Ultima fermata Terni, capolinea della politica umbra e hub delle prossime elezioni, là dove si deciderà – probabilmente grazie ai voti di Alternativa Popolare – il destino della Regione per i prossimi cinque anni. Lo sanno bene quelli della sinistra. Che nelle ultime settimane hanno scelto solo due temi di campagna elettorale. Quello della sanità che non funziona. E quello degli attacchi personali a Stefano Bandecchi. Che 17 mesi fa guardavano come un faro nella notte, perché capace di sconfiggere “gli eredi del fascismo“. E che oggi, invece, è tornato ad essere per loro un autocrate da combattere. Con tutti i mezzi.
Lui, Bandecchi, in questo clima si sente come Jannick Sinner sul cemento di Flushing Meadows al match point di un grande slam. Surfa sulle sue iperboli verbali, naviga col vento in poppa mettendo il petto contro i proiettili, rispolvera la verve da consumato crooner dei comizi elettorali. Ed è così convinto di essere a un passo dal grande successo, che nemmeno si prende la scena nell’ultimo giorno di campagna elettorale.
Prima regala a Donatella Tesei l’allegoria del chicco di caffè. Poi prende per mano la sua gente. Stravolge la scaletta che la presidente del consiglio comunale Sara Francescangeli aveva magistralmente incastrato. E, lanciando i candidati della lista di Alternativa Popolare, recita il primo atto di quella che è convinto sarà un’epopea che parte da Terni per arrivare in Regione.
“Terni ha già vinto – scandisce col microfono in mano -. Mai una campagna elettorale per le regionali si era chiusa in questa città. Mai in passato. Terni è sotto i riflettori. Terni è tornata decisiva. E questo è perché ci siamo noi di Alternativa Popolare. E così stamattina è venuto il centrosinistra e oggi pomeriggio abbiamo dato spazio a tutta la coalizione. Perché dobbiamo far vincere Donatella Tesei“.
Il Bandecchi-pensiero è semplice, lineare e popolare. Tocca così al capolista Riccardo Corridore parlare di politica e di programmi.
La lunga marcia per la Regione di Alternativa Popolare si chiude al Palasport di Terni con la colonna sonora di sempre
“È stata una lunga marcia – chiarisce Riccardo Corridore, che sul territorio ha guidato la squadra che sta ricostruendo il brand di AP -. Ora siamo al momento decisivo. Per questo è importante che tutti quelli che ci hanno sostenuto nella grande impresa di governare il Comune di Terni, adesso facciano lo stesso per portarci in Regione. Una lunga marcia e un grande salto, che mette in gioco la centralità del nostro progetto. Siamo confidenti di farcela, perché abbiamo lavorato tanto e bene. Stiamo ridando importanza a una città che era stata fatta fallire dalla sinistra. E vogliamo aiutare Donatella Tesei e il centrodestra a fare lo stesos in Regione, dopo i danni lasciati dalla sinistra, soprattutto sulla sanità“.
Bandecchi guarda Corridore che parla al popolo di AP stando in fila con i candidati sul palco. E annuisce. Hanno imparato a conoscerlo anche quelli del centrodestra che prima lo osteggiavano. Gli ha lasciato il palco del PalaTerni perché è più importante vincere la partita che portare a casa una buona prestazione individuale. Glielo ha appena riconosciuto Marco Bucci, governatore della Liguria, che grazie all’ingresso in coalizione del sindaco di Terni e segretario nazionale di AP ha svoltato l’esito delle elezioni. Recuperando tra delusi, disillusi e potenziali astenuti. E poi c’è l’effetto psicologico. Di una coalizione che si allarga e che trova nuovi consensi e nuova linfa dall’ingresso di chi è stata capace da solo di batterla a Terni, l’ultima frontiera.
“È vero, siamo il nuovo e il cambiamento – spiega Riccardo Corridore -. Abbiamo dimostrato di saper governare. Mentre dall’altra parte c’è la protesta vuota, sciocca, senza contenuti. Abbiamo assistito in queste settimane ad attacchi personali, a menzogne ripetute, a episodi disdicevoli. Eppure siamo qua, coi candidati sul palco e col nostro popolo in platea che ancora sventola le bandiere e riempe il palazzetto, convinto delle nostre ricette. Convinto delle nostre azioni. Noi lavoriamo per un’Umbria migliore e siamo coesi intorno a un programma. La sinistra è divisa, ha paura e semina terrore. Ha fatto disastri e tornerà a farne se gli elettori gli daranno retta“.
Parte “Bomba o non bomba“, sventolano le bandiere. È il momento dei selfie. Ma nessuno starà fermo con le mani in mano. Si vota domenica e lunedì. “E il popolo di Alternativa Popolare – per dirla con Bandecchi – non dorme mai“.