Nuovi sviluppi sul caso della 36enne eugubina aggredita nella notte tra il 4 e 5 settembre 2025: la donna è ancora traumatizzata ma collabora con gli inquirenti. Contestati i reati di violenza sessuale di gruppo, lesioni personali e tentata rapina. Interrogatorio di garanzia davanti al GIP Giubilei.
Un’aggressione brutale ha scosso il cuore di Gubbio. Nella notte tra il 4 e 5 settembre 2025, una donna eugubina di 36 anni è stata aggredita in Piazza Quaranta Martiri, un luogo simbolico della città. Le sue urla hanno attirato l’attenzione di un gruppo di giovani che, passando casualmente di lì, hanno subito dato l’allarme e prestato i primi soccorsi.
Dopo l'arrivo dei Carabinieri, la donna è stata trasportata dal 118 all’Ospedale di Branca, dove ha ricevuto le prime cure. È ancora profondamente scossa e spaventata per quanto accaduto.
Gli inquirenti hanno ascoltato più volte la vittima per chiarire la dinamica dei fatti. Le ipotesi di reato contestate agli indagati sono violenza sessuale di gruppo, lesioni personali e tentata rapina.
La Procura sta coordinando le indagini, che comprendono l’analisi dei filmati delle telecamere di sorveglianza, testimonianze e perizie medico-legali.
Tre le persone finite sotto accusa: due fratelli di 36 e 43 anni, originari di Nardò, in provincia di Lecce, ma domiciliati a Gubbio, e un 36enne di Gualdo Tadino.
Venerdì 19 settembre, davanti alla dottoressa Natalia Giubilei, Giudice per le Indagini Preliminari, si è tenuto l’interrogatorio di garanzia. I due fratelli si trovano attualmente nel carcere di Terni, mentre il terzo indagato è detenuto a Spoleto. Entrambi gli istituti sono dotati di sezioni specifiche per i reati di genere e i procedimenti previsti dal codice rosso.
I due fratelli, difesi dall’avvocato Ubaldo Minelli, hanno deciso di rispondere a tutte le domande del GIP, fornendo la loro versione dei fatti.
Uno dei due sostiene di non essersi mai trovato sul luogo dell’aggressione, mentre l’altro nega qualsiasi coinvolgimento in atti sessuali o violenti.
Secondo le dichiarazioni dei due, non avevano alcun motivo per compiere una rapina perchè avevano appena chiuso la propria attività commerciale e avevano in tasca l’incasso della giornata.
Al termine dell’interrogatorio, l’avvocato Minelli ha presentato istanza di scarcerazione per entrambi i fratelli, proponendo come misura alternativa gli arresti domiciliari.
Per il maggiore ha chiesto i domiciliari in provincia di Lecce, dai genitori, mentre per il fratello più giovane ha chiesto i domiciliari nella propria abitazione di Gubbio, con braccialetto elettronico.
La dottoressa Giubilei ha cinque giorni di tempo per pronunciarsi sulla richiesta, dopo aver acquisito il parere del Pubblico Ministero, Laura Reale.
Diversa la scelta difensiva per l’indagato di Gualdo Tadino, assistito dall’avvocato Giuliano Bellucci, che si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Una decisione che potrebbe avere riflessi sull’andamento delle indagini, poiché lascia in sospeso il contributo di un testimone-chiave della dinamica della notte.
Fondamentale anche la voce dell’uomo che si trovava insieme alla vittima al momento dell’aggressione. Si tratta di un eugubino di 46 anni, operaio, amico della donna, anch’egli rimasto ferito.
L'uomo è stato colpito ripetutamente con calci e pugni, ed è stato medicato in ospedale e dimesso con alcuni giorni di prognosi.
La sua ricostruzione dei fatti potrebbe risultare decisiva per l’individuazione delle responsabilità.
La vicenda ha suscitato profonda preoccupazione nella comunità eugubina, che chiede più sicurezza in Piazza Quaranta Martiri e nelle zone centrali durante le ore notturne.
“Non è possibile che una ragazza subisca una simile violenza nel cuore della città,” commenta un cittadino intervistato. “Serve più controllo e serve giustizia.”
L’episodio ha riportato l’attenzione sul tema della tutela delle donne e della prevenzione delle aggressioni in luoghi pubblici.
Entro pochi giorni sarà resa nota la decisione della dottoressa Giubilei sull’eventuale scarcerazione o concessione dei domiciliari. Si tratta di un passaggio importante che potrebbe cambiare lo scenario processuale e le misure cautelari per i tre indagati.
La 36enne aggredita è ancora provata, ma determinata a ottenere giustizia. La sua testimonianza, unita a quella del suo amico e ai riscontri oggettivi raccolti dagli inquirenti, rappresenterà il cuore del processo.