L’ultima seduta del Consiglio Comunale di Gubbio del 30 settembre ha segnato un passaggio politico delicato. Le tensioni sul bilancio consolidato dell’Ente e sul futuro della Gubbio Cultura e Multiservizi hanno evidenziato qualche disaccordo nella maggioranza guidata dal sindaco Vittorio Fiorucci.
Come prevedibile, le opposizioni hanno colto l’occasione per rilanciare con durezza le proprie critiche. Tra queste, particolarmente reboante il comunicato del circolo locale di Sinistra Italiana, a firma del segretario Simone Pellegrini, che ha descritto la maggioranza come “incapace, imbarazzante e priva di idee”.
Il comunicato non lascia spazio a interpretazioni:
“Più che un Consiglio Comunale è sembrato un brutto scherzo, orchestrato male e pieno di imbarazzo per gli attori che hanno partecipato. Una demoralizzante espressione di incapacità, di totale noncuranza dell’importanza dei ruoli istituzionali”, scrive Pellegrini.
La sinistra accusa la giunta di centrodestra di aver fallito in quello che era stato il cavallo di battaglia elettorale: la gestione delle società partecipate, in particolare la Gubbio Cultura e Multiservizi. Secondo il comunicato, “nessuna idea su come risollevare la Gubbio Cultura e Multiservizi, nulla, solo un grande silenzio colpevole”.
È però inevitabile allargare lo sguardo oltre le polemiche contingenti. Perché se è vero che la giunta Fiorucci ha governato per poco più di un anno, non si può dimenticare che per oltre ottant’anni Gubbio è stata amministrata da giunte di sinistra.
Ed è in questo arco di tempo che si sono consolidate le vere fragilità strutturali della città:
Spopolamento progressivo, con i giovani costretti a cercare altrove lavoro e opportunità;
Disoccupazione cronica, aggravata dalla crisi industriale e dalla mancanza di strategie di rilancio;
Marginalizzazione politica ed economica, con Gubbio spesso relegata a ruolo periferico nei grandi progetti regionali.
Un dato che non può essere ignorato: la città è entrata nella fase più acuta di crisi demografica e produttiva proprio sotto l’amministrazione delle forze politiche che oggi puntano il dito contro la nuova maggioranza.
Il documento di Sinistra Italiana appare inoltre caratterizzato da una retorica tutta interna ai meccanismi del palazzo. Si parla di regole, di procedure, di atteggiamenti istituzionali, ma quasi nulla viene detto su proposte concrete per la città.
“Una città ridotta a un confronto politico così degradato e a uno stato delle cose così inaccettabile è veramente troppo. Non possiamo permetterci cinque anni di questo governo”, afferma il testo.
Ma se la diagnosi è apocalittica, la terapia non viene indicata. Nessuna idea per attrarre investimenti, nessun progetto per frenare l’esodo dei giovani, nessuna iniziativa per trasformare Gubbio in un polo culturale ed economico attrattivo.
Il punto più debole del comunicato è forse la sua memoria corta. Chi oggi bolla l’amministrazione Fiorucci come incapace dimentica che:
La Gubbio Cultura e Multiservizi è stata voluta e gestita per anni da giunte di sinistra, con tutte le criticità che oggi emergono.
La città ha perso eventi e opportunità di rilancio culturale ed economico già durante le precedenti amministrazioni, basti pensare alla lunga vicenda di Don Matteo, che nel 2012 lasciò Gubbio per Spoleto, o al festival SpencerHill, durato appena un anno.
Il tessuto produttivo e occupazionale si è sgretolato negli ultimi decenni senza che chi era al governo trovasse risposte efficaci.
E allora la domanda inevitabile è: davvero la colpa di tutto è di un anno di governo di centrodestra?
Il rischio è che la politica locale assomigli sempre più a una zattera della Medusa: mentre gli uni e gli altri si accusano di incapacità, la città continua a navigare in acque perigliose, senza una rotta sicura e con un equipaggio che litiga sul ponte.
La sinistra denuncia “un nulla assoluto”, ma è proprio quel vuoto di idee che ha caratterizzato a lungo la sua azione amministrativa. Il centrodestra, dal canto suo, deve dimostrare di saper rompere con questa eredità e mettere in campo una visione nuova. Impresa non facile in una città devastata da politiche miopi se non autodistruttive.
Le questioni da affrontare sono chiare:
Frenare lo spopolamento, incentivando il ritorno dei giovani e nuove forme di residenzialità.
Creare lavoro, valorizzando turismo, cultura, artigianato e nuove tecnologie.
Gestire le partecipate con trasparenza ed efficienza, senza usarle come serbatoi clientelari.
Attrarre eventi e investimenti, invertendo la tendenza che ha visto Gubbio perdere manifestazioni di rilievo.
Su questi punti si misurerà davvero la capacità della giunta Fiorucci di incidere sul futuro della città.
Le polemiche post-consiglio del 30 settembre mostrano una politica locale che rischia di perdersi nei cavilli e negli attacchi reciproci.
La sinistra, oggi all’opposizione, alza la voce ma dimentica di aver governato Gubbio per ottant’anni, lasciandola con i problemi che conosciamo.
Il centrodestra, oggi al governo, deve evitare l’errore di chi l’ha preceduto: cullarsi nell’autoconservazione e non produrre una svolta.
Perché mentre gli schieramenti si combattono a colpi di comunicati, la città continua a soffrire. E il rischio è che alla fine non vinca nessuno: né la destra né la sinistra, ma solo l’inerzia.