02 May, 2025 - 17:05

Piano industriale AST: Magnetico in stand by e costi energia giù del 30%, i sindacati reclamano un accordo territoriale

Piano industriale AST: Magnetico in stand by e costi energia giù del 30%, i sindacati reclamano un accordo territoriale

Il dopo summit di via Veneto su AST è colorato di tinte cangianti. Da quelle scure della delusione di chi pensa che si faccia un passo avanti e due indietro ormai da mesi, a quelle chiare e lucenti di chi vede la marcia avvicinarsi a passi veloci verso il traguardo della firma dell'Accordo di programma. Quello che è certo è che l'armocromia farà il suo ingresso a via Brin e nei Palazzi della politica umbra e ternana in particolare. Trovare il giusto mix di tonalità e colori in grado di riflettere un'unità di intenti sarà, infatti, il compito di azienda, sindacati e istituzioni nelle prossime settimane. 

Il dibattito sul piano industriale che Giovanni Arvedi, Mario Caldonazzo e il CEO di AST Dimitri Menecali hanno recapitato al Ministero delle imprese e del made in Italy, atterra infatti a Terni. E sarà un passaggio fondamentale per arrivare alla firma dell'Accordo che Regione e ministeri stanno scrivendo, paragrafo per paragrafo. La ricerca dell'equilibrio non sarà facile. Basta dare uno sguardo ai comunicati che si susseguono in rapida sequenza dopo il tavolo ministeriale. E c'è delusione mista a rivendicazione per il sogno, mai troppo nascosto, di riportare a Terni la lavorazione di lamierino magnetico. Un investimento che resta in stand by in attesa di scenari più chiari sugli incentivi dedicati all'acciaieria ternana e sulla ripresa dei settori trainati dalla transizione energetica, che punta sui motori elettrici. Accanto a questo la soluzione da trovare sulle tariffe energetiche, con lo scenario di uno sconto del 30% sulle tariffe. 

La difficile ricerca dell'equilibrio atterra a viale Brin: tra sindacati e azienda un confronto in salita e un'intesa da trovare

"Avevamo aspettative alte sui passi in avanti per il futuro di Acciai Speciali Terni - tuonano ad esempio Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom Cgil, e Alessandro Rampiconi, segretario generale Fiom-Cgil di Terni- . Invece l'incontro si è concluso ancora con un nulla di fatto".

Dall'altra parte "politica" dello schieramento sindacale rispetto alla Cgil, invece, l'UGL Metalmeccanici, con Antonio Spera, segretario nazionale affiancato da Daniele Francescangeli, vicesegretario nazionale con delega alla siderurgia, sottolinea come "resta centrale l'Accordo di Programma, condizione imprescindibile per la realizzazione dell'intero progetto industriale e per garantire la sostenibilità economica ed energetica dello stabilimento".

Poi c'è la Fismic Confsal, col segretario nazionale Giovacchino Olimpieri e il coordinatore RSU di Ast Marco Bruni, che rilevano come il piano aggiornato, preveda un investimento complessivo di circa 560 milioni di euro. "Di questi - affermano - 300 milioni a carico dell' impresa e solo 70 milioni di contributo pubblico (60 milioni tramite contratto di sviluppo e 10 milioni da risorse dirette). Troppo poco per un impianto strategico come Ast. Restano aperti nodi fondamentali: la questione energetica, le garanzie sull'occupazione, l'impatto sull'indotto".

In mezzo Uilm e Fim-Cisl, che sottolineano come occorra "procedere con la firma dell’Accordo di Programma ed il confronto a livello territoriale con il sindacato per approfondire le questioni dell’organizzazione del lavoro e livelli occupazionali".

Lamierino magnetico e accordo sui livelli occupazionali: le due trincee del confronto territoriale

Auspichiamo che l’Accordo di Programma in fase di implementazione possa supportare a pieno il piano industriale 2022-2028 - dicono il segretario nazionale Uilm Guglielmo Gambardella e quello territoriale, Simone Lucchetti -. Ast ha già investito circa 300 milioni, ma si potrà arrivare aa un volume di oltre un miliardo di euro solo se e quando verranno realizzati  gli investimenti per la produzione dell’acciaio magnetico con oltre 400 milioni".

Rispetto agli annunci iniziali – rincarano la dose Scarpa e Rampiconi della Fiom –, con la produzione del magnetico e una linea del freddo messi in standby, si ridimensionano sia il volume degli investimenti che ammontano a 560 milioni di euro, sia delle produzioni che si attestano a un milione di acciaio fuso all’anno e a 800 mila tonnellate sul freddo. La parte pubblica si impegna con 70 milioni di euro di cui 60 milioni attraverso un contratto di sviluppo in sostituzione dei contributi del Pnrr Hard to abate in quanto non più accessibili. Mentre, sul totale degli investimenti l’azienda ha già annunciato lo stanziamento di circa 300 milioni di euro".

"Noi chiediamo di approfondire il piano industriale di Arvedi Ast a livello territoriale - affermano Spera e Francescangeli di UGL -. Vogliamo entrare nel merito dei singoli reparti e degli investimenti previsti. E fare chiarezza sui tempi dell'attuazione e sui livelli occupazionali previsti per il sito di Terni. Occorre, inoltre, un confronto sullo stesso piano con le Rsu e i territoriali per costruire, e se necessario implementare, le lavorazioni e l'organizzazione del lavoro con l'impegno sulla sicurezza di tutti i lavoratori e il mantenimento del posto di lavoro anche nell'indotto".

Energia, nodo ancora aperto. La richiesta sindacale di un impegno congiunto di tutte le istituzioni: cercasi sconto del 30%

La Uilm sottolinea il lavoro che si sta facendo sul versante della soluzione del problema delle tariffe elettriche per gli energivori. A cominciare dalla piataforma legata ai canoni dell'idroelettrico, le cui concessioni scadranno nel 2029.

"Abbiamo molto apprezzato l’impegno della presidente Proietti - sostengono Gambardella e Lucchetti - di mettere a disposizione del sistema produttivo le concessioni dell’energia idroelettrica, ma chiedendo al governo di poter prevedere, nelle discussioni in ambito europeo, una premialità anche in termini ETS per AST. Speriamo che la discussione della riunione di oggi possa segnare un passo in avanti e che nelle prossime settimane si possa fare sintesi fra le dichiarate disponibilità delle istituzioni, ministeri regione e comune, a supportare il progetto di incremento della competitività di Acciai Speciali Terni e le necessità aziendali, a partire dagli strumenti legislativi disponibili per la riduzione del costo dell’energia". 

Nodi, quelli della questione energetica che la Regione Umbria e l’azienda dovranno sciogliere nei prossimi giorni. Anche se per la Fiom Cgil è determinante anche il fattore occupazionale
La questione energetica resta irrisolta. Poi, al netto dell’annuncio di Ast su un incremento di 59 lavoratori diretti e sul mantenimento dei livelli occupazionali con la parte certa degli investimenti – proseguono Loris Scarpa e Alessandro Rampiconi –, nulla è stato specificato sull’impatto dei nuovi impianti e sull’organizzazione del lavoro e sui lavoratori dell’indotto”.

E ancora, la Fismic Confsal che, con Olimpieri e Bruni, richiama al senso di responsabilità per sostenere il futuro dell'acciaieria ternana. "Le istituzioni si assumano fino in fondo le proprie responsabilità, con un ruolo attivo e incisivo per garantire un futuro concreto ad Ast Terni - affermano -, una realtà industriale fondamentale per l'Umbria e per il sistema manifatturiero nazionale. Non bastano gli annunci. Serve una strategia vera, condivisa e sostenibile. Da tre anni attendiamo una proposta seria e realizzabile. È il momento di superare i rinvii, le promesse generiche e i documenti incompleti. Serve un confronto vero, libero da vincoli e interessi estranei, che metta al centro la salvaguardia industriale, occupazionale e ambientale del sito".

La condizione per arrivare alla firma, la mette nero su bianco l'Ugl, il sindacato più vicino per sensibilità politica al ministro Urso e al governo. 
"Il piano industriale - concludono Spera e Francescangeli, insieme a Vittoria Buccarini, componente della segreteria nazionale - potrà realizzarsi solo in presenza di un Accordo di Programma tra pubblico e privato, che garantisca un risparmio energetico stimato attorno al 30%. Ora la palla passa alle istituzioni. Regione e del Governo hanno dato disponibilità a individuare una soluzione condivisa, finalizzata alla continuità produttiva dello stabilimento".

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Federico Zacaglioni
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