Dopo le edizioni di Dobbiaco, L’Aquila e Camigliatello Silano anche Assisi ha ospitato le Giornate della Montagna. Un evento di grande rilevanza quello organizzato dalla Federazione agroalimentare della Cisl (Fai Cisl) insieme a Terra Viva, 3A Aps e Fondazione Fai Cisl Studi e Ricerche. I tre giorni di manifestazione, dal tema “Respira: lavoro, persona, territorio”, hanno visto susseguirsi studiosi, divulgatori, artisti, istituzioni e rappresentanti del mondo produttivo. Tra i temi cruciali sui quali si è discusso spiccano il lavoro e la transizione ecologica. Ma soprattutto quello fondamentale dello sviluppo delle aree interne, vero focus di questa edizione.

Le Giornate della Montagna ad Assisi, quale futuro per le aree interne?

Proprio su questo tema il segretario generale della Fai Cisl, Onofrio Rota, ha espresso profonda preoccupazione per il futuro delle zone montane e rurali italiane. “Tra le sfide epocali che abbiamo davanti non ci sono solo le grandi trasformazioni tecnologiche, che stanno già impattando su tante professionalità“, ha dichiarato. “Ma anche quelle demografiche, con un calo della popolazione italiana non compensato più neanche dall’immigrazione e 4,5 milioni in meno di giovani nei prossimi 30 anni“.

Ma non è tutto, a preoccupare ulteriormente c’è anche lo “spostamento progressivo dalle aree interne e montuose verso grandi città o zone costiere” della popolazione. Secondo Rota, infatti, queste aree sono destinate all’abbandono e al declino. A meno che non vengano fatti degli investimenti mirati che uniscano “il mondo del lavoro con le vocazioni ambientali e agroalimentari, forestazione, acquacoltura, il ripopolamento dei borghi rurali, la zootecnia“. Ha poi insistito in modo deciso sulla necessità di infrastrutture adeguate, sia materiali che immateriali, necessarie per sostenere queste comunità e prevenire lo spopolamento.

Investimenti che mancano il bersaglio

Tra le priorità discusse durante le Giornate della Montagna ad Assisi, Onofrio Rota ha puntato l’attenzione sulla necessità di una legge organica contro il consumo di suolo. “Non si tratta di fermare lo sviluppo“, ha spiegato il segretario generale Fai Cisl, “ma di favorire la crescita sostenibile valorizzando agroalimentare e ambiente. Agevolando imprese e famiglie che vivono e lavorano nelle aree montane. Sostenendo il ricambio generazionale che manca oramai da tanto tempo in più settori, soprattutto nella forestazione“.

Il sindacalista ha poi aggiunto che la politica spesso lamenta la carenza di risorse, ma la realtà è che molti finanziamenti, inclusi fondi europei destinati alle aree interne o alla riconversione ecologica di siti inquinati, vengono intercettati ma non si traducono in investimenti virtuosi sul territorio. “Per questo dobbiamo costruire un’Europa più sociale e partecipata“, afferma, “perché è soprattutto lì che si finanzia la transizione ecologica, è lì che tra poco andrà scritta la nuova PAC con la relativa clausola sociale. È da lì che deriva il 70% della legislazione nazionale. È quello il luogo dove si decideranno la politica energetica, l’etichettatura dei prodotti agroalimentari, le regole per la concorrenza. E ci auguriamo che il nuovo quadro dell’europarlamento emerso dalle ultime elezioni sia all’altezza di queste enormi responsabilità, per una transizione ecologica che non lasci indietro nessuno“.

Assisi, Consiglio generale Fai Cisl chiude le Giornate della Montagna. Rota parla del caporalato

Al termine delle Giornate della Montagna si è svolto il Consiglio generale di Fai Cisl, che ha visto la partecipazione del segretario nazionale Cisl Luigi Sbarra. Nel suo intervento di apertura, Rota ha affrontato il doloroso tema del caporalato esprimendo solidarietà alla famiglia di Satnam Singh, il bracciante morto a Latina. E ha descritto il caporalato come “un problema serio e complesso che va gestito in maniera sistematica, una battaglia da affrontare insieme“.

Il mancato rinnovo dei contratti provinciali agricoli, scaduti a dicembre 2023, è una vergona“, ha poi aggiunto. “È l’altra faccia dello sfruttamento per cui il mondo agricolo finge di indignarsi quando accadono fatti orribili come la morte di Satnam Singh a Latina. Dopo tanti nostri appelli caduti nel vuoto, la pazienza dei lavoratori e delle lavoratrici è finita“. Da qui l’annuncio di mobilitazioni e presidi “sotto le prefetture e davanti le sedi delle associazioni datoriali agricole“, a partire da luglio “Per dare una svolta a uno stallo delle trattative non più tollerabile”.

Il segretario generale Fai Cisl ha lanciato un appello a Flai-Cgil e Uila-Uil per aprire una nuova fase. Dal momento che, sottolinea, “temporeggiare nelle trattative territoriali vuol dire mettere le mani nelle tasche dei tanti stagionali che in quanto tali perderanno la possibilità di recuperare il reddito dovuto finora“. Come previsto dall’accordo siglato il 27 ottobre 2023, infatti, i salari provinciali dovrebbero vedere un incremento almeno del 3,5%. Ciò significa che i rinnovi non possono essere inferiori a questa percentuale. Ma, aggiunge Rota, “nonostante i tanti appelli ancora in nessuna provincia è stato rinnovato il contratto: cosa assai grave. Anche perché le stesse imprese lamentano la mancanza di manodopera e ricambio generazionale. Ma non renderemo più attrattivo il lavoro agricolo se poi ci si rifiuta di renderlo dignitoso“.

Luigi Sbarra: “Rafforzare i controlli e le ispezioni nelle aziende agricole”

Il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra, ha dichiarato all’ANSA, durante il consiglio generale Fai-Cisl ad Assisi, la necessità di “rafforzare ulteriormente i controlli e le ispezioni nelle aziende agricole“. E di “incrociare le banche dati per avere una mappatura aggiornata del fenomeno“, lavorando anche su “ingressi regolati“. Queste misure sono cruciali per contrastare il caporalato, lo sfruttamento e il lavoro irregolare nel settore agricolo.

Sbarra ha sottolineato l’importanza di “dare continuità al tavolo di confronto avviato qualche giorno fa con la ministra del Lavoro Calderone e con il ministro delle Politiche alimentari Lollobrigida” per garantire la piena attuazione della Legge 199. Introdotta nel 2016, tale legge rappresenta uno strumento forte contro il caporalato. Ma, secondo Sbarra, sebbene abbia funzionato “sul versante sanzionatorio e repressivo“, non ha raggiunto gli obiettivi sperati in termini di “prevenzione e investimento sulla qualità delle aziende agricole“.

Il sindacato pertanto chiede un aumento delle assunzioni di ispettori e tecnici della prevenzione. Ma anche la regolazione degli ingressi per permettere a chi arriva in Italia di integrarsi nel mercato del lavoro con datori che rispettano contratti, diritti e tutele. Il segretario generale Cisl ha evidenziato la necessità di un piano che garantisca il diritto all’abitazione, ai trasporti, alla sanità e alla formazione linguistica. “Basta con slogan e frasi ad effetto, si parta con un tavolo permanente strutturato di confronto col governo, associazioni datoriali e sistema delle autonomie locali“.

In Umbria, come riporta il segretario generale di Cisl Umbria Angelo Manzotti, è stato sottoscritto un protocollo per vigilare e prevenire fenomeni di caporalato. Fenomeni che si sono verificati recentemente a Orvieto e Gubbio. Nonostante “una situazione abbastanza tranquilla” nella regione con “particolare attenzione al territorio e una forte presenza capillare del sindacato confederale” e una collaborazione sinergica con gli enti ispettivi, è fondamentale mantenere alta l’attenzione.