Un’istantanea nitida e complessa arriva dall’Atlante dell’Infanzia a rischio 2025 di Save the Children: gli adolescenti umbri leggono meno della media nazionale, frequentano poco il teatro, fanno sport più dei coetanei italiani e mostrano, come il resto del Paese, un rapporto sempre più stretto con l’intelligenza artificiale.
Un quadro che racconta abitudini, fragilità e potenzialità di una generazione piccola nei numeri ma decisiva per il futuro della regione.
L’Umbria si conferma una terra vivace sul piano culturale, ma i dati sono oscillanti. Solo il 45,8% degli adolescenti legge libri al di fuori dei programmi scolastici, un valore ben inferiore al 53,8% della media italiana. Anche la frequentazione di musei e mostre è più bassa rispetto al resto del Paese, mentre risulta in linea la visita a monumenti e siti archeologici. Il dato più sorprendente riguarda però la scarsa partecipazione agli eventi dal vivo: appena il 32,1% è andato a teatro nell’ultimo anno e il 38,2% ha partecipato a un concerto. Numeri che accendono un campanello d’allarme in una regione ricca di spazi culturali, festival e tradizioni, ma che forse non ha il giusto appeal sulle fasce più giovani.
Dove gli adolescenti umbri mostrano invece una performance positiva è nello sport: solo il 10,1% dichiara di non svolgere alcuna attività fisica, uno dei valori più bassi d’Italia a fronte di una media nazionale del 18,1%. Un segnale incoraggiante, che racconta un territorio dove associazioni sportive e contesti naturali favoriscono movimento e socialità.
Accanto alle buone pratiche, emergono però dati che richiedono attenzione. L’Atlante evidenzia che in Italia meno della metà dei ragazzi e delle ragazze tra i 13 e i 19 anni ha un buon livello di salute mentale. La soddisfazione personale si ferma al 60%, con un divario marcato tra maschi (71%) e femmine (50%). L’Umbria non fa eccezione e sconta inoltre criticità sul fronte dell’assistenza: non è disponibile alcun posto letto in Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, mentre le strutture residenziali per il post-ricovero si limitano a un unico centro con soli sette posti.
È un quadro che conferma la necessità di investire in servizi territoriali capaci di intercettare precocemente il disagio e offrire percorsi di cura accessibili, soprattutto in un’epoca in cui il peso emotivo e psicologico sugli adolescenti è sempre più evidente.
Uno degli approfondimenti più rilevanti dell’edizione 2025 del report di Save the Children riguarda il rapporto tra adolescenti e intelligenza artificiale. Secondo un sondaggio nazionale, oltre il 41% dei giovani tra i 15 e i 19 anni ha utilizzato strumenti di IA per chiedere aiuto in momenti di tristezza, solitudine o ansia. Una percentuale simile li usa per ottenere consigli su decisioni delicate legate a relazioni, studio e futuro professionale.
Questa tendenza, che attraversa anche l’Umbria, apre un tema cruciale: gli adolescenti si rivolgono all’IA non solo come fonte di informazioni, ma come spazio di ascolto.
Gli adolescenti umbri rappresentano il 6,6% della popolazione regionale, una quota in linea con il calo demografico nazionale. Cambiano, intanto, le configurazioni familiari: quasi una famiglia su tre con figli adolescenti ha un figlio unico. Un elemento che ridisegna dinamiche domestiche, reti di supporto e solitudini possibili.
Sul fronte educativo, l’Umbria registra un tasso di dispersione implicita pari al 6,9%, il migliore del Centro Italia. Un risultato che testimonia l’impegno della scuola ma anche delle realtà del territorio. Tra queste, Save the Children, attiva con i Punti Luce in 15 regioni italiane, dove offre opportunità gratuite per contrastare la povertà educativa e ampliare gli orizzonti dei più giovani.