Un viaggio in treno che avrebbe dovuto essere anonimo, silenzioso, quasi invisibile. E invece è diventato il punto di non ritorno per un giovane ricercato di 19 anni, di origini egiziane, che ha visto svanire la sua libertà proprio tra i sedili del regionale Foligno-Ancona. L’episodio, avvenuto nelle scorse ore, racconta molto più di una semplice operazione di polizia: è uno spaccato della quotidiana attività di controllo sulle tratte ferroviarie, ma anche del sistema di collaborazione tra forze dell’ordine, capotreni e stazioni locali.
Tutto ha avuto inizio quando il personale di bordo ha notato un comportamento sospetto: il ragazzo si era chiuso nel bagno del treno senza uscirne per un tempo considerevole. Il capotreno, insospettito, ha prontamente avvisato la Polizia Ferroviaria di Fabriano. Alla fermata, gli agenti si sono fatti trovare pronti. Dopo un tentativo maldestro di fuga, il giovane è stato intercettato e fermato, non senza qualche momento di tensione dovuto al suo evidente stato di agitazione. È intervenuta anche una pattuglia dei Carabinieri, a supporto.
Una volta identificato e sottoposto a verifica attraverso la banca dati interforze, è emersa la verità: sul diciannovenne pendeva un ordine di carcerazione emesso dalla Procura della Repubblica di Milano. Il reato? Furto con strappo, aggravato dalla partecipazione in concorso con altri due soggetti. I fatti risalivano a un episodio avvenuto tempo addietro ai danni di una passeggera, derubata di una collana d’oro. La condanna era stata chiara: due anni, cinque mesi e ventotto giorni di reclusione. Così, il viaggio dell’uomo è terminato non ad Ancona, ma al carcere di Montacuto, dove dovrà scontare la pena residua. Ma la sua vicenda non finisce qui.
Episodi simili, purtroppo, si stanno moltiplicando lungo le tratte ferroviarie regionali. Lo scorso febbraio, ad esempio, due giovani, di venti e sedici anni, sono stati denunciati per aver sottratto un tablet a una donna di 58 anni residente a Roma, durante un viaggio tra Fossato di Vico e Nocera Umbra. Anche in quel caso, l’azione fulminea e approfittando della distrazione della vittima, aveva permesso ai due di scendere velocemente dal convoglio, ma la tempestiva segnalazione e la descrizione fornita dalla passeggera avevano portato al loro rintraccio nei pressi dei bagni pubblici della stazione.
Le forze dell’ordine, supportate dalla tecnologia e da una sempre maggiore sinergia tra comparti, riescono a garantire un buon livello di controllo, ma il tema della sicurezza sui treni locali resta aperto. I mezzi regionali, spesso meno presidiati rispetto ai convogli ad alta velocità, rappresentano un terreno fertile per piccoli reati contro il patrimonio. È qui che si gioca la sfida più importante: restituire ai cittadini la piena fiducia nei trasporti pubblici, anche in contesti minori.
Il diciannovenne egiziano, oltre all’espiazione della pena già comminata dalla Procura di Milano, rischia ulteriori provvedimenti giudiziari e amministrativi. Innanzitutto, il tentativo di sottrarsi alla cattura può essere valutato come comportamento ostativo rispetto a future richieste di attenuazione della pena, benefici penitenziari o permessi premio. La fuga, il tentativo di eludere i controlli e l’atteggiamento di non collaborazione con le forze dell’ordine rappresentano elementi negativi che i magistrati di sorveglianza considerano attentamente.
Nel caso specifico, se dovessero emergere comportamenti aggressivi o resistenze durante l’arresto, potrebbe profilarsi anche l’ipotesi del reato di resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 del codice penale), punibile con la reclusione da sei mesi a cinque anni. Anche l’eventuale interruzione o turbativa del servizio ferroviario, se documentata, potrebbe costituire reato.
Sul piano amministrativo, infine, le autorità potrebbero valutare la posizione del giovane anche rispetto alla sua permanenza sul territorio nazionale. Essendo straniero e con una condanna definitiva, la Prefettura competente potrebbe emettere un provvedimento di espulsione al termine della pena. Secondo il Testo Unico sull’immigrazione, la condanna per reati contro il patrimonio e l’ordine pubblico è una delle condizioni che possono motivare un’espulsione per motivi di sicurezza pubblica. In sintesi, il giovane non solo dovrà scontare la pena già prevista, ma la sua posizione legale è destinata a complicarsi ulteriormente.