I difensori di Amanda Knox, da sempre al centro di una delle vicende giudiziarie più seguite degli ultimi anni, stanno attentamente valutando il ricorso in Cassazione, cioè le mosse future dopo la recente condanna per calunnia nei confronti di Patrick Lumumba.
Secondo la sentenza, Knox avrebbe accusato Lumumba dell’omicidio di Meredith Kercher al fine di allontanare da sé i sospetti Questa decisione è giustificata dal fatto che Knox si trovava in una posizione critica e non poteva prevedere l’esito dell’inchiesta.
Il caso di Amanda Knox probabilmente andrà in Cassazione: ulteriori sviluppi
Con la sentenza in mano, gli avvocati Luca Luparia Donati e Carlo Dalla Vedova non si sono arresi al verdetto emesso dalla Corte d’assise d’appello di Firenze. Infatti, stanno considerando di portare il caso all’attenzione della Corte di Cassazione. “Esistono vari profili di censurabilità che possiamo presentare davanti alla Suprema Corte”, ha dichiarato all’ANSA Luparia Donati.
Il ricorso alla Suprema Corte rappresenta l’ultimo stadio di un percorso lungo e tortuoso, che dura da anni. Tuttavia, il caso continua a polarizzare l’opinione pubblica, divisa tra chi crede nell’innocenza di Knox e chi, come il legale di Lumumba.
L’ultimo capitolo della vicenda giudiziaria di Amanda Knox non fa che rafforzare una linea di continuità che ha caratterizzato tutto il procedimento legale. Dalla prima sentenza, passando per i vari gradi di giudizio, fino ad arrivare all’ultima decisione della Corte d’assise d’appello di Firenze, tutte le corti che hanno esaminato il caso hanno confermato la responsabilità penale di Knox per il reato di calunnia. Questa coerenza nelle decisioni giuridiche è stata rimarcata anche dall’avvocato Pacelli, il legale di Lumumba. Infatti, ha sottolineato come ogni tribunale abbia raggiunto le stesse conclusioni, riconoscendo la sussistenza del reato e la colpevolezza dell’imputata.
Italia condannata per violazione dei diritti
La vicenda legale di Amanda Knox si arricchisce anche di una nuova dimensione, quella del confronto tra le decisioni dei tribunali italiani e quelle delle istituzioni europee. L’avvocato Luparia Donati ha infatti sollevato un tema che va oltre il singolo caso giudiziario, puntando il dito su un possibile tentativo di ridurre l’influenza delle sentenze sovranazionali. Il riferimento è alla decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo, che aveva in precedenza condannato l’Italia per violazione dei diritti di Knox. Secondo il legale, c’è una tendenza a proteggere le sentenze nazionali anche quando queste sono messe in discussione da istituzioni internazionali, le quali hanno come obiettivo primario la tutela dei diritti fondamentali.
La ferma reazione del legale di Lumumba
Se da una parte la difesa di Amanda Knox si prepara a nuove battaglie legali, dall’altra il fronte che rappresenta Patrick Lumumba non mostra alcuna esitazione nel difendere il verdetto appena emesso. L’avvocato Carlo Pacelli, che assiste Lumumba, ha espresso la sua soddisfazione per la conferma della condanna di Knox, dichiarando che la sentenza della Corte d’assise d’appello di Firenze è il risultato di un’analisi giuridica accurata e rigorosa. “La colpevolezza di Amanda Knox per le accuse calunniose mosse contro il mio assistito è stata confermata al di là di ogni ragionevole dubbio”, ha affermato Pacelli. Secondo il legale, questa sentenza rappresenta un’ulteriore tappa in un percorso giudiziario che ha sempre visto una netta convergenza di opinioni tra i vari gradi di giudizio.
La presenza di Knox la notte dell’omicidio
I giudici, per la sentenza hanno sottolineato un dettaglio da considerare: Amanda Knox era l’unica delle coinquiline di Meredith Kercher presente a Perugia la sera in cui avvenne l’omicidio. Inoltre, aveva accesso all’abitazione grazie alla chiave, circostanza che la poneva in una posizione di rilievo nel contesto delle indagini. Nonostante la situazione e il memoriale scritto nei giorni successivi, Knox non chiarì agli inquirenti l’estraneità di Lumumba rispetto al crimine, malgrado avesse mostrato un certo senso di colpa.