L’onorevole Anna Ascani ha sferrato un attacco alla presidente dell’Umbria, Donatella Tesei. E, ironia della sorte, lo ha fatto chiamando in causa Matteo Salvini, leader della Lega e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Nei giorni scorsi, infatti, la deputata umbra del Partito democratico e vicepresidente della Camera dei Deputati, insieme al collega Andrea Casu, ha presentato un’interrogazione parlamentare a risposta in Commissione sulla condizione del trasporto pubblico locale nella regione.
Ascani interroga Salvini sul trasporto pubblico locale
Per i deputati del Partito democratico Anna Ascani e Andrea Casu: “Il trasporto pubblico locale, servizio essenziale per garantire il diritto alla mobilità sicura e sostenibile per tutte e per tutti, si trova in grave emergenza”.
“Nonostante gli investimenti previsti nel Pnrr per trasporti, infrastrutture e mobilità sostenibile – hanno spiegato i due deputati dem nel testo dell’interrogazione parlamentare a risposta in commissione presentata in occasione della seduta n. 276 che si è tenuta lo scorso martedì 9 aprile – mancano sul territorio le risorse necessarie per fronteggiare l’aumento della domanda dovuta al boom turistico, le conseguenze della crisi climatica, la gestione e l’efficientamento dei nuovi mezzi”.
Ascani attacca Tesei: “Emergenza trasporto in Umbria”
Acani e Casu si sono rivolti al ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini affermando che “particolarmente critica è la situazione nella regione Umbria dove con delibera n. 511 della Giunta regionale lo scorso 17 maggio 2023 è stato adottato il Documento programmatico per il Piano regionale dei trasporti, pubblicato sul sito della regione, dal quale sono emersi dati preoccupanti”.
Tra gli esempi riportati dagli onorevoli del Nazareno, il fatto che tra gli spostamenti che hanno luogo per motivi di studio, secondo l’ISTAT, soltanto il 17,89 per cento avvengono a piedi o in bici, mentre il 56,04 per cento degli studenti si avvale dell’automobile privata e solo il 26 per cento utilizza i mezzi pubblici.
“Ancor più allarmanti – hanno anche detto – sono risultati i dati con riferimento agli spostamenti per motivi di lavoro, tra i quali solo l’11,27 per cento avviene a piedi o in bici, l’85,84 per cento avviene tramite l’auto privata e solo il 3,95 per cento avviene mediante i mezzi pubblici”.
Lo studio di Agenzia Umbria Mobilità
Gli onorevoli del Partito democratico, Anna Ascani e Andrea Casu, nell’interrogazione in Commissione parlamentare sul trasporto pubblico locale hanno menzionato uno studio recente di Agenzia Umbria Mobilità.
“Il 23 settembre del 2023 è stata poi adottata a Perugia una relazione, pubblicata sul sito dell’Agenzia Umbria Mobilità, che illustra l’analisi condotta sul bacino unico del trasporto pubblico locale della regione Umbria finalizzata ad individuare il numero dei lotti di gara nei quali articolare il Bacino per l’affidamento dei servizi“ hanno illustrato.
“Dall’esame di questo documento – hanno aggiunto – è emerso che la rete extraurbana della regione Umbria si compone di circa 150 linee, delle quali appena 18 (pari al solo 6 per cento del totale delle percorrenze) superano la soglia di criticità in tutti e 4 i parametri di analisi, mentre appena 16 linee (pari al 10,7 per cento delle percorrenze) superano la soglia di criticità in almeno 3 dei 4 criteri utilizzati; 23 linee (pari al 19 per cento delle percorrenze) superano la soglia di criticità in almeno 2 dei 4 criteri e le restanti 93 (che rappresentano il 63,4 per cento delle percorrenze) superano le soglie di criticità in appena 1 o in nessuno dei 4 criteri di analisi”.
Ascani a Tesei: “Umbria indietro rispetto all’Europa”
L’interrogazione parlamentare di Anna Ascani e Andrea Casu, inoltre, ha posto l’attenzione sul cosiddetto «biglietto climatico» ora in fase di sperimentazione in Europa, che prevede “l’introduzione di abbonamenti mensili o annuali per il trasporto pubblico che siano economici e facili da usare” in modo tale da “offrire così una valida alternativa al trasporto privato”.
“In Italia la situazione è ogni giorno più critica – hanno continuato i deputati dem – occorrerebbe incrementare la dotazione annua per almeno 700 milioni di euro al fine di consentire alle imprese di sostenere l’aumento dei costi dei fattori produttivi e per almeno 900 milioni annui per coprire i maggiori costi del nuovo contratto dei lavoratori del settore, risorse che potrebbero essere in buona parte ottenute anche attraverso la rimodulazione o l’eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi, i cosiddetti SAD“.