Condannata a tre anni con l’accusa di calunnia ai danni di Patrick Lumumba, Amanda Knox ieri sera è stata ospite del programma “Cinque Minuti” condotto da Bruno Vespa su Rai 1. L’americana, che oggi vive a Seattle con marito e due figlie piccole, è ancora al centro delle cronache italiane nell’ultimo capitolo di una lunga e travagliata vicenda giudiziaria. Inizialmente accusata e condannata, insieme all’allora fidanzato Raffaele Sollecito, per l’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher, avvenuto il primo novembre 2007 a Perugia, Knox era stata assolta definitivamente nel 2015.

La Knox nella prima fase delle indagini per l’omicidio di Meredith Kercher, nominò Patrick Lumumba, barista congolese e all’epoca suo datore di lavoro, quale possibile autore del delitto. L’uomo fu arrestato e scagionato due settimane dopo quando dimostrò di avere un alibi più che inattaccabile per quella tragica notte. Lumumba era infatti nel suo bar, circostanza confermata da 12 testimoni. Quell’accusa iniziale aveva determinato gravi conseguenze nella vita dell’uomo, sia a livello personale che professionale. Lumumba l’aveva quindi portata in tribunale con l’accusa di calunnia. Knox mercoledì scorso nell’aula della Corte d’Assise di Firenze aveva chiesto di dichiararsi innocente sostenendo che le accuse verso Lumumba erano il risultato delle pesanti torture psicologiche a cui era stata sottoposta durante l’interrogatorio condotto dalla Polizia italiana. “Un verdetto ingiusto e scorretto” così aveva commentato la cittadina americana, annunciando la volontà di ricorrere in Cassazione.

Amanda Konx da Vespa: “Io e Sollecito siamo stati torturati psicologicamente”

Amanda Knox da Vespa parla e risponde in un ottimo italiano, così come già in sede dell’ultimo processo. A Vespa che le ha chiesto perché trovasse ingiusta la condanna per calunnia ha riposto “Non ho calunniato, sono stata torturata dai poliziotti, così come riconosciuto dalla Corte Europea dei Diritti Umani. I miei diritti sono stati violati. Io e Patrick (Lumumba ndr) siamo vittime delle stesse persone e degli stessi fatti“.

A Vespa che la fa riflettere sulla gravità dell’accusa mossa verso Lumumba, risponde facendo riferimento al suo memoriale, redatto mentre era detenuta nel carcere perugino di Capanne in cui aveva scritto di non sapere chi avesse ucciso Meredith. Vespa torna quindi a quella notte maledetta in cui è stata assassinata Meredith e per cui è stato condannato definitivamente il cittadino ivoriano Rudy Guede. “Non mi sorprende” ha commentato Knox, facendo riferimento ai precedenti di Guede.

Vespa apre quindi l’argomento Sollecito. “Abbiamo passato insieme una cosa terribile insieme, lui per me è una persona sempre molto importante, siamo vicini. Quella notte siamo stati tutti e due torturati dagli inquirenti fino a non credere più in noi stessi, era gaslighting. Lui è stato sottoposto a questa tortura insieme a me“. Knox definisce Sollecito “una bravissima persona” che a suo dire ha sempre fatto la cosa giusta, nonostante all’epoca stessero insieme soltanto da una settimana: “lui sapeva che io ero innocente” ha sottolineato.

Quella notte pesa ancora nella sua vita?” le chiede Vespa. “Certo, io ero una studentessa anonima, sono diventata la ragazza più odiata nel mondo. Ho rappresentato tutte le cose brutte che si potevano pensare di una donna. Io sono qua per dire che sto dicendo la verità da sempre, che ho avuto ragione da sempre e sono innocente e voglio che la storia ricordi la verità, anche per i miei bambini“. Knox fa riferimento anche ai vari epiteti con cui è stata chiamata nel corso della sua lunga vicenda giudiziaria, incluso Foxy Knoxy. “Sono rimasta sconvolta, sorpresa, era surreale per me perché non si parlava di me” ha commentato.

Vespa le ha chiesto infine della sua attuale attività, l’impegno verso persone ingiustamente detenute in carcere e se ci fosse un caso che l’ha colpita più di altri. Knox fa riferimento a Chico Forti. “Ti invito anche a chiedere a lui qui (in questo programma ndr)”. “Già fatto” risponde Vespa. “Speriamo che riuscirà a uscire” conclude Knox.