temperatura in molte città del Centro-Nord. Il riscaldamento globale sta portando a un incremento delle temperature medie, soprattutto nelle stagioni estive, con picchi estremi registrati anche in Sardegna, dove si è toccata la temperatura record di 48,2 °C.
Un altro fattore che ha aggravato la situazione è stata la riduzione delle precipitazioni, con un deficit pluviometrico del 22% rispetto alla media trentennale, registrato soprattutto nel 2022. Questa carenza ha influito sulla disponibilità di risorse idriche e ha aggravato l’impatto delle ondate di calore, creando condizioni di siccità in molte regioni. Nel 2023, sebbene le precipitazioni siano state più vicine alla media, il Nord e il Centro Italia hanno continuato a sperimentare una condizione di severità idrica.