La presidente della Regione, Stefania Proietti, non ha risparmiato le parole durante l’ultima seduta del consiglio regionale dell’Umbria. Di fronte all’interrogazione della Lega, ha definito la tratta aerea Perugia-Bergamo un “bagno di sangue”. Non solo un fallimento economico da 800 mila euro in pochi mesi, ma anche una débâcle strategica con appena 13 mila passeggeri serviti. Una decisione che, come ha sottolineato la presidente, non rientrava nemmeno nel piano industriale dello scalo.

Con l’aeroporto in stallo, la stazione di Collestrada ferma al palo e il Nodo di Perugia intrappolato tra rinvii e polemiche, la regione si trova di fronte a un bivio. Rischia di trasformarsi in una terra di grandi ambizioni e altrettante occasioni mancate, mentre cittadini e imprese continuano a fare i conti con una mobilità che sembra un eterno work in progress.

Umbria, l’aeroporto San Francesco e il rischio di paralisi

Con 534.210 passeggeri registrati nel 2024, l’aeroporto San Francesco era il fiore all’occhiello della regione, ma oggi rischia di trasformarsi in una galleria di progetti incompiuti. Enrico Melasecche, consigliere della Lega, ha puntato il dito contro la gestione attuale, evidenziando il mancato supporto economico di Perugia e Assisi e il continuo rinvio del piano industriale della Sase. Il timore è che lo scalo perda la centralità conquistata a fatica negli anni, mentre le rotte strategiche continuano a svanire.

Bilancio senza contributi dai Comuni dell’Umbria

Proietti ha messo le mani avanti: il bilancio della Sase non prevede alcun contributo dai Comuni di Perugia e Assisi. Le casse comunali non possono essere chiamate in causa, ha spiegato, per decisioni che non rispettano la pianificazione strategica. Intanto, si lavora a nuove rotte internazionali, con l’obiettivo di agganciare l’onda lunga del Giubileo. Ma senza una direzione chiara e risorse concrete, il rischio è di navigare a vista, lasciando che il potenziale dello scalo si disperda.

Collestrada: una stazione che resta sulla carta

Non basta pensare ai cieli, bisogna guardare anche a terra. La nuova stazione ferroviaria di Collestrada, annunciata come il punto di svolta per i collegamenti con l’aeroporto, è ancora intrappolata nei meandri della burocrazia. Melasecche ha denunciato il blocco della variante urbanistica necessaria da parte del Comune di Perugia, nonostante i fondi siano già disponibili e i lavori previsti entro il 2027. Proposte come navette elettriche sono considerate soluzioni tampone, ma la vera sfida resta far partire i lavori.

Il Nodo di Perugia: il simbolo di una politica divisa

Come se non bastassero i problemi dell’aeroporto e della stazione, il Nodo di Perugia si conferma l’emblema di una regione Umbria incastrata tra progetti mastodontici e mancanza di volontà politica. La mozione della Lega per avviare i lavori del tratto Collestrada-Madonna del Piano è stata respinta con 13 voti contrari e 7 favorevoli. Un’opera che avrebbe decongestionato una zona attraversata ogni giorno da 200 mila veicoli, ma che ora resta ferma al palo.

Melasecche non ha nascosto la sua frustrazione: il Nodo è un’infrastruttura strategica, riconosciuta a livello nazionale, e senza un impegno deciso sarà impossibile ottenere i 500 milioni di euro necessari. Ma le voci contrarie, come quella di Fabrizio Ricci, insistono sull’impatto ambientale e sulla necessità di ripensare le strategie di mobilità. Consumo di suolo e inquinamento sono i cavalli di battaglia di chi vede nel Nodo una soluzione vecchia per un problema nuovo.

La giunta tra promesse e rinvii

Francesco De Rebotti, assessore regionale, ha fatto appello al dialogo, proponendo di riportare la questione in commissione per valutare alternative e coinvolgere le comunità locali. Ma la sensazione è che si stia comprando tempo. Nel frattempo, i 500 milioni per il primo stralcio restano un miraggio, e il traffico di Ponte San Giovanni continua a strangolare migliaia di cittadini ogni giorno.

Melasecche ha accusato la maggioranza di immobilismo, descrivendo una regione bloccata dalla paura di agire. La presidente Proietti ha risposto che il Nodo rappresenta un progetto complesso, che richiede ulteriore approfondimento. Ma l’opposizione ha bollato questa posizione come un modo elegante per dire no senza dirlo apertamente.