Aria di Ceri a Gubbio a quasi un mese dalla Festa. Sempre più forte sale l’entusiasmo tra gli eugubini quando la tradizione prende il sopravvento con gli appuntamenti di maggio che si avvicinano.
A cominciare dalla discesa delle tre maestose macchine di legno dalla Basilica di Sant’Ubaldo sul Monte Ingino la mattina del 5 maggio (prima domenica del mese) fino alla città raggiungendo la Sala dell’Arengo del Palazzo dei Consoli nell’attesa del 15 per la corsa. L’ultimo tassello della festa di quest’anno lo hanno messo con l’ufficializzazione data dai santantoniari che Davide Bianchi sarà il Capodieci del Cero Piccolo il prossimo 2 giugno. Avrà a fianco Francesco Sollevanti come Capocetta. Entrambi sono espressione della «manicchia esterna» di Mengara. Bianchi completa il trittico con Enrico Provvedi, Capodieci del Cero di Sant’Antonio il 15 maggio, Capocetta Roberto Bianconi e Pietro Sannipoli «Moscone» Capodieci del Cero Mezzano il 19 maggio, Capocetta Matteo Monacelli.
Appuntamenti di maggio, i protagonisti
A questo punto, tutti i protagonisti dei Ceri 2024 saranno: Francesco Morelli «Brozzi», Riccardo Ciacci e Giampiero Fiorucci di Sant’Ubaldo, Simone Martini, Daniele Giombini e Andrea Orsini per San Giorgio.
La zona di Madonna del Ponte fa la parte del leone, avendo espresso il Primo Capitano Luigino Bei, il Secondo Capitano Fabio Mariani e il Capodieci santubaldaro Morelli.
I Capodieci del 15 maggio, così come quelli dei Ceri Mezzani e Piccoli, stanno organizzando al meglio la corsa tra passione, preparativi e riunioni conviviali. Vi sono anche speciali iniziative per accendere il clima della festa.
I santantoniari hanno presentato ieri la mostra «Sventoliamo la nostra storia», che inaugureranno nella Taverna di Sant’Antonio martedì prossimo alle 17. Esposizione fortemente voluta dalla Famiglia e dal Senato del Cero del santo anacoreta in cui saranno protagonisti i progetti grafico-pittorici dei nuovi dieci vessilli, pronti a sfilare per la prima volta il 15 maggio, realizzati dai giovani.
I vecchi vessilli risalenti al 1999
Quelli vecchi, ad opera del compianto Giampietro Rampini, con il coordinamento dell’indimenticato maestro Pierangelo Farneti, dal 1999 hanno accompagnato tutte le sfilate, e ormai usurati dal tempo verranno parzialmente sostituiti. Oltre al restiling, i santantoniari raccontano la storia che sta dietro alle bandiere, ricostruita con cura tra memorie, foto, testimonianze storiche e documenti.
Consegneranno tutto il materiale raccolto in occasione della mostra al Centro di documentazione e studio sulla festa dei Ceri, facendo attenzione alla massima condivisione possibile, come hanno spiegato il presidente della Famiglia dei Santantoniari, Ubaldo Gini, il vicepresidente Raffaele Mengoni e il segretario Fabrizio Cerbella, alla presenza dei componenti del Senato del Cero Luigi Bocci, Alberto Cappannelli e Roberto Fofi, ed Enrico Provvedi Capodieci del prossimo 15 maggio.
«I riferimenti storici relativi al Cero fino agli anni Sessanta-Settanta – ha spiegato il presidente Gini riferendosi anche agli appuntamenti di maggio – costituiscono la base dei simboli riprodotti sui nuovi vessilli. Alessandro Cappannelli ha curato l’organizzazione e il percorso della mostra che si articola in dodici pannelli contenenti ciascuno dodici documenti. Con passione e senso di appartenenza sono state realizzate le parti pittoriche e grafiche dei nuovi vessilli».
Rispettati forme e colori per i nuovi vessilli
Fofi ha spiegato che «da foto e filmati degli anni Ottanta-Novanta si è notato che erano dodici contro le cinque attuali. Essenzialmente abbiamo rispettato le forme e le dimensioni, anche per motivi di praticità, poi si è pensato di ricreare una storia sintetica del nostro sodalizio, partendo dalla medievale corporazione degli asinari e mugnai, passando per i contadini possidenti congregati presenti dalla metà del sedicesimo secolo fino all’attuale Famiglia ceraiola costituita nel 1968 e ai giorni nostri. Ci è sembrato poi giusto e doveroso evidenziare l’organizzazione storica del mandare il Cero, facendo risaltare la divisione storica del territorio comunale in quattro zone».
Mengoni ha espresso l’apprezzamento per «tutti i consiglieri della Famiglia, soci e collaboratori che hanno condiviso e permesso la realizzazione del progetto».