Oltre tremila agricoltori si sono radunati a Perugia per protestare contro la crescente presenza di cinghiali, chiedendo un intervento urgente per gestire e contenere la fauna selvatica. La grande mobilitazione, organizzata da Coldiretti Umbria, ha portato all’attenzione delle istituzioni le gravi conseguenze di un problema ormai fuori controllo.
Nel 2024, l’Umbria sta affrontando una vera e propria emergenza legata alla presenza eccessiva di cinghiali, stimati in circa 150.000 esemplari. La situazione ha portato a danni ingenti per l’agricoltura, con un costo totale di quasi 7 milioni di euro negli ultimi anni.
Inoltre, i cinghiali rappresentano un pericolo significativo anche per la sicurezza stradale e la salute pubblica, contribuendo alla diffusione della peste suina africana, una malattia altamente contagiosa per i suini domestici ma non per l’uomo.
Gli agricoltori contro i cinghiali: un problema incontrollato
La proliferazione incontrollata di questi ungulati sta causando danni ingenti alle colture e mettendo a rischio la sicurezza dei cittadini. Secondo le stime, in Umbria ci sarebbero addirittura 300mila cinghiali, un numero che il presidente di Coldiretti Umbria, Albano Agabiti, definisce “insostenibile”. È necessario agire con urgenza per affrontare questa calamità.
I trattori che hanno sfilato per le strade di Perugia, circondando il palco centrale, sono stati la voce forte e determinata degli agricoltori, che chiedono provvedimenti concreti. Slogan come “Proteggiamo il nostro futuro” e “Ci siamo stufati degli ungulati” hanno espresso tutto il loro disappunto e la richiesta di soluzioni immediate.
Coldiretti ha presentato alle autorità regionali un pacchetto di richieste, tra cui un piano straordinario per il contenimento dei cinghiali e la semplificazione delle procedure amministrative. Gli agricoltori umbri sperano che il grido d’allarme lanciato a Perugia possa finalmente smuovere le istituzioni e trovare risposte concrete a questa emergenza.
Albano Agabiti, presidente regionale di Coldiretti, ha espresso con forza le sue preoccupazioni durante la manifestazione: “Rivendichiamo prima di tutto delle questioni di giustizia per tutta la società. La presenza dei cinghiali sta diventando insostenibile con un impatto devastante sulla produzione alimentare, sull’ambiente e sulla biodiversità. C’è quindi solo un modo di agire ed è quello di ridurre drasticamente la loro presenza anche perché non sono animali autoctoni, non erano presenti nei nostri territori“.
Impatto economico e ambientale
La proliferazione dei cinghiali non è solo una minaccia per le colture agricole ma rappresenta anche un rischio per la biodiversità e l’ambiente. La diffusione della peste suina africana è un ulteriore motivo di preoccupazione, poiché potrebbe compromettere gravemente l’allevamento suinicolo, un settore vitale per l’economia locale. Agabiti ha dichiarato che un piano straordinario è l’unica soluzione efficace per contrastare questo fenomeno. Ha aggiunto, infatti: “Ai danni alle coltivazioni si è aggiunto l’allarme della peste suina africana, la malattia non trasmissibile all’uomo che i cinghiali rischiano di diffondere nelle campagne, mettendo in pericolo gli allevamenti suinicoli sul territorio e, con essi, un settore importante per produzione, occupazione e indotto“.
Durante la manifestazione, svoltasi in concomitanza con una sessione dell’Assemblea legislativa regionale, Coldiretti ha lanciato un appello alla classe politica, chiedendo risposte immediate e concrete. In particolare, la semplificazione burocratica, l’adozione di un progetto di filiera per la zootecnia e l’approvazione di un regolamento per le fattorie sociali sono considerate priorità fondamentali. Queste ultime, infatti, sono viste come un’importante opportunità di sviluppo per il settore agricolo e per l’intera comunità: “Stiamo chiedendo una forte semplificazione della burocrazia con il varo di un piano della semplificazione, ma anche un progetto di filiera sulla zootecnia, elemento importante per la crescita del nostro territorio, ed infine il varo del regolamento per le fattorie sociali che sono una vera e propria opportunità non solo per le imprese ma anche per la società”.