La Corte Europea dei Diritti Umani ha stabilito che l’Atleta di Fano, statua bronzea attribuita a Lisippo, scultore greco vissuto tra il 385 e il 306 a.C., appartiene al “patrimonio culturale italiano” e che nell’acquistarla la Fondazione Getty, creata dal magnate del petrolio John Getty per collezionare preziose opere d’arte provenienti da tutto il mondo, si è comportata scorrettamente perché sapeva che l’Italia (già dal 1977), stava cercando di riportarla in patria.

La statua fu rinvenuta nel 1964 al largo della costa del Conero, nelle Marche, in un’area dove le reti dei pescherecci si impigliavano sovente, da un barchetto battente bandiera italiana e fu portata a Fano nella casa del comandante che l’aveva accidentalmente “pescata”. Era completamente ricoperta da concrezioni tanto che era difficile riconoscerne le sembianze umane. Il pescatore si rivolse a un antiquario di Gubbio che era solito frequentare Fano per questioni familiari che a sua volta chiese la consulenza di un esperto che seppure con difficoltà azzardò l’ipotesi che si trattasse di un’opera di Prassitele.  L’antiquario, sicuro dell’affare, la acquistò, pare, per tre milioni di lire, una cifra consistente in un’epoca nella quale una Fiat 124 costava un milione e mezzo. Dopo l’acquisto la scultura sparì dalla circolazione grazie a una serie di compravendite, la prima delle quali ammontava a 150 milioni di lire.

Nessun colpevole per l’esportazione illegale dell’Atleta di Fano

Negli anni si sono succeduti vari processi finiti tutti nel nulla, anche nei riguardi del primo acquirente che infine non ricevette condanna perché il reato imputatogli finì prescritto. Le tracce dell’opera, inseguite inutilmente dagli inquirenti, giunsero a una canonica il cui parroco aveva accettato di nascondere la statua e che fu denunciato per questo dalla perpetua. Tuttavia gli investigatori non trovarono il corpo del reato ed ebbero notizia che l’opera fosse stata ceduta a un antiquario milanese, ‘girata’ a un commerciante di Monaco, parcheggiata in Gran Bretagna e finalmente acquistato dalla Fondazione Getty nel 1977 per quasi 4 milioni di dollari.

Nel 1978 la statua sbarcò negli Stati Uniti e venne portata a Malibu, dove si trova attualmente, parte della collezione del Villa Getty Museum. L’Italia però ha tentato in ogni modo di bloccare l’esportazione dell’Atleta e di assicurarne la restituzione. L’epopea giudiziaria è servita in parte proprio per stabilire la giurisdizione di Roma, dato che il luogo preciso del ritrovamento non è mai stato chiarito.

La Getty Foundation ha contestato le ricostruzioni degli inquirenti e ha sempre sostenuto di aver condotto dei controlli per stabilire la provenienza del prezioso reperto. Sostengono infatti gli attuali proprietari che non esiste prova che la statua venne alla luce in acque territoriali italiane. Ma sono tutte tecniche dilatorie per non privarsi dell’opera clou del museo di Malibu.

La restituzione della statua già ordinata da Tribunale di Pesaro

La restituzione dell’Atleta di Fano, già ordinata a suo tempo da Tribunale di Pesaro, “è una questione su cui abbiamo lavorato in maniera serrata“, ha commentato il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano che ha aggiunto: “Da quando sono ministro oltre 100 opere sono state restituite dagli Usa e altrettante dalla Gran Bretagna; inoltre ho fatto una circolare con la quale abbiamo stabilito che non si faranno più prestiti ai musei che hanno contenziosi con l’Italia”. I giudici di Strasburgo hanno anche sottolineato che diversi strumenti internazionali evidenziano l’importanza di proteggere i beni culturali dall’esportazione illecita, in particolare la convenzione dell’Unesco del 1970.

Gli Stati Uniti ne sono firmatari, ma non sono membri della Corte Europea dei Diritti Umani, che è un’emanazione del Consiglio d’Europa. La controversia tra l’Italia e il Getty ha infatti origini lontane. Già nell’agosto del 2007 il museo e l’Italia avevano annunciato un accordo per la restituzione di 42 opere antiche che secondo Roma erano state rubate e poi esportate illegalmente, ma l’Atleta di Fano non era tra queste.

La Corte di Strasburgo dà ragione all’Italia

Ora è la Corte di Strasburgo a dare ragione all’Italia, riconoscendo la legittimità della sua azione legale, ribadendo che la tutela del patrimonio artistico e culturale di un Paese ”è un obiettivo legittimo ai fini della Convenzione” e sottolineando il fatto che “a causa della negligenza o della malafede del Getty Trust nell’acquistare la statua – nonostante fosse a conoscenza delle rivendicazioni dello Stato italiano e dei suoi sforzi per recuperarla – il provvedimento di confisca è stato proporzionato all’obiettivo di garantire la restituzione di un oggetto che faceva parte del patrimonio culturale italiano“.

Sono pochi gli originali greci in bronzo a noi pervenuti e ancor meno quelli riconducibili ai maestri dell’antichità. L’Atleta di Fano rappresenta probabilmente uno dei millecinquecento bronzi fusi da Lisippo, tale da renderci diretta testimonianza della grande arte dello scultore.

Con molta probabilità, una volta ritornata in Italia, la statua dell’atleta verrà esposta in un impianto museale a Fano, il luogo più adeguato a ospitarla.