Il sindaco di Terni, Stefano Bandecchi, ha inviato una lettera di sollecitazioni sull’Accordo di programma AST ai ministeri delle Imprese e dell’Energia. Una missiva, quella indirizza ad Adolfo Urso e a Gilberto Pichetto Fratin, inviata per conoscenza anche alla Regione dell’Umbria.
La lettera è partita dopo che il consiglio comunale, con i voti di Alternativa Popolare e del PD e l’astensione di Fratelli d’Italia e dei due indipendenti, aveva approvato un atto di indirizzo presentato dai DEM. L’atto chiedeva di stringere i tempi sull’intesa. E di affrontare i temi della questione energetica, di quella ambientale e di quella relativa al piano industriale. “In un’ottica di riconversione – recita il documento del Consiglio – che possa assicurare futuro al polo siderurgico di Terni e la sua competitività internazionale“.
Bandecchi aveva promesso al consiglio di intervenire rapidamente. E lo ha fatto già nella giornata con la lettera, nella quale si evidenzia “la mancanza assoluta di qualsiasi notizia sull’attuale stato dell’arte dell’Accordo di Programma“.
La lettera di Bandecchi sull’Accordo di programma, nel giorno della fermata di uno dei forni AST per i costi dell’energia
Le polemiche a Terni, sulla mancata firma dell’Accordo di programma che deve sbloccare 860 milioni di investimenti sul totale di un miliardo previsto, vanno avanti già da giorni. Poi è arrivata la notizia della cassa integrazione per 200 lavoratori. E della fermata per uno dei forni elettrici, a causa dei costi dell’energia.
“Abbiamo ascoltato il pensiero delle organizzazioni sindacali territoriali – scrive Bandecchi – e anche il malessere di alcune associazioni datoriali. Riteniamo pertanto necessaria la convocazione di un tavolo per fare chiarezza sull’argomento“.
La lettera del sindaco di Terni ricorda l’impegno, in collaborazione con il gruppo Arvedi, per rendere ambientalmente sostenibile la produzione di acciaio. E il lavoro fatto su Prisciano e Terni-Est. Obiettivi ambientali che verranno raggiunti “solo se saranno effettuati gli investimenti previsti, mentre qualsiasi eventuale ridimensionamento del piano industriale e delle attività, metterebbe di nuovo in crisi il progetto di ambientalizzazione della città”.
Politica preoccupata per la tenuta dell’area fusoria, con l’acquisto di semi-lavorati dall’Oriente
L’assessore allo sviluppo economico, Sergio Cardinali, mette il dito nella piaga del rischio che a pagare sia l’area fusoria dell’AST.
“Il fermo della produzione a caldo per una settimana e la richiesta della cassa integrazione per 200 lavoratori – afferma – non siano il preludio alla chiusura dell’area fusoria. Lasciando spazio ai semilavorati in arrivo dall’Indonesia. Una ipotesi sciagurata per l’integrità produttiva del polo siderurgico di Terni. Anche la presidente Tesei si attivi subito nei confronti del ministro Urso per la convocazione del tavolo nazionale e smetta di fare false promesse ai lavoratori e ai ternani tutti“.
Anche il segretario del Partito Democratico, Tommaso Bori, esprime “profonda preoccupazione per la situzione di AST. Fermata e cassintegrazione dimostrano che, né il governo Meloni, né la giunta Tesei, hanno mai avuto veramente a cuore la sostenibilità e la competitività di un impianto strategico come quello di Terni. Il tema irrisolto del costo dell’energia, per AST, ovvero per un’industria energivora che arriva a consumare in un anno quanto l’intera città di Napoli – afferma Bori in una nota –, rappresenta un fattore imprescindibile che va affrontato quanto prima“.
Per i parlamentari del Pd Anna Ascani e Walter Verini “una nuova prova dell’inerzia di questo governo e dell’incapacità di definire serie politiche industriali è data anche dall’annuncio di Arvedi di ridurre le produzioni e ricorrere ad ammortizzatori sociali. Anche noi come parlamentari PD dell’Umbria ci associamo agli appelli dei sindacati, del PD ternano. E ci rivolgiamo al ministro Urso perché assuma senza ulteriori indugi una iniziativa. Che, nel quadro di politiche di rilancio della produzione siderurgica nazionale, dia impulso e prospettiva al sito di Terni, al piano industriale e all’accordo di programma“.