Da mesi Terni si trova al centro di un confronto multilivello che coinvolge amministrazioni locali, vertici nazionali e rappresentanze sindacali, con l'obiettivo di definire un documento chiave per il futuro dello stabilimento siderurgico.
La questione ruota attorno all'Accordo di Programma legato ad Arvedi-Ast, su cui si stanno accumulando pressioni, promesse e aspettative. Mentre il Governo lavora a una convocazione decisiva per il 2 maggio, la Regione chiede garanzie e atti concreti, i sindacati invocano certezze operative e la Provincia tenta di rafforzare il fronte locale con un mandato politico chiaro. Intorno a un possibile investimento da un miliardo di euro si gioca una partita che intreccia industria, sostenibilità e occupazione. Ma il terreno è scivoloso, e il rischio di restare impantanati tra annunci e rinvii resta alto.
Negli ultimi mesi, il confronto ha seguito una traiettoria improntata alla collaborazione, con l'amministrazione regionale impegnata in prima linea nella definizione degli elementi da inserire nel documento di programmazione. Una trattativa delicata, condotta nel rispetto dei tempi necessari per affrontare temi complessi come la modernizzazione degli impianti, la tutela ambientale e la gestione dei costi energetici.
L’intento comune resta quello di individuare misure credibili e vincolanti che rispondano alle esigenze di tutti gli attori coinvolti. In cima all’agenda: il rafforzamento del sito produttivo, il rilancio degli investimenti e una maggiore efficienza energetica. Il piano dell’azienda rappresenta un tassello fondamentale, ma solo se inserito in un quadro di impegni bilaterali che garantiscano stabilità nel tempo.
"Serietà imporrebbe, dopo le promesse, i rimandi, le illusioni generate nel tempo su AST nella città di Terni, di evitare annunci senza mettere nelle condizioni le organizzazioni sindacali e i lavoratori di poter contare su impegni e date certe e definitive": è quanto dichiarano la presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti, e l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Francesco De Rebotti.
Le istituzioni regionali insistono sulla necessità di partire dai contenuti prima ancora che dalla firma ufficiale. Il documento, secondo la linea condivisa da palazzo Donini, dovrà essere uno strumento capace di garantire continuità produttiva, rispetto dell’ambiente e garanzie per l’occupazione.
Nel loro ultimo intervento congiunto, Proietti e De Rebotti rivendicano un approccio fondato su confronto costante, trasparenza e ascolto delle parti sociali. Il percorso degli ultimi mesi, descritto come meticoloso e orientato a trovare soluzioni condivise, si è sviluppato in costante dialogo con il Governo. Tra i nodi centrali individuati: il rispetto degli impegni assunti dall’azienda sul rilancio del sito, l’implementazione di interventi per ridurre l’impatto ambientale e l’esigenza di un contenimento stabile dei costi energetici, che hanno finora rappresentato un ostacolo rilevante.
Secondo i vertici regionali, prima ancora di parlare di firme e cerimonie ufficiali, occorre rendere pubblici e concreti i contenuti del documento, per valutare se siano davvero utili a garantire sviluppo e tutele occupazionali. E solo in seguito, se il testo risulterà solido e coerente con gli obiettivi dichiarati, si potrà procedere alla ratifica.
Una presa di posizione che sembra inserirsi nel botta e risposta con alcuni esponenti del centrodestra, come il sottosegretario all’Interno Emanuele Prisco e il presidente della Commissione Lavoro del Senato Franco Zaffini. I due parlamentari avevano parlato nelle scorse ore di un'interlocuzione positiva con il ministro Adolfo Urso, confermando l’intenzione dell’esecutivo di convocare a breve le parti coinvolte per far avanzare l’intesa.
Secondo quanto reso noto da Prisco e Zaffini, il titolare del dicastero avrebbe confermato l’impegno dell’esecutivo a procedere con urgenza verso la definizione dell’intesa, sottolineando i benefici attesi per il futuro dello stabilimento ternano. Tuttavia, da Palazzo Donini si ribadisce che solo atti concreti, non annunci, potranno rappresentare un vero passo in avanti per il territorio.
In un contesto in cui troppe volte si sono alternate promesse e disillusioni, la priorità è oggi quella di arrivare a un testo condiviso che rappresenti un punto di partenza credibile e non l’ennesimo capitolo interlocutorio. Solo così, dicono dalla Regione, sarà possibile dare valore al lavoro fatto e uscire dalla logica degli annunci a effetto.
Anche le rappresentanze interne dei lavoratori intervengono nel dibattito. Le RSU Fismic Confsal, in una nota, segnalano l'importanza della possibile convocazione da parte del Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Secondo i delegati, si è arrivati a una tappa cruciale del percorso e occorre ora che le intenzioni si traducano in decisioni ufficiali e responsabilità condivise.
Per le RSU, il documento programmato potrebbe trasformarsi in un passaggio decisivo per ridare slancio al piano industriale e per consolidare la fiducia tra i dipendenti, messa a dura prova da una lunga fase di incertezza. In questo contesto, assume un peso decisivo la questione energetica: l’assenza di una strategia di contenimento dei costi è vista come un ostacolo alla competitività dell’intero comparto.
Le rappresentanze dei lavoratori ribadiscono che la cornice istituzionale non può limitarsi alla teoria. Servono misure operative che mettano in sicurezza il sito produttivo e garantiscano condizioni favorevoli nel lungo periodo, in un panorama globale reso ancora più fragile da tensioni internazionali, crisi economiche e nuovi rischi recessivi.
"Come Rsu Fismic Confsal - concludono - seguiamo con attenzione l'evoluzione del quadro, consapevoli che la vera ripartenza passa da atti concreti, da parole che diventano impegni, e da un sistema di relazioni che sappia costruire, non solo commentare. È il tempo delle scelte. Ed è il tempo della responsabilità".
Un nuovo incontro è stato fissato per venerdì 2 maggio alle ore 11 nella sede del Ministero delle Imprese e del Made in Italy. La riunione, promossa su iniziativa del ministro Adolfo Urso, vedrà la partecipazione della presidente Proietti, dell’assessore De Rebotti e dei rappresentanti delle organizzazioni sindacali, chiamati a discutere del contenuto dell'accordo con Arvedi-Ast.
Al centro del confronto, l’impegno richiesto fin dall’inizio dall’attuale proprietà per realizzare un pacchetto di investimenti dal valore complessivo di circa un miliardo di euro. Una cifra significativa, che impone chiarezza sui progetti in campo e sulle risorse pubbliche che potrebbero accompagnare le misure di carattere ambientale. La riunione rappresenta un passaggio atteso, dopo mesi di incertezza e appuntamenti mancati, e arriva oltre due mesi dopo la scadenza precedentemente annunciata per la firma.
Il tema energetico, nodo irrisolto del confronto, sarà nuovamente al centro della discussione. Le parti sociali si aspettano aggiornamenti puntuali anche sul fronte dei rapporti tra azienda e istituzioni. L’obiettivo dichiarato è arrivare finalmente a un testo che metta nero su bianco obiettivi, strumenti e tempistiche: una base certa da cui partire per costruire il futuro dell’acciaieria ternana.
Sul fronte istituzionale si registra l’intervento del vicepresidente della Provincia di Terni, Francesco Maria Ferranti, che chiede di imprimere una decisa accelerazione al percorso verso la sottoscrizione dell’intesa. Ferranti intende portare la questione all’attenzione dei consessi locali attraverso due proposte formali: una al Consiglio comunale di Terni e una al Consiglio provinciale. L’obiettivo è conferire una delega politica forte e condivisa al Sindaco e al Presidente della Provincia, per rafforzare la voce del territorio nei tavoli decisionali.
Secondo Ferranti, lo stabilimento rappresenta un nodo industriale strategico non solo per l’area ternana ma per l’intera regione. E ritardare ulteriormente l’accordo significa esporre l’economia locale a nuovi rischi. Il vicepresidente sollecita quindi una chiara presa di posizione da parte delle forze politiche e sottolinea la necessità che l’azienda sia trasparente nel dettagliare le azioni future, soprattutto su ambiente e condizioni di lavoro.
Tra le questioni più urgenti indicate da Ferranti c’è quella della discarica di Valle, vicina alla saturazione e considerata cruciale per l’ecosistema industriale locale. In parallelo, non mancano critiche all’atteggiamento della Giunta regionale, accusata di essersi limitata a dichiarazioni generiche senza riuscire a incidere in modo concreto nel confronto con Ast. Ferranti chiama in causa anche la gestione delle finanze sanitarie e la mancanza di una linea chiara in materia di politiche industriali.
A suo giudizio, il territorio non può restare a guardare. Occorre un’azione compatta e determinata per difendere un comparto produttivo che ha generato posti di lavoro, ricchezza e, al contempo, impatti ambientali significativi. La richiesta è che il documento finale sia verificabile, dotato di contenuti misurabili e capace di produrre risultati effettivi tanto per le imprese quanto per la cittadinanza.