Forse conoscete già l’Umbria delle abbazie silenziose, dei capolavori medievali e rinascimentali che illuminano chiese e musei… Ma avete mai esplorato la sua anima più attuale e vibrante? L’Umbria non è solo terra di passato: è anche fucina creativa, laboratorio di linguaggi contemporanei, riflesso vivo di uno sguardo che cambia, che osa, che interpreta il presente. Vi invitiamo a scoprire il volto moderno di questa regione attraverso gli occhi e le mani dei suoi pittori contemporanei più rappresentativi. Artisti che, pur diversi per stile, tecnica e ispirazione, condividono un legame profondo con questa terra: con la sua luce che accarezza le colline, con la sua spiritualità, con quella tensione costante tra silenzio e stupore che qui si respira ovunque.
In questo viaggio tra colori, gesti e visioni, incontrerete figure che hanno saputo raccontare l’Umbria con voce nuova, restituendole uno spazio nel panorama nazionale e internazionale dell’arte contemporanea. Dalle atmosfere rarefatte alle composizioni materiche, ogni opera sarà una finestra aperta su un territorio che non smette mai di ispirare. Preparatevi a lasciarvi guidare in un percorso emozionante, dove tradizione e innovazione si incontrano e si trasformano in segni che parlano al cuore. Perché l’arte – anche quella più contemporanea – qui in Umbria ha radici profonde. E continua a fiorire, con sorprendente autenticità.
Nato a Monte Castello di Vibio nel 1952, Bruno Ceccobelli è una delle voci più riconoscibili dell’arte contemporanea italiana, nonché figura di spicco della cosiddetta Nuova Scuola Romana. Il suo percorso artistico affonda le radici in una pittura che trascende la forma per farsi segno, rito e spiritualità, con una forza espressiva profondamente radicata nella terra umbra e nel silenzio meditativo che da essa promana.
Le sue opere – che spaziano dalla pittura alla scultura – sono vere e proprie epifanie simboliche: incarnazioni visive di un pensiero filosofico e spirituale che trova nella materia (legno, ferro, carta, pigmenti puri) non solo un mezzo, ma un linguaggio sacro. Ceccobelli non dipinge oggetti, ma idee che prendono corpo. Ogni gesto pittorico è una preghiera, ogni composizione un messaggio da decifrare, come un’antica scrittura del sacro.
Artista colto e profondamente consapevole del ruolo etico ed esistenziale dell’arte, Ceccobelli vive e lavora a Todi, dove ha trasformato la sua abitazione e il suo studio in un luogo di creazione e contemplazione. Qui, tra mura antiche e orizzonti silenziosi, prende forma una produzione che riflette un’arte dell’essere, fatta di luce e di ombra, di vuoti eloquenti e presenze archetipiche.
La sua cifra stilistica è immediatamente riconoscibile: forme essenziali, colori saturi, simboli ricorrenti e scritture misteriose, che evocano il senso profondo di un’umanità in dialogo con il trascendente. Per Ceccobelli, infatti, l’arte non è mai semplice decorazione, ma un atto di fede laica, una via di conoscenza e trasformazione.
Esplorare le sue opere significa avvicinarsi a un linguaggio universale che unisce filosofia, spiritualità e silenzio: una dimensione rarefatta dove lo spettatore è invitato non solo a osservare, ma a meditare, a sentire, a ricordare.
Figura estremamente significativa dell’arte italiana del secondo Novecento, Romeo Mancini, originario dell’Umbria, ha intrecciato pittura, scultura e impegno civile in una produzione che ancora oggi risuona nei luoghi pubblici della sua terra e oltre. La sua opera si configura come un atto di testimonianza, una forma visiva di narrazione collettiva che tiene insieme poesia e coscienza storica, memoria e identità.
La sua sensibilità artistica si è espressa attraverso linguaggi diversi – dal disegno alla pittura murale, dalla scultura monumentale al rilievo – sempre guidati da un forte senso etico ed evocativo. Non semplice estetica, ma arte come strumento di riflessione e consapevolezza, come gesto che interpella la collettività.
Tra le sue testimonianze più rilevanti in Umbria, spicca "Night Fisherman" (anni ’60), un olio su tela conservato al Museo di Palazzo della Penna a Perugia: un’opera rarefatta e suggestiva, che racchiude l’atmosfera lirica e silenziosa delle notti lacustri. Di forte carica simbolica è anche il Monumento ai Caduti di Passignano sul Trasimeno (1955–56), che riflette sul dolore della guerra e sulla necessità di conservarne la memoria. Un’opera in cui la scultura dialoga con lo spazio urbano, diventando presenza viva nella quotidianità del paese.Altrettanto significativo il rilievo in bronzo realizzato nel 1984 per la Rocca Paolina di Perugia, dove la materia scolpita si fa trama narrativa di una storia comune, incisa nella pietra e nel tempo.
L'arte di Romeo Mancini si distingue per una poeticità austera, che non indulge mai nel decorativo fine a sé stesso. Ogni opera è un invito a ricordare, a interrogarsi, a ricostruire il legame tra individuo e comunità attraverso il segno, la forma e la materia.
In un'epoca in cui l’arte rischia spesso di perdere la propria funzione etica, Mancini rimane un riferimento per chi crede nel valore civile dell’arte, nella sua capacità di farsi voce di chi non ha voce, eco silenziosa di ciò che non va dimenticato.
Gerardo Dottori, figura cardine del futurismo italiano, ha saputo fondere radicalità avanguardistica e radici umbre, lasciando un’impronta indelebile nella storia dell’arte del Novecento. Nato a Perugia nel 1884, è stato tra i maggiori esponenti dell’aeropittura, corrente che esaltava la visione dinamica e “aerea” del mondo, celebrandone l’energia, il movimento e la modernità. Eppure, pur abbracciando lo slancio futurista, Dottori non ha mai reciso il legame con la sua terra. Al contrario, ha fatto delle colline umbre, dei borghi sospesi e dei cieli infuocati l’alfabeto poetico della sua pittura. Nei suoi quadri, l’Umbria non è semplicemente un paesaggio, ma una dimensione interiore, trasfigurata dalla velocità, dal sogno e dalla luce.
Alla sua figura è oggi dedicata la suggestiva “Sala Dottori” all’interno della Galleria Nazionale dell’Umbria (GNU), dove è possibile ammirare l’evoluzione del suo linguaggio pittorico: dalle prime influenze divisioniste alla piena adesione al futurismo, con tele che sembrano esplodere di luce e ritmo. Le sue opere non raffigurano: evocano, proiettano, ascendono. I paesaggi si curvano, le linee si slanciano verso l’alto, i cieli si accendono di visioni metafisiche e spirituali.
Tra le immagini più iconiche della sua produzione, spiccano le vedute della città di Assisi, le colline di Perugia, le alture mistiche dell’Appennino centrale, tutte reinterpretate in chiave visionaria. È un’Umbria che vola e respira luce, sospesa tra terra e cielo, tradizione e avanguardia.