04 Oct, 2025 - 12:15

Accessi record al Pronto Soccorso di Terni: oltre 37mila in otto mesi, +40% in tre anni. Urgente la programmazione sanitaria

Accessi record al Pronto Soccorso di Terni: oltre 37mila in otto mesi, +40% in tre anni. Urgente la programmazione sanitaria

Nei primi otto mesi del 2025 il Pronto Soccorso dell’Ospedale Santa Maria di Terni ha registrato oltre 37.000 accessi, di cui il 13% provenienti da fuori regione. Un dato in netta crescita rispetto ai 26.500 ingressi dello stesso periodo del 2022, con un incremento superiore al 40% in soli tre anni. Numeri che raccontano un fenomeno di pressione crescente sul sistema di emergenza-urgenza e che sono stati al centro del convegno “L’Infermiere di Protezione Civile e il sistema di Emergenza-Urgenza”, organizzato dall’Azienda Ospedaliera ternana insieme al Coordinamento Infermieri Volontari Emergenza Sanitaria (CIVES).

L’impennata di accessi e la riorganizzazione del sistema di emergenza

Un’analisi lucida, sostenuta da cifre che preoccupano, è arrivata dal dottor Giorgio Parisi, Direttore del Dipartimento Emergenza-Urgenza e S.C. Pronto Soccorso, che ha sottolineato come “il pronto soccorso venga percepito come il luogo dove è possibile trovare risposte a qualsiasi tipo di problema, anche se non sempre urgente”. Una tendenza che, spiega, impone “un profondo ripensamento organizzativo. Non si tratta solo di routine: l’intero piano d’emergenza intraospedaliera è in fase di revisione, così come i percorsi assistenziali e la logistica, per garantire una risposta più efficace e una migliore distribuzione dei pazienti”.

Il dato di Terni si inserisce in una tendenza nazionale, dove i pronto soccorso stanno affrontando un sovraffollamento cronico dovuto sia all’invecchiamento della popolazione sia all’aumento delle patologie croniche e sociali. Tuttavia, la crescita così marcata in Umbria – e in particolare nel presidio ternano – solleva interrogativi sulla tenuta del sistema territoriale e sulla capacità di intercettare i bisogni prima che diventino emergenze.

Durante l’incontro è stato ricordato come la funzione del pronto soccorso, per sua natura destinata alla gestione dei casi urgenti e gravi, si stia progressivamente estendendo anche a situazioni che potrebbero trovare risposta in altri contesti, come la medicina di base o le strutture territoriali intermedie. Un cambiamento culturale, ma anche organizzativo, che rischia di compromettere la tempestività dell’assistenza nelle vere urgenze.

Infermieri di Protezione Civile: formazione, emergenze e nuove sfide

Il convegno, che ha visto la partecipazione di decine di professionisti sanitari, ha rappresentato anche un momento di confronto su un tema centrale: il ruolo strategico dell’infermiere nei contesti emergenziali, dentro e fuori dagli ospedali.

Emanuela Roncella, presidente del CIVES, ha spiegato che “l’infermiere di protezione civile va a completare gli aspetti professionali che la preparazione infermieristica richiede in contesti emergenziali, prevalentemente extra ospedalieri”. Roncella ha poi annunciato che “si sta già lavorando a un nuovo convegno, dove il focus sarà la centralità dell’infermiere nei grandi eventi, sempre più frequenti e complessi da gestire”.

Un tema che tocca direttamente anche la preparazione accademica. Durante la giornata è stata infatti ribadita l’importanza di inserire percorsi universitari specifici per la formazione degli infermieri dell’emergenza-urgenza, figure chiamate oggi a muoversi tra scenari complessi, crisi ambientali, maxi emergenze e disastri naturali.

Ampio spazio è stato dedicato anche alla psicologia post-traumatica, componente spesso trascurata ma essenziale nel supporto agli operatori sanitari che si trovano in prima linea nelle situazioni di emergenza. “L’intervento dedicato al ruolo della psicologia post-traumatica è stato particolarmente significativo - ha sottolineato Roncella - perché anche la salute mentale dei professionisti è parte integrante della risposta del sistema”.

L’incontro, patrocinato da Regione Umbria, Ordine delle Professioni Infermieristiche di Perugia e Terni, Protezione Civile regionale e numerose società scientifiche, ha visto il contributo di diversi partner istituzionali e privati, tra cui Studio Braconi e Villa Sabrina.

Una rete da rafforzare per rispondere meglio alle emergenze

La riflessione condivisa durante il convegno è chiara: il sistema dell’emergenza-urgenza deve essere ripensato come una rete integrata, capace di agire in sinergia tra ospedali, territorio e protezione civile. L’esperienza degli ultimi anni, segnata da pandemia, eventi climatici estremi e una crescita costante degli accessi ai pronto soccorso, ha reso evidente la necessità di una visione unitaria e preventiva dell’assistenza.

Il dottor Parisi ha concluso invitando a “non ridurre il tema a una questione numerica. Dietro ogni accesso c’è una persona che cerca una risposta, e il nostro compito è garantire che quella risposta sia tempestiva, appropriata e umana”.

La crescita del 40% in tre anni, più che un semplice dato statistico, è un segnale di pressione strutturale che richiede una risposta di sistema. Tra le priorità individuate, il potenziamento dei percorsi di triage, la creazione di canali di accesso differenziati, l’ampliamento del servizio territoriale 118 e la valorizzazione della figura dell’infermiere specializzato in emergenza.

Il Santa Maria di Terni si prepara così a una fase di trasformazione, mentre il numero degli accessi continua a salire. Una sfida complessa, ma necessaria, per assicurare che l’urgenza non diventi la norma e che il pronto soccorso torni ad essere ciò per cui è nato: il primo presidio per chi ha davvero bisogno, nel momento più critico della propria vita.

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Federico Zacaglioni
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