La nomina di Alberto Liguori, già Procuratore della Repubblica a Terni, alla procura di Civitavecchia dovrà ora essere ratificata dal plenum del Csm. Il magistrato di San Demetrio Corone in provincia di Cosenza è a fine mandato alla Procura di Terni.
Alberto Liguori terminerà quest’estate il suo mandato a Terni dopo 8 anni
La quinta commissione del Consiglio Superiore della Magistratura ha proposto il magistrato cosentino Alberto Liguori, originario di San Demetrio Corone, come nuovo procuratore capo di Civitavecchia. A quasi due anni dalla poltrona lasciata vuota dal dottor Andrea Vardaro.
Il magistrato ha ottenuto quattro voti ed un’astensione. Un componente invece era assente. Nel corso di questi quasi 24 mesi, con la Procura retta dal procuratore capo facente funzione Alessandro Gentile, di nomi ne sono usciti diversi, ma mai ufficiali. Liguori, è procuratore capo a Terni, già presidente del tribunale di Sorveglianza di Catanzaro e membro di Palazzo Bachelet. Liguori aveva presentato domanda anche per la procura di Cosenza.
La candidatura di Liguori è avvenuta dopo che ha ottenuto di recente un provvedimento favorevole da parte del Consiglio di Stato, che ha definitivamente annullato la delibera di non conferma delle sue funzioni direttive di primo grado durante il periodo in cui era procuratore capo di Terni. Superato questo ostacolo, Liguori si candida ora per diventare il capo di una delle procure più importanti del Lazio, dopo quella di Roma.
Chi è il magistrato di San Demetrio Corone
Alberto Liguori è di San Demetrio Corone, paese della provincia di Cosenza. Fiero della sua origine albanese ha un legame profondo con il suo vecchio liceo classico Dante Alighieri, dove torna a far visita molto spesso.
Liguori si è fatto le ossa in Sicilia, nel ruolo di pm a Enna. A metà anni 90′ è diventato pm della procura di Cosenza. Nel 2016 succede a Cesare Martellino e viene nominato magistrato della procura di Terni.
Queste le sue parole subito dopo il giuramento alla procura di Terni:
”Oggi sono veramente emozionato, come non lo sono mai stato nelle precedenti analoghe occasioni. Probabilmente perché Terni è stata la mia prima opzione, e ci siano scelti, io e la città, in occasione di una visita solitaria risalente a febbraio. Ho sperimentato un rapporto forte ed intenso con la sensibilità della città, certamente inusuale in primo ingresso”.
Nel dicembre 2023 aveva tracciato il bilancio di un anno passato a tentare di mettere un freno alle violenze da codice rosso. I provvedimenti cautelari d’urgenza sono all’ordine del giorno e vengono presi per tutelare la vita delle vittime . In procura dal primo gennaio del 2023 sono arrivate qualcosa come duecentocinquanta notizie di reato tra maltrattamenti in famiglia e atti persecutori. Una media di più di 25 segnalazioni al mese, quasi una al giorno.
Queste le sue dichiarazioni a riguardo:
”L’allarme che consegnano gli oltre 250 casi di denunce per codice rosso è costituito dal tasso di violenza, aumentato tra le mura domestiche: violenze fisiche e morali sempre più drammatiche e conseguente riduzione in schiavitù delle vittime, spesso in presenza di minori.
Sono dati che devono far riflettere sul tasso di violenza che vive all’interno delle mura domestiche ma non vanno trascurati quelli relativi al cosiddetto codice nero. Troppe donne non ce la fanno, non trovano il coraggio, tra timori di pubblicizzazione del proprio dramma e bisogno di protezione dei figli, di denunciare.
Perché è facile nei convegni e nelle occasioni pubbliche invitare le donne ad aprire un cono di luce sulla privacy familiare e l’emersione di umiliazioni che durano da anni. L’affrancazione dall’aguzzino di turno ha un costo economico e sociale di cui noi tutti dobbiamo farci carico, specie economico. Nella realtà ternana l’età media delle vittime è di 44/40 anni. Vivono in contesto familiare monoreddito, a carico di mariti o compagni”.