Interessa anche l’Umbria il protocollo d’intesa per l’Appennino centrale sottoscritto tra il Ministero dell’Agricoltura della Sovranità alimentare e Forestale e la Struttura commissariale sisma 2016. Un accordo per il rilancio economico e sociale dell’area del cratere del terremoto, attraverso lo sviluppo di attività agro-silvo-pastorali.

Il laboratorio Appennino centrale, che si estende all’interno degli 8 mila chilometri quadrati del cratere sisma 2016 (compreso tra Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria), è stato infatti individuato dal Masaf come un territorio idoneo nel quale applicare misure di integrazione uomo-natura. L’idea è quella di realizzare iniziative volte a rendere economicamente e socialmente conveniente tornare a utilizzare le risorse in forma produttiva, e non più solo assistenzialistica. Attraverso la sperimentazione di misure specifiche utili anche per aggiornare e integrare la Politica agricola comune (PAC) per il territorio italiano.

Il ministero guidato da Francesco Lollobrigida e la struttura commissariale, coordinata da Guido Castelli, potranno costituire e promuovere incontri e forme di partecipazione con gli enti, le comunità locali e le imprese. La finalità sarò quella di illustrare e valorizzare le caratteristiche, le potenzialità e le opportunità degli interventi per evitare lo spopolamento dei territori appenninici.

L’accordo per il cratere del sisma e il rilancio dell’Appennino presentato a Roma dal ministro Lollobrigida

Il Protocollo d’Intesa è stato presentato nella sede del ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste. A raccontare i contenuti del piano il ministro Francesco Lollobrigida e il Commissario Straordinario al sisma 2016 Guido Castelli. Tra i presenti anche la presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei.

Scopo dell’intesa è dunque quello di promuovere processi di valorizzazione delle caratteristiche agro-silvo-pastorali dei territori dell’Appennino centrale.

Gli obiettivi del protocollo di intesa per le regioni del cratere del Sisma 2016

  • Contrasto allo spopolamento,
  • adattamento ai cambiamenti climatici,
  • conservazione della biodiversità,
  • innovazione e promozione delle produzioni e della qualità dell’abitare.

Il Commissario Straordinario, Guido Castelli ha dato slancio a molti interventi – ha detto il ministro Francesco Lollobrigida -. Quei territori non possono aspettare un giorno di più. Gli appennini devono avere tutto il sostegno non solo per ricostruire gli edifici, ma per restituire quel tessuto che permette di garantire sia economia che ambiente. Il ministero è coinvolto direttamente perché le attività economiche di valorizzazione delle produzioni sono decisive per poter antropizzare certe aeree. Che hanno visto, con la scomparsa dell’uomo, anche la scomparsa della manutenzione del territorio con relativi danni per l’economia”.

Il Laboratorio Appennino centrale, un modello di sviluppo sostenibile che riguarda ampie porzioni del territorio umbro

Il Laboratorio Appennino centrale è un modello di sviluppo sostenibile riconosciuto a livello internazionale, fondato sull’equilibrio tra uomo e natura. La strategia prevede da un lato la realizzazione della ricostruzione materiale attraverso il ricorso a tecnologie e modalità innovative. E dall’altro, la riparazione economica e sociale delle comunità del cratere. Entrambe le funzioni sono state affidate dal Governo Meloni al Commissario Straordinario al sisma 2016.

Il Protocollo d’Intesa – afferma il Commissario al sisma 2016 Guido Castellirappresenta l’ultimo tassello di un’azione di sostegno che il Governo Meloni sta mettendo in campo per l’Appennino centrale e i suoi abitanti. Il settore agroalimentare sta affrontando sfide significative come l’aumento dei costi di produzione, delle tariffe energetiche e gli effetti dei cambiamenti climatici. Criticità che nell’Appennino centrale sono accentuate a causa del crescente spopolamento, accelerato dai terremoti degli ultimi anni. Lo sviluppo del settore agro-silvo-pastorale, che qui rappresenta una tradizione millenaria, potrà contribuire a frenare l’abbandono del territorio che, senza il presidio dell’uomo, diventa più fragile dando luogo ad eventi climatici estremamente pericolosi e nocivi. In particolare, nel cratere 2016 è in atto una forte espansione di boschi non gestiti, che hanno raggiunto il 70% della superfice totale, con conseguenze negative per la biodiversità, il paesaggio e la sicurezza”.