Due noti imprenditori del settore edile, attivi nel territorio eugubino, sono stati deferiti in stato di libertà dai Carabinieri Tutela Forestale del Nucleo di Gubbio per gravi violazioni urbanistiche e ambientali. L’indagine, condotta in seguito a segnalazioni e a un’attività di monitoraggio costante dell’area, ha portato alla luce un caso di trasformazione illecita del suolo a fini produttivi, nonché una reiterata combustione abusiva di rifiuti derivanti dall’attività edilizia.
Il terreno, formalmente classificato come area agricola, è stato completamente trasformato in un deposito funzionale all’attività edile dei due imprenditori. L’intera superficie risultava recintata e dotata di cancello d’ingresso, segni inequivocabili di un uso consolidato e intenzionale diverso da quello previsto dallo strumento urbanistico vigente.
Come evidenziato dai militari, è stata effettuata una modifica permanente della morfologia del suolo, alterando in modo sostanziale la natura originaria del terreno. Tali interventi sono soggetti a permesso di costruire, mai richiesto né ottenuto. “È stato alterato lo stato materiale del suolo con finalità economiche, senza alcun titolo edilizio” si legge nel verbale redatto dai Carabinieri Tutela Forestale.
Rifiuti edili bruciati sul posto: configurato il reato di combustione illecita
Oltre all’abuso edilizio, l’attività investigativa ha messo in luce episodi periodici di combustione illecita di rifiuti. In particolare, sul posto venivano dati alle fiamme infissi in legno, porte, bancali e altri materiali di risulta dell’edilizia. La combustione avveniva in spazi aperti, senza autorizzazione, in violazione delle normative ambientali e in spregio alla salute pubblica e alla tutela dell’ecosistema.
L’illecita combustione di rifiuti, reato previsto dall’art. 256-bis del D.lgs. 152/2006, introdotto con il “Decreto Terra dei Fuochi”, comporta pene severe da due a cinque anni di reclusione, nonché l’obbligo di bonifica e risarcimento del danno ambientale. Si tratta di un reato particolarmente grave, aggravato in questo caso dal fatto che l’attività è stata posta in essere da soggetti operanti in ambito imprenditoriale.
A seguito delle risultanze investigative, l’area è stata sottoposta a sequestro preventivo. La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Perugia ha aperto un fascicolo d’indagine a carico dei due soggetti, ipotizzando lottizzazione abusiva di terreni, violazione del Testo Unico sull’Edilizia e reati ambientali. Gli inquirenti stanno procedendo alla ricostruzione completa delle attività svolte sul sito, al fine di accertare responsabilità, frequenza degli episodi illeciti e il danno effettivo arrecato al territorio.
“La presenza di cenere, materiali parzialmente combusti e l’odore persistente dei roghi confermano l’uso sistematico dell’area per la combustione di scarti edili” – si legge nel rapporto tecnico redatto dai militari dell’Arma. La documentazione fotografica raccolta e le testimonianze di alcuni residenti nelle aree limitrofe completano un quadro indiziario ritenuto grave e fondato.
Questa operazione si inserisce in un quadro di azione costante e capillare svolta dai Carabinieri Forestali sul territorio eugubino, tesa a prevenire e reprimere abusi edilizi, danneggiamenti ambientali e pratiche illecite nel trattamento dei rifiuti. “Il nostro compito è vigilare sul rispetto della legalità e garantire la salvaguardia dell’ambiente, oggi tutelato anche come principio costituzionale” – dichiarano dal Comando.
La recente riforma della Costituzione Italiana ha infatti inserito la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi tra i principi fondamentali della Repubblica, imponendo a tutti – cittadini, imprese e istituzioni – di orientare le proprie attività nel rispetto di tali valori.
“L’iniziativa economica privata non può e non deve arrecare danno all’ambiente” – affermano i militari – “Questo principio deve diventare guida di ogni scelta produttiva e comportamentale.”
Le zone rurali dell’area eugubina, già oggetto di attenzione per la presenza diffusa di cantieri edili, cave e depositi temporanei, si trovano spesso a rischio per trasformazioni non autorizzate e scarichi abusivi. L’episodio emerso nei giorni scorsi è solo l’ultimo di una lunga serie di interventi effettuati sul territorio.
“Il problema della combustione di scarti edili non è solo ambientale, ma anche sanitario” – sottolinea un tecnico dell’ARPA, coinvolto in precedenti analisi ambientali. “La combustione produce diossine, idrocarburi policiclici aromatici e altre sostanze altamente tossiche, che si disperdono nell’aria e nel suolo.”
Non va dimenticato inoltre che il vincolo agricolo, oltre ad essere una garanzia per la tutela paesaggistica e alimentare del territorio, esclude la possibilità di insediare depositi o strutture produttive senza iter autorizzativo, proprio per evitare fenomeni di urbanizzazione incontrollata.
Legalità, sviluppo sostenibile e prevenzione: le parole chiave per il futuro
L’episodio offre l’occasione per una riflessione più ampia sul rapporto tra attività economica e legalità, in particolare nelle zone interne. Il rispetto delle normative urbanistiche e ambientali non è solo un dovere, ma una condizione imprescindibile per uno sviluppo sostenibile e durevole del territorio.
“Non si può sacrificare l’ambiente sull’altare della produttività a breve termine” – commenta un esponente di un’associazione ambientalista locale – “Le regole esistono per garantire un futuro vivibile e sano anche alle generazioni che verranno.”
Il caso dei due imprenditori deferiti a Gubbio non è un incidente isolato, ma un esempio emblematico di come illeciti sistematici, anche se apparentemente marginali, possano produrre danni ambientali gravi e duraturi. L’auspicio è che questo episodio serva da monito per tutte le imprese che operano nel settore edile, agricolo o industriale, e che rafforzi la consapevolezza civica sull’importanza della legalità ambientale.
La Procura continuerà a indagare per chiarire ogni aspetto della vicenda e valutare eventuali responsabilità ulteriori. Nel frattempo, il territorio si affida al lavoro quotidiano delle forze dell’ordine, chiamate a tutelare un bene comune non negoziabile: l’ambiente.