Il caso giudiziario che ha tenuto con il fiato sospeso non solo l’Italia ma l’intero panorama internazionale per quasi due decenni sembra non trovare ancora una conclusione. Il processo per calunnia in cui è imputata Amanda Knox, tenutosi oggi alla Corte d’Assise di Appello di Firenze, non ha ancora una chiusura. La giudice Annamaria Sacco, ha deciso di prendere tempo e rimandare al 5 giugno la sentenza definitiva, che confermerà o meno la condanna per calunnia a Knox.

L’accusa nei confronti dell’ex studentessa americana, assente oggi in aula perché negli Stati Uniti dove vive con i suoi due figli, è di calunnia ai danni di patrick Lumumba. I suoi legali, gli avvocati Luca Luparia Donati e Carlo Dalla Vedova, hanno chiesto la completa assoluzione. L’accusa invece, nei panni del sostituto procuratore generale Ettore Squillace, ha chiesto la conferma della condanna a tre anni. Anni che Amanda Knox ha comunque già scontato in carcere.

Processo per calunnia ad Amanda Knox, un verdetto atteso

Dopo quasi diciassette anni di processi, la vicenda giudiziaria che ha coinvolto Amanda Knox sembra avvicinarsi alla sua conclusione. Il triste fatto ha inizio, infatti, il 1 novembre 2007. Data in cui si ritrova il corpo di Meredith Kercher, una studentessa inglese di 21 anni in Erasmus a Perugia. La ragazza viene trovata morta nella sua camera, vittima di un brutale assassinio. L’attenzione mediatica nazionale e internazionale si concentra rapidamente su quattro sospettati: Patrick Lumumba, Rudy Guede, Amanda Knox e Raffaele Sollecito.

Un percorso giudiziario lungo e complesso, quello sul caso Meredith, ma soprattutto mediaticamente importante. Non solo le inchieste e le indagini, ma anche le varie fasi del processo, sono state trasmesse nella tv nazionale facendo nascere dibattiti e dubbi sul cosiddetto caso Meredith. Nel corso degli anni, il caso ha attraversato cinque gradi di giudizio. Inizialmente ha visto la condanna per omicidio ad Amanda Knox e Raffaele Sollecito nel 2009. I due sono stati poi assolti nel 2011, sebbene a Knox fosse stata attribuita una condanna per calunnia nei confronti di Lumumba. La sentenza di assoluzione venne però annullata successivamente e nel 2013 la colpevolezza fu nuovamente affermata. Salvo poi essere definitivamente ribaltata dalla Cassazione nel 2015.

Il memoriale e l’accusa di calunnia ai danni di Lumumba

Il fulcro della questione attuale risiede nel memoriale scritto da Amanda Knox il 6 novembre 2007, in cui la ragazza accusava Patrick Lumumba, suo datore di lavoro, di essere coinvolto nell’omicidio. Quest’accusa portò Lumumba in carcere per due settimane, nonostante l’uomo fosse estraneo ai fatti. Rudy Guede, l’unico condannato definitivo, ha ottenuto invece la semilibertà nel 2019.

All’ultimo appello di oggi di fronte alla Corte d’Assise di Appello di Firenze, il procuratore Ettore Squillace, nel richiedere la conferma della condanna per calunnia, ha sottolineato le dichiarazioni confuse di Knox. La donna all’epoca dei fatti in un momento di dubbio scrisse nel suo memoriale di “vedere” Lumumba come l’assassino, nonostante poi la stessa Knox abbia ritrattato.

Gli avvocati di Knox hanno invece sottolineato come il memoriale debba essere considerato una prova a favore della loro assistita. Questo perché evidenzierebbe le difficoltà linguistiche e le condizioni psicologiche sotto pressione di Knox la sera in cui ha scritto quelle parole. Hanno inoltre richiamato l’attenzione sulla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, che ha condannato l’Italia per “tortura psicologica” nei confronti di Knox. Ma anche sulla necessità di rivedere gli elementi “pregiudizievoli” alla luce del nuovo articolo 628 bis del codice di procedura penale.

La decisione finale che, si spera, metterà un punto alla vicenda giudiziaria è rimandata al prossimo giugno e attesa con grande interesse.