“Adesso Basta!“. È questo lo slogan scelto per lanciare lo sciopero generale che si terrà giovedì 11 aprile, proclamato da Cgil e Uil. Astensione dal lavoro di quattro ore in tutti i settori privati, otto in quello dell’edilizia, con manifestazioni ed iniziative che si terranno a livello territoriale. In Umbria, i sindacati hanno organizzato due presìdi sotto le prefetture di Perugia e Terni alle ore 11.00. La mobilitazione è indetta a sostegno delle comuni rivendicazioni: zero morti sul lavoro, per una giusta riforma fiscale, per un nuovo modello sociale di fare impresa.
“Adesso basta!”: in Umbria infortuni sul lavoro aumentati dell’11,1%
In Umbria lo sciopero assume una valenza molto rilevante per quello che riguarda la sicurezza sul lavoro. L’analisi territoriale dell’Inail evidenzia un aumento delle denunce di infortunio, cresciute in Umbria nell’ultimo anno dell’11,1%. La piattaforma dei sindacati che hanno proclamato lo sciopero generale, Uil e Cgil, prevede “Zero morti sul lavoro”.
Tra le ragioni dello sciopero la richiesta che sia introdotto l’obbligo per le imprese di applicare i contratti nazionali di lavoro firmati dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative. Chiesto, inoltre, il al rispetto delle norme sulla sicurezza quali condizioni per poter accedere a finanziamenti/incentivi pubblici.
Ecco la piattaforma di rivendicazione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro
“La salute e la sicurezza sul lavoro devono diventare un vincolo per poter esercitare l’attività d’impresa – affermano in una nota congiunta le segreterie delle due organizzazioni dei lavoratori -. Vanno cancellate le leggi che negli anni hanno reso il lavoro precario e frammentato. Occorre superare il subappalto a cascata e ripristinare la parità di trattamento economico e normativo per le lavoratrici e i lavoratori di tutti gli appalti pubblici e privati“.
Con “Adesso basta!” viene anche richiesto di rafforzare le attività di vigilanza e prevenzione incrementando le assunzioni nell’Ispettorato del Lavoro e nelle Aziende sanitarie locali. E l’appello riguarda anche i lavoratori: mai al lavoro senza un’adeguata formazione e diritto alla formazione continua.
“Serve una vera patente a punti, per tutte le aziende e per tutti i settori, che blocchi le attività alle imprese che non rispettano le norme di sicurezza. Va riconosciuto il diritto delle lavoratrici e dei lavoratori di eleggere in tutti i luoghi di lavoro i propri Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza“.
Riforma fiscale: Cgil e Uil vogliono spostare la tassazione dai redditi alla rendita
Lo sciopero “Adesso basta!” dell’11 aprile prevede anche le ragioni della “giusta riforma fiscale“. Secondo i sindacati promotori lavoratori dipendenti e pensionati pagano oltre il 90% del gettito IRPEF, mentre intere categorie economiche continuano a non pagare fino al 70% delle imposte dovute. L’evasione complessiva continua ad essere pari a 90 miliardi all’anno.
“La delega che il governo sta applicando – affermano – invece di combattere l’evasione fiscale e contributiva introduce nuove sanatorie, condoni e concordati. Non tassa gli extraprofitti, favorisce le rendite finanziare e immobiliari, il lavoro autonomo benestante e le grandi ricchezze. Questa impostazione del governo va contrastata ed invertita“.
Per questa ragione, viene chiesto di ridurre la tassazione sul lavoro dipendente ed i pensionati, tassare le rendite e contrastare l’evasione. Necessario anche promuovere un fisco progressivo, abolendo la flat tax ed estendendo la base imponibile dell’IRPEF a tutti i redditi. Tra le richieste anche quella di indicizzare all’inflazione reale le detrazioni da lavoro e da pensione e detassare gli aumenti contrattuali. Infine, viene proposto di finanziare sanità e istruzione, non autosufficienza, diritti sociali e investimenti pubblici.
“Adesso basta!”: idea di superare il jobs act con modelli di impresa sociale
“Vogliamo rimettere al centro delle politiche economiche e sociali del governo e delle imprese il valore del lavoro“, dicono alla fine Cgil e Uil. La discussione verte sul superamento del jobs act, per cui la Cgil vuole indire un referendum, ma anche sul rinnovo dei contratti nazionali.
“Chiediamo una legge sulla rappresentanza, la centralità della salute e della persona, la qualità di un’occupazione stabile e non precaria“, si conclude il comunicato. Che alza anche l’attenzione su una seria riforma delle pensioni, il rilancio degli investimenti pubblici e privati per riconvertire e innovare il nostro sistema produttivo e puntare alla piena e buona occupazione a partire dal Mezzogiorno.