La trattativa per la firma dell’Accordo di programma AST e la questione del costo dell’energia saranno domani al centro dei lavori della Commissione attività produttive della Camera. In programma, infatti, le audizioni informali sulle prospettive di realizzazione del piano industriale di rilancio dello stabilimento Arvedi Acciai Speciali Terni. A varcare i portoni di Montecitorio saranno alle 13.40 i rappresentanti dell’azienda. Seguiti alle 13.55 dalle organizzazioni sindacali metalmeccaniche FIOM-CGIL, FIM-CISL, UILM –UIL e UGL metalmeccanici.
In ballo la verifica da parte dei commissari parlamentari delle ipotesi di soluzione ponte per garantire tariffe europee dell’energia alle acciaierie ternane. Il focus, dopo le dichiarazioni del ministro Urso all’Assemblea di Confidustria Terni, sarà dedicato proprio al nodo prezzi. E alla trattativa che il MIMIT e la Regione Umbria stanno conducendo con ENEL, per garantire agevolazioni in attesa del rinnovo della concessione idroelettrica del polo ternano.
I lavori della commissione, presieduta dal leghista Alberto Luigi Gusmeroli, saranno visibili sulla web tv del Parlamento italiano.
“Grazie all’iniziativa parlamentare di Forza italia – afferma il vicepresidente del Gruppo azzurro e portavoce nazionale del partito, il parlamentare ternano Raffaele Nevi – domani alla Camera saranno auditi sindacati e Arvedi AST. Stiamo seguendo con la massima attenzione le problematiche energetiche che riguardano tutto il tessuto produttivo italiano. E, in special modo anche la principale industria dell’Umbria. Una realtà strategica per la produzione dell’acciaio in Italia. Come parlamentare umbro seguirò da vicino gli esiti di questa audizione“.
Audizione su AST alla Camera, Ferranti (FI): Andare rapidamente alla firma dell’Accordo di programma
Forza Italia mobilitata sulla vicenda dell’acciaieria, chiede che si arrivi rapidamente alla firma dell’Accordo di programma. Anche per velocizzare il percosrso di attuazione del piano industriale di Arvedi AST.
“Stiamo facendo un lavoro di squadra, con l’onorevole Nevi e i nostri commissari – assicura il capogruppo in Comune Francesco Ferranti -. Ed è importante il coinvolgimento delle parti sociali affinché si possano compiere le scelte più opportune per supportare i piani industriali dell’AST. È determinante che il lavoro svolto da tutti i soggetti coinvolti in questo difficile percorso venga coronato col successo. Le sfide relative alle criticità energetiche, che incidono in modo impattante sulla produttività, richiedono uno scatto in avanti. Che in questo momento è indispensabile anche per arrivare alla firma dell’Accordo di programma tra territorio e gruppo Arvedi“.
Sulla vicenda sono intervenuti, nei giorni scorsi, anche i parlamentari forzisti Casasco e Squeri. Che con un comunicato hanno invitato tutte le forze politiche a raccogliere l’allarme lanciato dall’industria. E di sostenere il settore dell’acciaio.
Chiesta condivisione per la proposta di Confindustria di un prezzo unico europeo dell’energia
I dipartimenti economia ed energia di Forza Italia hanno fatto proprio l’allarme lanciato dalle organizzazioni imprenditoriali sul caro energia. La questione energetica, infatti, è centrale per la competitività e la sicurezza del Paese.
Nel 2024, gli energivori italiani stanno pagando l’elettricità mediamente a 110 euro per MWh contro i 40 in Francia, i 60 in Germania e i 62 in Spagna. Le misure già adottate, quali la riduzione degli oneri di sistema, l’interconnector e l’interrompibilità, hanno ridotto i costi, ma non sono stati sufficienti a colmare il gap con gli altri competitors europei.
“Condividiamo l’iniziativa di Confindustria – dicono gli onorevoli Casasco e Squeri – di puntare a un prezzo unico dell’energia europeo. Si può evitare così la concorrenza tra Paesi europei e possono essere combattute politiche di dumping. Anche le proposte di Confapi, di potenziare le garanzie pubbliche e le misure di sostegno sono da sostenere. A gennaio 2025 sarà operativo l’energy release, proposto da Forza Italia già dal febbraio 2022. Che prevede una cessione di energia elettrica a prezzo agevolato, in cambio investimenti in rinnovabili dei beneficiari“.
Sull’acciaio italiano, oltre ai costi energetici, si sta addensando una tempesta perfetta. La crisi cinese fa si che la sua sovracapacità produttiva sia venduta sottocosto, dumping appunto. Con il risultato che la Cina sta esportando acciaio al ritmo di 10 milioni di tonnellate al mese. Il prodotto lavorato cinese (bramme) costa oggi meno del nostro rottame di ferro.
“Nel 2020 nella sua veste europea, Tajani sollecitò la Commissione a intervenire con maggiore rapidità e decisione – ricordano i due parlamentari -. Rinnoviamo questa sollecitazione. I forni elettrici, di cui si sta dotando la siderurgia italiana, hanno come materia prima il rottame di ferro, ma questo può essere esportato extra UE con facilità. Quest’anno dall’Europa ne sono uscite 18 milioni di tonnellate, un terzo del fabbisogno, dirette per lo più in Turchia. Il rottame nazionale è la nostra miniera casalinga, esportarlo è un controsenso poiché l’Italia è strutturalmente in deficit“.