L’Umbria, come anche il resto d’Italia, ha vissuto un’estate movimentata. Agosto ha riportato, oltre al caldo, il Covid sulle prime pagine dei giornali, con un’impennata di contagi e ricoveri che non si vedeva da tempo. Nella prima settimana del mese, dopo un luglio intenso, il virus ha ripreso a correre, con 328 nuovi casi e un’incidenza che ha toccato quota 38,2 ogni 100.000 abitanti. E nonostante i numeri siano poi calati, gli esperti avvertono: i dati ufficiali non raccontano tutta la storia.

Umbria, il peso del Covid torna sugli ospedali

A spingere questa nuova ondata estiva ci hanno pensato le varianti della Pirola, in particolare la sottovariante Jn.1, sorvegliata speciale a livello internazionale. La sua capacità di diffondersi rapidamente ha fatto schizzare i contagi: dai 71 casi settimanali di inizio luglio, siamo balzati a 328 il 6 agosto. In soli sette giorni, il virus ha riempito le pagine dei bollettini con una media di 47 contagi al giorno, e la conta degli attualmente positivi ha toccato quota 1.142, il punto più alto degli ultimi mesi.

Ma non è solo questione di numeri. I contagi in aumento si sono tradotti presto in un’ondata di ricoveri. Da otto pazienti Covid a luglio, si è arrivati a 74 in poche settimane, con un picco di 78 degenti il 13 agosto. E come se non bastasse, il reparto di terapia intensiva ha visto crescere i suoi numeri, con sei pazienti critici registrati l’8 agosto. Un tuffo nel passato, che riporta la memoria ai momenti più duri della pandemia.

Se i numeri ufficiali sono già preoccupanti, la situazione reale potrebbe essere anche peggiore. Lo sostiene, scrive il Messaggero, Marco Cristofori, responsabile della sorveglianza sanitaria dell’Ausl Umbria 2. La riduzione dei tamponi e l’uso massiccio dei test fai-da-te rendono complicato ottenere una fotografia completa dell’epidemia. Il tasso di positività racconta molto: siamo passati dall’1,3% del 9 luglio a un sorprendente 24,3% il 6 agosto. Eppure, i tamponi ufficiali si sono drasticamente ridotti: dai 1.421 test della settimana del picco ai 955 della successiva. Insomma, il virus si nasconde, ma non scompare.

Il paradosso dei ricoveri, con l’Umbria in testa

C’è un dato che mette in crisi ogni speranza di tregua: il rapporto tra ricoveri e casi attivi. A luglio, questo valore era dell’1,3%, poi è raddoppiato e ha continuato a crescere fino al 7,1% nel momento di maggiore diffusione. Un segnale che il Covid non ha mai smesso di far sentire il suo peso sugli ospedali umbri. E anche se il dato è leggermente calato al 6,85%, gli ospedali restano sotto pressione.

L’ultimo monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità, pubblicato il 16 agosto, ha messo l’Umbria al vertice per occupazione dei reparti Covid. Ben il 10,7% dei letti dell’Area medica è occupato da pazienti con il virus, una percentuale che distanzia di molto la media nazionale ferma al 3%. Anche le terapie intensive hanno visto un calo, ma la situazione rimane delicata. Il Covid, dunque, non si arrende.

La situazione nazionale: impennata estiva dei casi e timori per l’autunno

Ad agosto 2024, l’Italia ha visto un preoccupante aumento dei casi di Covid, spinto principalmente dalla diffusione della variante Kp3 e dal calo dell’immunità generale della popolazione. 

Nella prima settimana del mese sono stati registrati oltre 18.000 nuovi casi, con un incremento del 7% rispetto alla settimana precedente. Il numero di ricoveri ha seguito lo stesso andamento, con un aumento del 26%, toccando quota 1.555 pazienti ospedalizzati. 

Anche le terapie intensive hanno subito una leggera crescita, sebbene con numeri più contenuti. Questo incremento si è verificato in un periodo estivo caratterizzato da alte temperature, che ha contribuito ad aggravare i sintomi nelle fasce più fragili della popolazione. La preoccupazione maggiore riguarda il prossimo autunno, quando si teme un’ulteriore impennata dei contagi: ritorna lo spauracchio della chiusura totale.