Duro confronto dai toni accesissimi tra Amministrazione Comunale ed esercenti sull’aumento della tassa di soggiorno a Gubbio. Dal prossimo primo maggio, la tassa aumenterà fino al doppio su base giornaliera nelle strutture alberghiere ed extralberghiere del territorio. Dall’ufficio tributi sono già partite le lettere alle strutture ricettive con gli aumenti previsti dalla Giunta Stirati, che dopo incontri e pressioni aveva all’inizio optato per un periodo di riflessione cercando soluzioni alternative. Invece le missive sono arrivate ai diretti interessati a sorpresa e non l’hanno persa molto bene.

Aumento tassa di soggiorno a Gubbio per ogni categoria di struttura ricettiva

L’aumento, salvo ripensamenti dell’ultimo momento viste le tensioni, è consistente per tutte le strutture: gli alberghi a 1 stella passano da 1 a 2 euro; quelli a 2 stelle da 1,20 a 2 euro; quelli a 3 stelle da 1.60 a 2 euro; quelli a 4 stelle da 2 a 3 euro; gli agriturismi da 1 girasole da 1 a 2 euro; quelli da 2 girasoli da 1,20 a 2,20 euro; quelli da 3 girasoli da 1,40 a 2 euro; quelli da 4 girasoli da 1,60 a 3 euro; quelli da 5 girasoli da 1,80 a 3 euro. In case e appartamenti per vacanze si sale a 2 euro, come per case religiose, affittacamere, B&B, affittacamere, locazioni turistiche e similari si passa da 1 a 2 euro.

Circola in queste ore l’indiscrezione di un’iniziativa pre-elettorale – e come ti sbagliavi…- dell’assessore al Turismo, Gabriele Damiani, per tornare indietro annullando gli aumenti per i soli agriturismi con un calo del gettito previsto da 100mila a 40mila euro, visto che il settore extralberghiero nella manovra degli aumenti incide per 60mila euro. Da valutare anche il parere fortemente contrario dell’assessore al Bilancio, Marco Morelli, che non ha partecipato alla riunione di giunta in cui Damiani avrebbe fatto questo passo pre-elettorale.

Tensioni in Giunta per eventuali riduzioni. Tensioni del Sindaco con gli operatori

Vi sono in ballo gli equilibri contabili che preoccupano lo stesso Morelli e alimentano forti tensioni all’interno della giunta comunale dove c’è una corrente orientata al rigore e un’altra che invece propende per aumentare le spese e diminuire il carico fiscale, soprattutto in chiave elettoralistica, secondo quanto emerge anche dai rapporti interni tra gli assessori.

Monta frattanto la protesta dopo la reazione furiosa delle associazioni Gubbio Host e Iridium, di cui fanno parte operatori turistici e agriturismi, presiedute rispettivamente da Gloria Pierini e Mario Salciarini.

Il sindaco Filippo Mario Stirati è entrato in forte contrasto con gli operatori del settore, mentre sta mostrando imbarazzo lo stesso Damiani e non sa dove prendere i soldi Morelli. Stirati ha provato a barattare la rinuncia all’aumento della tassa di soggiorno con il taglio dei fondi al settore di almeno 200mila euro, in un clima rovente.

Cos’è la tassa di soggiorno

La tassa di soggiorno non è una tassa, ma una imposta comunale. La differenza sta nel fatto che la tassa si paga in corrispondenza di un servizio di cui si è usufruito. L’imposta di soggiorno è invece slegata dall’erogazione contestuale del servizio: è vero che l’ammontare è proporzionale alle notti di permanenza in una struttura ricettiva, ma la cifra non fa parte del costo del soggiorno.

Viene infatti riscossa a parte dall’hotel che agisce come sostituto d’imposta e il suo pagamento va nelle casse del comune per finanziare attività di interesse pubblico, alcune delle quali legate alla promozione del turismo. Sono circa 1000 i comuni in Italia che richiedono il pagamento della tassa di soggiorno in corrispondenza di un pernottamento in una struttura alberghiera o extralberghiera: la somma pagata varia in base alla categoria della struttura ricettiva, del numero di persone ospitate e del numero di notti trascorse. In alcuni casi può arrivare fino a 10 euro per persona per notte.

L’imposta di soggiorno, introdotta con la Legge sul federalismo fiscale del 2011, è stabilita direttamente dal Comune di riferimento, il quale ne decide l’importo e le modalità di applicazione. Nei Comuni in cui viene adottata, pagarla è dunque un dovere di legge che, se non ottemperato, può portare a sanzioni sia per il turista sia per l’albergatore.

È bene specificare però che non c’è alcun obbligo di applicazione; ogni città è libera di decidere se far pagare ai propri turisti un contributo oppure no.