Arvedi-AST rilancia il tema dell’approvvigionamento energetico a costi europei per la fabbrica di viale Brin. E lo fa con un intervento pacato ma tremendamente concreto del suo amministratore delegato, Dimitri Menecali, durante l’evento “Impresa di domani” organizzato dal PD a Terni. Quasi non sembrano trascorsi 20 anni dalla sigla di quel Patto di territorio, seguito alla chiusura del reparto di produzione del lamierino magnetico, che avrebbe dovuto portare in dote una centrale elettrica per contenere i costi energetici e il collegamento diretto col porto di Civitavecchia.
Ai sindacalisti che lo incalzavano sulle politiche di riduzione dei costi e sulle efficienze che si scaricarebbero “solo sui lavoratori“, l’AD di Arvedi-AST ha risposto con i numeri. Ricordando che la manodopera pesa per circa il 15% sulle righe di costo del bilancio di viale Brin. Meno della metà di quello che è il vero problema da aggredire: il costo dell’energia.
Arvedi-AST: il 40% dei costi è caratterizzato dall’energia. Alla ricerca della soluzione del rebus
“I costi energetici sono la reale criticità – ha detto Menecali, sciorinando una tabella delle spese medie affrontate dai competitor europei di AST -. Rappresentano il 40% degli oneri del nostro bilancio. Operiamo con forni elettrici e non con il carbone degli altiforni. Quella che altrove è descritta come siderurgia green, a Terni si fa da sempre. Ma ha costi più alti, condizionati dagli andamenti ciclici dei mercati energetici e, di recente, anche dall’incognita dell’economia di guerra. È questa la tematica centrale che occorre affrontare a latere dell’Accordo di programma col Governo, ormai vicino alla firma“.
Cosa si muove intorno alla questione energia, convitato di pietra del dibattito industriale
È proprio la questione energia il convitato di pietra del dibattito politico-industriale. Un quasi non detto, sussurrato, ma che la politica sta affrontando con circospezione. A margine dell’ultimo tavolo di via Veneto, negli uffici del ministro Urso, il sindaco Bandecchi e l’assessore allo sviluppo economico Cardinali avevano ragionato con Mario Caldonazzo, Ad di Finarvedi, proprio sull’energia. L’idea del sindaco è quella di partecipare ai bandi regionali (legge concorrenza del 2022) che apriranno al mercato la gestione di grandi derivazioni idroelettriche. La possibilità è quella concorrere alle concessioni idroelettriche, ad esempio con un soggetto come ASM. Il meccanismo, consentito dalla legge, permetterebbe, infatti, di procedere all’assegnazione mediante la costituzione con il concessionario scaduto o uscente di una società a capitale misto pubblico privato. Più volte lo stesso Bandecchi e il suo vice, Riccardo Corridore, avevano evidenziato come – dalla gestione dell’asta Nera-Velino – possano essere ricavati fino a 150 milioni di euro di utili annui. Introti elevatissimi, che consentirebbero, in ottica di sviluppo territoriale, anche la possibilità di prevedere tariffe di rispetto per l’acciaieria.
La posizione del PD di Terni sull’energia, con i segretari Bellini e Spinelli
Anche nel PD erano in molti oggi, soprattutto tra i più esperti in economia nella segreteria regionale, a sottolineare come la pietra d’angolo del consolidamernto della presenza dell’acciaieria a Terni, sia rappresentato proprio dalla possibilità di portare a casa una riduzione dei costi elettrici.
“La questione della riconversione a idrogeno dell’acciaieria è cruciale – dicono i segretari provinciale e comunale del PD, Bellini e Spinelli -. Richiede un quadro di riferimento nazionale, in considerazione, anche della presenza nel territorio di Enel Green Power (Umbria e Lazio). Non è di secondario rilievo la questione del rinnovo delle concessioni idroelettriche in scadenza nel 2029, competenza in capo alla Regione Umbria“.
Dal PD ternano anche una richiesta a fare presto per affrontare urgentemente i nodi infrastrutturali, ormai storici, che pesano sul trasporto dei prodotti (con particolari criticità per la produzione di grandi fucinati). “Resta decisivo il completamento del collegamento stradale con il Tirreno e in particolare con il porto di Civitavecchia – affermano Bellini e Spinelli -. E il completo raddoppio della tratta ferroviaria Orte-Falconara. Il tema dei collegamenti ferroviari con i porti del Tirreno e dell’Adriatico è decisivo. Per AST, la percentuale di trasporto su rotaia è pari al 30% circa dello spedito totale“.
Arvedi-AST: per Menecali superato il problema discarica dopo l’accordo col Comune
Non ci sarebbero più particolari problemi legati alla sottoscrizione dell’Accordo di programma tra istituzioni e Arvedi-AST per quello che riguarda la discarica di Valle e la sua bonifica. L’AD Menecali, durante il convegno, ha ricordato il recente incontro a via Veneto e la ritrovata sintonia con l’amministrazione comunale. Una risposta indiretta e moderata alla coerente sollecitazione del segretario provinciale del PD, Bellini. Il quale – aprendo il confronto dell’hotel Valentino- aveva sottolineato il rischio esaurimento dell’impianto di smaltimento. “Ci sono due anni ancora – aveva detto – durante i quali occorrerà trovare una soluzione“.
Resta vivo, invece, il problema del coinvolgimento delle ditte dell’indotto. Anche per Walter Verini, senatore piddino, intervenuto con la parlamentare Anna Ascani e la deputata europea Camilla Laureti, il sostegno alla manifattura locale va difeso. E per questo è stata richiesta ad AST una attenzione particolare alle società territoriali che operano da decenni al fianco dell’acciaieria.
Annunciata per lunedì mattina a Palazzo Spada, la presentazione di un atto di indirizzo di PD e Innovare per Terni con il quale si vuole impegnare la giunta Bandecchi ad un impegno concreto sulle politiche industriali e a un ruolo attivo sulle questioni dell’acciaieria.
Evento sulla fabbrica di domani: l’appello del responsabile nazionale economia del PD Misiani
L’evento ternano sulla manifattura “Fabbrica di domani“, con focus su automotive e siderurgia, è stato fortemente voluto dal responsabile nazionale economia del PD, Antonio Misiani. “Siamo convinti – ha detto aprendo i lavori – che non siano possibili sviluppo e crescita senza manifattura. Serve una politica industriale italiana, in un quadro europeo, che governi e favorisca l’automotive e la siderurgia. Finora il governo si è contraddistinto per polemiche sterili e iniziative improvvide, come quelle su Taranto. Serve agganciarsi alla strumentazione europea per declinare in chiave green e sostenibile i temi della transizione energetica e dell’industria decarbonizzata“.