È una sentenza che segna la fine di una lunga e sofferta vicenda giudiziaria quella emessa dalla Corte d’Appello, che ha assolto da tutte le accuse l’imprenditore eugubino Claudio Barbacci, titolare di un noto lavaggio situato in prossimità del centro storico di Gubbio. L’uomo era stato arrestato nel febbraio del 2014 per l’ipotesi di furto di energia elettrica, con una contestazione iniziale relativa a un importo di circa 100mila euro.
La decisione di secondo grado ribalta completamente quanto stabilito in precedenza in sede di primo giudizio, quando Barbacci era stato condannato a quattro anni di reclusione e al pagamento di una multa superiore ai mille euro. La Corte d’Appello ha invece sancito l’assoluzione piena, facendo definitivamente cadere ogni addebito a carico dell’imprenditore.
Una vicenda cominciata nel 2014 e durata oltre un decennioL’arresto del febbraio 2014 segnò l’inizio di una vera e propria odissea giudiziaria e personale per Barbacci e la sua famiglia. Nel corso degli anni si sono intrecciati giudizi penali e civili, in un quadro che ha visto l’imprenditore impegnato a difendere la propria posizione e la propria reputazione.
Parallelamente al procedimento penale, infatti, si era sviluppata anche la causa civile intentata dalla società energetica, finalizzata al recupero di una somma stimata in circa 70mila euro. Anche in quel contesto, l’esito si è rivelato favorevole a Barbacci, contribuendo a smontare progressivamente le accuse nei suoi confronti.
Con la recente sentenza della Corte d’Appello, si chiude dunque un percorso complesso e doloroso, che ha avuto riflessi non soltanto sul piano professionale ma anche su quello umano.
Soddisfazione e sollievo sono stati espressi dal difensore di Claudio Barbacci, l’avvocato Marusca Ambrogi, che ha seguito da vicino tutta la vicenda sin dalle prime fasi.
“La sentenza di assoluzione da tutte le accuse ha finalmente ridato dignità a un lavoratore onesto che con sacrificio e impegno si era dedicato, insieme alla propria famiglia, alla sua attività”, ha dichiarato il legale, sottolineando il significato umano, oltre che giudiziario, del verdetto.
L’avvocato Ambrogi ha inoltre evidenziato come questa lunga battaglia abbia lasciato segni profondi: “Il mio assistito ha colto con gioia la notizia, anche se in questa vicenda le sue condizioni psicofisiche ne hanno risentito, così come tutti i rapporti familiari”. Parole che restituiscono il peso emotivo di undici anni vissuti sotto pressione, tra incertezze, preoccupazioni e un inevitabile impatto sulla vita quotidiana.
La sentenza della Corte d’Appello non rappresenta solo la conclusione positiva di una vicenda personale, ma pone anche l’attenzione su alcuni temi sensibili: i tempi della giustizia, la tutela della reputazione delle persone coinvolte in procedimenti giudiziari e gli effetti che accuse così gravi possono produrre su individui, famiglie e attività economiche.
Nel caso di Barbacci, il procedimento ha inciso a lungo sulla serenità personale e sulla percezione pubblica, creando un clima di sospensione e incertezza che solo oggi trova finalmente una risposta definitiva. La piena assoluzione restituisce all’imprenditore la sua immagine e il riconoscimento della sua onorabilità, elementi fondamentali in una comunità come quella eugubina, dove il lavoro e la reputazione rappresentano valori centrali.
Per Claudio Barbacci la parola “fine” su questa vicenda arriva dopo un percorso lungo e faticoso. Oggi può tornare a guardare avanti, forte di una decisione che, come ricordato dal suo legale, non solo annulla ogni accusa, ma restituisce pienamente dignità e verità.

In città, la notizia è stata accolta con attenzione e rispetto, segno di una comunità che segue con partecipazione le storie che coinvolgono i propri cittadini e che oggi può salutare una conclusione chiara e liberatoria.
Con l’assoluzione pronunciata dalla Corte d’Appello, si chiude definitivamente uno dei capitoli giudiziari più discussi degli ultimi anni in ambito locale. Resta la consapevolezza che, dietro ogni fascicolo processuale, ci sono vite, famiglie, equilibri personali e professionali: è a queste dimensioni che la giustizia, quando arriva, restituisce il senso più autentico della sua funzione.