Il 22 gennaio Greenpeace ha diffuso il primo rapporto nazionale sulla presenza di inquinanti nelle acque pubbliche. Un’indagine che ha toccato anche l’Umbria e che ha colpito Perugia. Al centro della questione ci sono i pericolosi PFAS (sostanze alchiliche perfluorate e polifluorate) composti altamente inquinanti che secondo quanto riferito si troverebbero in una concentrazione altissima nell’acqua di una fontana del capoluogo. Un dato immediatamente contestato da Umbra Acque, la società che gestisce la rete idrica perugina e su cui si è mossa anche la Regione istituendo un capillare sistema di monitoraggio della qualità dell’acqua per tutta l’Umbria.

Bufera sull’acqua di Perugia: Umbra Acque smentisce l’analisi di Greenpeace

Nell’analisi di Greenpeace sono rientrate le fontanelle di Perugia, Foligno, Terni e Narni ma la bufera si è abbattuta solo su Perugia. Qui in base a quanto riferito dall’associazione ambientalista, la concentrazione di PFAS nell’acqua di una fontanella ammonterebbe a 57.0 ng per litro. Un dato altissimo ma che comunque non ha comportato lo sforamento dei livelli di potabilità. Umbra Acque si è immediatamente attivata riportando svolgendo una contro analisi che smentisce quanto affermato da Greenpeace.

Dalle analisi effettuate dall’ ARPA – si legge in una nota di Umbra Acque-, soggetto preposto ai controlli che utilizza metodi di campionamento affidabili e certificati, dal 2018 non è mai stata rilevata la presenza di PFAS nell’acqua distribuita ai nostri utenti“.

Umbra Acque – puntualizzano – effettua circa 6.500 analisi all’anno sulle acque potabili con il proprio laboratorio certificato Accredia ed è in grado, come ha fatto, di monitorare anche gli inquinanti PFAS per assicurare la massima tutela all’utenza.

Greenpeace ha effettuato il prelievo in una fontanella pubblica, sulla quale Umbra Acque, esercitando il massimo scrupolo che richiede la salute pubblica, ha provveduto nella giornata di ieri, ad effettuare campionamenti sia in quella predetta fontanella sia su altri punti di prelievo dislocati nel territorio gestito. Questi controlli non hanno rilevato la presenza di PFAS“.

Il tavolo in Regione: l’Umbria anticipa i tempi per il monitoraggio dei PFAS

La discrepanza fra quanto pubblicato da Greenpeace e quanto invece sostiene Umbra Acque ha sollevato non poche preoccupazioni e polemiche. La questione è approdata in Regione dove ieri si è svolto il tavolo di confronto sollecitato dall’assessore all’Ambiente Thomas De Luca. All’incontro hanno partecipato i servizi competenti della Regione afferenti alle direzioni salute e welfare e governo del territorio, AURI, ARPA, le USL, l’istituto zooprofilattico e i tre gestori presenti nel territorio regionale. 

Preso atto delle analisi ripetute dal gestore Umbra Acque – si legge nel resoconto della Regione – che hanno attestato la totale assenza di PFAS nella fontanella di Perugia oggetto dell’indagine di Greenpeace, abbiamo constatato la situazione di assoluta potabilità dei campioni di prelievo oggi noti rispetto ai futuri limiti di legge introdotti dal Dlgs 18/2023 che entreranno in vigore dal 12 gennaio 2026“.

L’occasione è stata foriera di un’ulteriore importante novità. Anche se la legge citata entrerà in vigore dal prossimo anno, l’Umbria ha deciso di attivare il monitoraggio dei PFAS fin da subito, implementando l’attività “attualmente svolta per gli altri parametri di potabilità costantemente pubblicati sul sito www.lacquachebevo.it.“.

De Luca, assessore all’Ambiente, martedì a colloquio con Greenpeace

Dati alla mano, l’assessore De Luca ha annunciato che martedì prossimo andrà direttamente da Greenpeace per capire cosa sia effettivamente accaduto intorno alla fontanella della discordia. “Per fare chiarezza sulla loro attività di indagine e per condividere azioni da intraprendere. Su questi argomenti serve serietà, trasparenza e chiarezza. Stiamo affrontando con la massima responsabilità una situazione del tutto nuova, ignorata dalla politica in passato, che ci vede ancora una volta come avanguardia sulle tematiche ambientali e nella tutela della salute pubblica. Vogliamo che l’Umbria possa in futuro essere quanto più possibile una regione PFAS free” ha detto.

È assolutamente necessario che il Governo faccia la sua parte definendo regole certe, destinando alle regioni risorse utili ad intervenire sulla rete acquedottistica e promuovendo il divieto per l’uso e la produzione di queste sostanze a livello comunitario” promette.