Un connubio originale quello tra moda e architettura che ha preso vita con”Abito nell’abitare“. L’evento che sabato 14 settembre ha animato Villaggio Matteotti a Terni, tutt’oggi uno dei modelli indiscussi di architettura partecipata che ha fatto scuola a intere generazioni di architetti. “Abito nell’abitare” è stato progettato congiuntamente dall’associazione Centro Studi Giancarlo De Carlo, l’associazione Katìopa-Exclusive Events e l’associazione AXO-Architetti all’Opera, con il contributo per la sua realizzazione da parte della project manager event planner Maria Rosa Borsetti e con la supervisione dell’architetto Alessio Patalocco.
Partito nel pomeriggio, si è articolato in diversi momenti all’interno degli spazi pubblici del quartiere. In apertura si è tenuto un seminario formativo che ha illustrato gli ultimi risultati dell’indagine sociale compiuta dal Centro Studi De Carlo sui residenti di Villaggio Matteotti. A seguire, la visita guidata che ha fatto tappa anche alla mostra fotografica con le opere sul villaggio negli spazi condominiali. In conclusione, la sfilata di moda.
Assessora Bordoni: “Portare fuori Terni dall’anonimato”
Ottima la riuscita dell’evento a cui ha partecipato anche l’assessora alla Cultura del Comune di Terni, Michela Bordoni. “È stato un momento di confronto e di studio, trasversale, durante il quale abbiamo ripercorso l’importanza che ha rivestito Villaggio Matteotti per Terni e nel panorama nazionale” ha detto Bordoni, sottolineando anche la sentita partecipazione dei residenti. “Gli abitanti hanno posto delle domande molto interessanti alle quali, come amministrazione, abbiamo voluto dare risposte concrete, su quanto è già stato fatto sia nel Parco Raggi, sia nella direzione verso cui stiamo andando. Un evento che ha riscosso successo. Ai balconi di Villaggio Matteotti si sono affacciate persone di ogni età che hanno assistito alla bellissima sfilata“.
La progettazione di Villaggio Matteotti venne commissionata all’architetto Giancarlo De Carlo nel 1969 da parte della Società Terni Acciaierie. “Costituisce un esempio di architettura unico in Italia” ha detto ancora Bordoni. Composto da 240 alloggi destinati agli operai, è il risultato di un lungo percorso partecipato, fatto di incontri, interviste, confronti. Durante la progettazione infatti, un team multidisciplinare coinvolse i futuri abitanti per ascoltare le loro esigenze abitative, basando il progetto su quanto emerso, adeguando a queste la progettazione. Vennero presentate, in particolare, le necessità legate agli spazi verdi, pubblici e privati e ai luoghi destinati alla vita sociale oltre alla richiesta di separazione dei flussi veicolari.
Presto nuovi eventi per valorizzare le architetture cittadine
“Proprio l’architettura peculiare di Villaggio Matteotti può offrire momenti sociali, come la sfilata di alta moda che ha concluso la serata e dare luogo a un confronto costruttivo, con l’obiettivo unico di portare fuori Terni dall’anonimato” ha rimarcato l’assessora. Ma non finisce qui, perché quello di sabato inaugura una nuova stagione di eventi che l’amministrazione vuole portare nei luoghi più significativi della città.
“Dobbiamo volerci bene, perché insieme con lo spirito giusto si possono fare grandi cose – ha affermato Bordoni -. Questo è il primo di una serie di eventi che verranno realizzati all’interno di architetture cittadine che meritano di essere riscoperte per poter risvegliare nei ternani stessi, quell’amore per la propria città che è fondamentale. Noi valorizzeremo, come amministrazione, sia le periferie, sia i luoghi cittadini più rappresentativi dell’architettura post-bellica“.
Villaggio Matteotti: un’eccellenza ternana che ha fatto scuola
Ancora oggi, a quasi cinquant’anni di distanza dalla consegna delle case, Villaggio Matteotti fa scuola. Nel corso degli anni sono stati numerosi i progetti che si sono susseguiti e che hanno visto la partecipazione di importanti istituzioni, anche dall’estero. “Il Villaggio Matteotti rappresenta un patrimonio che molti docenti e studenti universitari, soprattutto del nord Europa e del nord America, vengono a visitare perché costituisce uno dei primi esempi italiani di architettura partecipata” ha detto Bordoni presentando l’evento.
Un quartiere che merita di essere valorizzato seguendo proprio quella via partecipata che De Carlo aveva già tracciato: partendo proprio dagli abitanti stessi.