Il mondo del calcio piange la scomparsa di Aldo Agroppi, figura iconica dello sport italiano, venuto a mancare all’età di 80 anni. L’ex calciatore del Torino e allenatore di squadre come Perugia, Pisa e Fiorentina si è spento all’ospedale di Piombino, dove era ricoverato per una polmonite bilaterale. Agroppi era un uomo che ha lasciato un segno indelebile nel calcio, non solo per le sue doti tecniche, ma anche per il lato umano e passionale che traspariva in ogni sua avventura sportiva. In esclusiva per Tag24 Umbria, Walter Novellino, ex compagno di squadra e amico, ha voluto ricordare con affetto Aldo Agroppi.

Lutto nel mondo del calcio, ci lascia Aldo Agroppi: il ricordo di Walter Novellino

Walter Novellino, lo ha voluto ricordare così: “Aldo Agroppi era come un fratello maggiore per me. Mi ha aiutato quando ero ragazzo al Torino e al Perugia. È stato mio testimone di nozze, una persona a cui devo tantissimo”. Le parole di Novellino riflettono il forte legame tra i due, che si erano conosciuti nei primi anni di carriera e avevano mantenuto un rapporto stretto nonostante le vicissitudini della vita.

Novellino ha sottolineato anche il suo attaccamento al Perugia,: “Seguo sempre il Grifo, la nuova proprietà sta andando nel verso giusto e speriamo che arrivino i risultati”. Parole che uniscono memoria e speranza, in un momento in cui il calcio italiano si stringe attorno alla famiglia Agroppi e a tutti coloro che ne hanno apprezzato le qualità umane e professionali.

La carriera di Aldo Agroppi: dal Torino al Perugia, un protagonista del calcio italiano

Aldo Agroppi nasce calcisticamente nel Piombino, sua città natale, dove debutta in Serie D nella stagione 1960-1961. Le sue qualità non passano inosservate: il Torino lo acquista, cedendolo in prestito a diverse squadre per farlo maturare. Dopo esperienze formative con Genoa, Ternana e Potenza, Agroppi torna ai granata nella stagione 1967-1968.

Il suo esordio in Serie A coincide con un momento storico, il giorno della tragica scomparsa di Luigi Meroni. Nonostante il contesto drammatico, Agroppi si afferma come pilastro del centrocampo granata, contribuendo alla conquista di due Coppe Italia (1967-1968 e 1970-1971), i primi trofei del Torino dopo la tragedia di Superga. Con i granata, Agroppi si distingue per la sua dedizione e il suo spirito combattivo, diventando una delle bandiere del club.

Nel 1975 approda al Perugia, dove vive due stagioni da protagonista in Serie A. Con il Grifo, Agroppi si guadagna la fascia di capitano e diventa un punto di riferimento per la squadra. Il suo contributo non si limita al campo: il suo carisma e la sua esperienza sono fondamentali per la crescita della compagine umbra. Agroppi chiude la carriera da calciatore nel 1977, lasciando un segno indelebile in tutte le squadre in cui ha militato.

Anche in nazionale, Agroppi lascia il suo contributo con 5 presenze e un debutto memorabile nel 1972 contro la Romania. La sua versatilità e il suo impegno gli valgono la stima di tecnici e compagni, rafforzando la sua immagine di uomo di calcio completo.

La carriera da allenatore

Terminata la carriera da giocatore, Agroppi si dedica alla panchina, iniziando dalle giovanili del Perugia. Nel 1980-1981 debutta in Serie B alla guida del Pescara, ma il suo nome si lega soprattutto al Pisa, che riesce a riportare in Serie A nella stagione successiva.

Il 1984-1985 lo vede protagonista di un campionato straordinario con il Perugia in Serie B: i biancorossi perdono una sola partita, un record ancora imbattuto, e sfiorano la promozione in massima serie per un solo punto. Questi successi lo portano alla Fiorentina, dove ottiene un quarto posto in Serie A. Tuttavia, la sua esperienza a Firenze è segnata da tensioni con la tifoseria, culminate in un episodio di violenza da parte degli ultras.

Gli anni successivi vedono Agroppi affrontare sfide sempre più difficili: esoneri a Como e Ascoli, una retrocessione con quest’ultima e un ritorno amaro alla Fiorentina nel 1992-1993, dove non riesce a evitare la retrocessione dei viola. Nonostante le difficoltà, il nome di Agroppi rimane legato a un calcio più romantico e autentico, lontano dalle dinamiche economiche che oggi dominano il panorama sportivo.