Allerta di massimo livello in Umbria dopo l’ulteriore escalation in medioriente con l’attacco dell’Iran a Israele. E’ stato richiesto un ulteriore innalzamento del livello di sicurezza e di prevenzione per attività collegate al terrorismo in Italia. Questo l’imperativo che muove il ministero dell’interno: aggiornare gli obiettivi sensibili da tenere sotto il massimo controllo da parte delle autorità. Per questo il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha convocato oggi pomeriggio il comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica al Viminale con i vertici delle forze di polizia e dell’intelligence.

Il timore non è legato soltanto alle possibili proteste che potrebbero svolgersi nei prossimi giorni, ma anche alle azioni delle cellule dormienti, i cosiddetti “lupi solitari”: soggetti ritenuti particolarmente a rischio per la sicurezza nazionale, che potrebbero agire in maniera incontrollata e improvvisa. L’allerta terrorismo è di massimo livello anche nella regione Umbria. Le attività delle forze di polizia di stato, che lavorano a stretto contatto anche con gli altri organi di stato, si concentrano principalmente sulle cosiddette “piazze online”. La propaganda jihadista e l’attività di proselitismo, come già visto nei precedenti fatti di cronaca, si muove soprattutto sul web. La regione umbria in particolare ricorda il caso che ha coinvolto Anan Yaeesh, detenuto a Terni.

Allerta di massimo livello: la riunione al Viminale

Consapevole di ciò, già nei mesi scorsi, lo stesso ministro Piantedosi si era raccomandato con i prefetti sul territorio nazionale di aggiornare costantemente la lista degli obiettivi sensibili nei territori di pertinenza. Gli obiettivi sensibili sono da considerarsi tali anche nelle loro accezioni meno “tradizionali”: non solo sinagoghe o sedi diplomatiche ma anche realtà imprenditoriali israeliane o palestinesi. Rientrano nello stato di allerta perfino realtà italiane che siano in qualche modo collegate con le comunità ebraiche. La chiamata alle armi da parte degli attori musulmani per la gestione del conflitto in corso, sulla scia di quanto accaduto già in vista dei quarti di finale di Europa League è contro Israele, contro i paesi alleati di Tel Aviv e più in generale contro i simboli dell’occidente. Gli obiettivi sensibili principali per l’allerta di massimo livello in Umbria sono allora soprattutto i luoghi di culto, come la basilica di San Francesco d’Assisi. Sorveglianza speciale adoperata anche nei principali siti turistici e nelle infrastrutture che contano su un’elevata affluenza di persone.

Le missioni all’estero

L’allerta e l’attività di prevenzione prevedono anche il rientro dei cittadini italiani impegnati all’estero, nelle zone interessate dal conflitto. Questo è stato il caso anche del presidente della fondazione Aiutiamoli a Vivere, Fabrizio Pacifici, che è rientrato a Terni. Come riportato anche dal Corriere dell’Umbria, il presidente è sembrato molto preoccupato: “Dopo i fatti di sabato sera si rischia un’escalation senza ritorno“.

Mentre l’allerta terrorismo resta alta anche nella regione Umbria, Pacifici torna in Italia con gli altri volontari impegnati a Gerusalemme nella serata di venerdì: “Basta un piccolo errore per scatenare l’irrecuperabile. Mi auguro ci si fermi prima che sia troppo tardi“. Ma la situazione drammatica che affligge l’alveo mediorientale non impedisce le attività benefiche della fondazione che continua ad essere attiva attorno a Rafah, sul confine egiziano. Sarebbero già riusciti a mettere in salvo infatti due famiglie palestinesi con 13 persone che ora vivono tra Terni e Polino. La fondazione Aiutiamoli a vivere, con sede proprio a Terni, fa sapere di voler tornare in Terra Santa tra due settimane per portare generi di prima necessità ed assistenza sanitaria. L’intenzione è quella di organizzare missioni simili anche in Ucraina.