E’ stata di nuovo vandalizzata e deturpata la rotatoria intitolata a Sergio Ramelli, nel quartiere di Monteluce, a Perugia. Un gesto che per il consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Riccardo Mencaglia, denota chiaramente violenza ed estremismo e, allo stesso tempo, non ottiene come risultato null’altro che il solo deturpamento dei beni pubblici. Lo ha dichiarato, in esclusiva, ai microfoni di Tag24 Umbria.
Consigliere Mencaglia, come ci commenta quanto accaduto?
“Si tratta sicuramente di un bruttissimo episodio, tra l’altro è l’ennesimo atto di vandalismo che si verifica ai danni della rotatoria intitolata a Sergio Ramelli, il cui nome, riportato sul cartello del Comune di Perugia, è stato coperto con il colore rosso di una bomboletta spray. Una dinamica simile ha interessato di recente anche il muro dell’edificio che ospita le suore Francescane, che è stato imbrattato con simboli e scritte offensive“.
Pensa si nasconda un messaggio politico dietro a questo atto vandalico?
“Senz’altro il personaggio di Sergio Ramelli, per la sua storia personale e politica, non passa inosservato agli occhi di una certa sinistra radicale, che fortunatamente resta oggi una minoranza. Ad ogni modo, ritengo insensata, oltre che irresponsabile, specialmente in periodo di campagna elettorale, la scelta – che si rivela sempre fallimentare – di provare a esprimere un credo ideologico alimentando l’odio sociale, piuttosto che facendo leva su argomentazioni programmatiche e civili“.
E’ per questo motivo che fa appello a tutte le forze politiche, chiedendo di condannare il gesto?
“Assolutamente sì, la violenza e il deturpamento non devono mai trovare spazio in una società civile come la nostra. Mi auguro, innanzitutto, che l’amministrazione comunale provveda quanto prima a cancellare le scritte offensive e a ripristinare non soltanto il decoro della targa di Sergio Ramelli ma soprattutto la dignità e il valore dei nostri beni pubblici. E mi aspetto da tutti i colleghi del Consiglio comunale, a prescindere dallo specifico gruppo politico d’appartenenza, coesione e determinazione a prendere, insieme, le distanze da questo gesto inaccettabile”.
Cosa vuole dire, invece, ai giovani che si apprestano a votare alle amministrative del 8 e 9 giugno?
“Ai giovani dico: ben venga la passione per la politica. Io per primo ho maturato l’interesse verso questa ‘nobile scienza’ in età studentesca. Avevo 14 anni all’incirca quando ho cominciato a informarmi sui temi di attualità, facevo le scuole medie. E da allora, passo dopo passo, nel mio percorso accademico, mi sono dapprima avvicinato ai movimenti studenteschi come Azione Giovani, per poi decidere di impegnarmi attivamente, a servizio della cittadinanza, tra le fila di Alleanza Nazionale, ora Fratelli d’Italia. E continuerò a farlo sin tanto che a guidarmi sarà un’unica convinzione“.
Quale convinzione?
“Sono dell’idea che la sana politica si fondi sul confronto delle idee e non sullo scontro. Il forte desiderio di promuovere un cambiamento, che spesso anima i giovani, deve essere sempre canalizzato in qualcosa di costruttivo. Dibattito attorno a un problema, esposizione di una tesi, formulazione di una proposta. Cari giovani, abbiate solide argomentazioni in mano, e non bombolette spray“.
Chi era Sergio Ramelli
Sergio Ramelli, nato il 6 luglio 1956, fu assassinato a Milano nel 1975, nel bel pieno dei cosiddetti “anni di piombo”. Era uno studente milanese di diciannove anni militante del Fronte della Gioventù, che venne aggredito il 13 marzo da un gruppo di militanti della sinistra extraparlamentare legati all’associazione Avanguardia operaia.
Il giovane Ramelli, a causa dei traumi riportati per l’aggressione, morì il 29 aprile, oltre un mese e mezzo dopo. I responsabili dell’episodio furono identificati dieci anni dopo l’accaduto e, inizialmente condannati per omicidio preterintenzionale in primo grado, furono riconosciuti colpevoli di omicidio volontario al termine dei tre gradi di giudizio del processo, che si è protratto dal 1987 al 1990.