Una settimana di stop all’AST di Terni per un forno della linea produttiva dell’area a caldo, con la richiesta di cassa integrazione ordinaria per circa 200 persone. La decisione è stata annunciata stamane alle organizzazioni territoriali dei metalmeccanici e alle RSU dalla proprietà Arvedi e dalla direzione aziendale. A motivare la fermata, pur in una condizione di pieno produttivo, la necessità dell’acciaieria di abbassare i costi di produzione troppo alti a causa del costo dell’energia.
L’area fusoria di Terni, infatti, è dotata di forni elettrici ad arco per la metallurgia primaria. E il problema dei maggiori costi dell’energia era già emerso in passato. Sia dal punto di vista strategico (allineamento con i costi europei), sia da quello produttivo (con la sostituzione delle bramme ternane con quelle acquisite sui mercati asiatici). Prima, nell’era ThyssenKrupp, era stata l’ex AD Lucia Morselli a paventare il rischio di una chiusura dell’area fusoria. Poi, quando il pericolo sembrava scongiurato con l’approdo a Terni della nuova proprietà Arvedi, ecco che lo spauracchio è tornato a riaffacciarsi a viale Brin. Anche per via della mancata firma di quell’Accordo di programma che – secondo i sindacati – sarebbe arenato proprio sulla soluzione del rebus elettrico e della bolletta.
AST, forno fermo e cassa integrazione: le reazioni dei sindacati metalmeccanici
Stavolta niente comunicati unitari. CGIL, CISL e UIL del settore metalmeccanico sono uscite ognuna con una propria nota. E tutte e tre le sigle sindacali confederali hanno coinvolto le segreterie nazionali. Segnale evidente che il problema ha assunto una delicatezza e una dimensione tali da alzare il livello del confronto. Non a caso nei giorni scorsi AST aveva affisso dentro l’azienda un maxi-cartellone con la denuncia dei maggiori costi di produzione e con la ricetta individuata a viale Brin di riportare la centrale di Galleto nell’alveo dell’azienda, come fonte di autoproduzione di energia green e a costi competitivi. Una mossa che aveva generato scetticismo negli stessi sindacati ternani, anche perché a Cremona – dove Arvedi ha il suo principale polo produttivo – la situazione è analoga. Ma gli sconti elettrici non vengono richiesti.
“È la prima volta che l’area a caldo di AST viene fermata per i costi alti e non per motivi produttivi – dicono il coordinatore nazionale della siderurgia della FIOM, Loris Scarpa, e il segretario dei metalmeccanici ternani, Alessandro Rampiconi -. Seppur con un mercato ancora debole e con poca visibilità da qui alla fine dell’anno. Se il costo dell’energia è l’ultimo nodo per l’accordo di programma, ci aspettiamo da Azienda, Governo e istituzioni locali azioni concrete per giungere al termine di questa lunghissima fase di incertezza“.
Per la CGIL lo slogan dell’azienda “abbiamo il diritto morale di avere le nostre centrali o di essere pagati da chi le ha espropriate“, segnala una possibile trattativa con il Governo e forse con Enel. Per avere costi dell’energia a un prezzo competitivo.
“Lo stallo e i disimpegni su questo terreno non possono essere scaricati sui lavoratori e sulle lavoratrici dello stabilimento – chiudono Scarpa e Rampiconi -. Il MIMIT convochi urgentemente le parti, al fine di concretizzare l’Accordo di programma e il piano industriale che sono spariti dall’agenda“.
Nodo energia: richiesta unanime di riattivare il tavolo ministeriale per arrivare alla firma dell’Accordo di programma
“Proprio l’energia – ricorda il segretario nazionale della FIM CISL, Valerio D’Alò – rappresenta il nodo per l’Accordo ministeriale. Che è propedeutico alla realizzazione degli 800 milioni di euro d’investimento. 200 milioni di investimento sono stati già realizzati, ora serve la programmazione per realizzare gli interventi previsti per altri 600 milioni, che hanno come obiettivo l’aumento dell’attuale produzione e interventi di carattere ambientale“.
Oggi le aziende italiane pagano l’energia 4 volte di più al MWH rispetto alla Francia. E 3 volte di più rispetto alla Germania e Finlandia. Un costo che determina uno squilibrio competitivo per le aziende del nostro Paese. E ancora di più, per aziende energivore come quelle siderurgiche.
“A questo poi si aggiungono altre questioni – ricorda ancora D’Alò –. Serve lavorare a livello europeo per garantire una produzione dei rottami di ferro e acciaio, di cui oggi fanno razzia gruppi extra UE. Si tratta di una materia prima di qualità nel settore siderurgico per affrontare la transizione attraverso l’uso e riuso dei materiali“.
Decisione di Arvedi “non è un fulmine a ciel sereno” per i sindacati, che chiedono che a pagare non siano i lavoratori
“La fermata del forno AST, lo stop di una settimana di una delle due linee fusorie per noi non rappresenta un fulmine a ciel sereno“. Lo dichiarano Guglielmo Gambardella, segretario nazionale UILM, e Simone Lucchetti, segretario UILM Terni.
“Come UILM crediamo che i ritardi registrati per la sottoscrizione dell’Accordo di Programma, che avrebbe consentito di supportare gli investimenti, non possano essere pagati dai lavoratori subendo la cassa integrazione – concludono – Il Governo, che ha sempre ribadito la strategicità di Acciai Speciali Terni, è chiamato ad intervenire prima che sia troppo tardi. Abbiamo più volte chiesto una convocazione del tavolo ministeriale per fare il punto della situazione. Ma l’ultimo incontro si è tenuto nel lontano 14 novembre scorso. Da allora ci sono stati diversi confronti fra le istituzioni e la stessa azienda. Ma non hanno prodotto una soluzione“.
Insomma, più il tempo passa e più vengono messe in discussione le linee guida del piano industriale presentate il primo aprile del 2022. I duecento milioni di euro di investimento sin qui fatti dall’azienda rappresentano un quarto degli investimenti complessivi che puntavano al mantenimento degli attuali livelli occupazionali.
La FIOM-Cgil ha messo sul piatto la proposta di un Consiglio di fabbrica straordinario. E di un ciclo di assemblee per informare i lavoratori. Non escludendo l’apertura di uno stato di agitazione anche per eventuale uso improprio di ammortizzatori sociali.
L’autunno ternano comincia a scaldarsi.