Porchiano del Monte ha riabbracciato uno dei suoi figli più coraggiosi. Dopo oltre ottant’anni, le spoglie di Luigi Minciotti sono tornate al cimitero comunale del borgo amerino, accolte con commozione da cittadini, istituzioni e familiari. Nato a Baschi nel 1914 e trasferitosi da bambino a Porchiano, Minciotti faceva parte del 104° Battaglione Camicie Nere. Dopo l’8 settembre 1943 rifiutò di aderire alla Repubblica Sociale Italiana, scelta che gli costò la deportazione in un lager nazista in Polonia, dove morì il 10 agosto 1944.
Il suo rientro in patria è parte del programma di restituzione dei resti dei militari italiani caduti all’estero, promosso dal Ministero della Difesa e curato dall’Ufficio per la Tutela della Cultura e della Memoria della Difesa. La cerimonia di consegna delle urne si è tenuta il 22 ottobre al Mausoleo delle Fosse Ardeatine a Roma, alla presenza del Generale di Corpo d’Armata Gianpaolo Mirra, Comandante Territoriale Nazionale dell’Esercito Italiano, e del Generale Andrea Rispoli, Capo dell’Ufficio Utcmd, insieme a familiari, autorità civili e rappresentanti delle associazioni Combattentistiche e d’Arma.
La cerimonia religiosa, officiata dal Vicario episcopale per l’Esercito, don Gianfranco Pilotto, ha culminato con la resa degli onori militari e la consegna dell’urna ai familiari. Nel pomeriggio, le spoglie di Minciotti sono giunte a Porchiano del Monte, dove il Sindaco di Amelia, Avio Proietti Scorsoni, insieme al Luogotenente Saba, al Capitano Castellani e ai rappresentanti dell’Associazione Carabinieri in congedo, ha presieduto la cerimonia di sepoltura.
Il primo cittadino ha dichiarato: “Oggi Luigi torna finalmente a casa, nella sua terra e tra la sua gente”. E ha aggiunto: “La sua storia, come quella di tanti giovani che rifiutarono la sopraffazione e scelsero la libertà, è un patrimonio di memoria che dobbiamo custodire con rispetto e gratitudine”.
Il Comune di Amelia ha espresso gratitudine al Ministero della Difesa e all’Esercito Italiano per il loro impegno nel recupero e nella restituzione dei caduti italiani lontano dalla patria, ribadendo la volontà di mantenere viva la memoria storica come fondamento di civiltà e coesione sociale.
Poche settimane prima della cerimonia ad Amelia, il 20 settembre scorso, il Prefetto di Bologna Enrico Ricci aveva conferito un riconoscimento alla memoria di Luigi Minciotti e di altri undici patrioti deceduti nei lager nazisti. L’occasione è stata la prima Giornata nazionale dedicata agli internati italiani nei campi di concentramento tedeschi, istituita con la legge n. 6 del 13 gennaio 2025.
“Oggi è una giornata importante, la prima dedicata agli internati italiani nei campi di concentramento tedeschi. Una giornata che ricorda il sacrificio dei nostri militari: furono più di 650mila fatti prigionieri nei giorni successivi all’8 settembre”, ha spiegato il prefetto Ricci nel suo intervento.
La data del 20 settembre non è casuale: in quel giorno del 1943, Adolf Hitler modificò la condizione dei prigionieri italiani, trasformandoli in “internati militari” e obbligandoli al lavoro coatto nei campi di concentramento. La libertà, ha spiegato Ricci, sarebbe arrivata solo per chi avesse scelto di collaborare con i nazisti o con la Repubblica Sociale Italiana.
“La stragrande maggioranza di loro, nonostante le vessazioni, rifiutò ogni collaborazione”, ha ricordato il prefetto. “Cinquanta mila non rientrarono. In un momento tragico i nostri nonni seppero fare la scelta giusta. Quel sacrificio è un atto fondativo della nostra Repubblica”.
La vicenda di Luigi Minciotti si intreccia oggi con una rinnovata attenzione alla memoria storica e al valore civile del rifiuto della sopraffazione. La sua figura, restituita alla comunità di Porchiano del Monte, testimonia la dignità di chi, pur in condizioni estreme, non rinunciò ai propri ideali.
L’Amelia di oggi, insieme alle istituzioni militari e civili, lo ha ricordato come un uomo libero anche nella prigionia, esempio di quella generazione che non piegò la testa.
Il ritorno delle sue spoglie nella terra natale – e il recente riconoscimento istituzionale a Bologna – completano un percorso di memoria che restituisce al Paese una delle sue tante storie taciute, ma decisive nel fondare i valori della Repubblica.