26 Dec, 2025 - 12:30

A Gubbio i regali li porta Gesù Bambino, non Babbo Natale: la tradizione che resiste e racconta un’identità

A Gubbio i regali li porta Gesù Bambino, non Babbo Natale: la tradizione che resiste e racconta un’identità

In molte città del mondo il Natale è legato all’immagine di Babbo Natale che vola su una slitta trainata dalle renne. Ma a Gubbio no. Qui c’è una tradizione diversa, antica, affascinante e ancora viva: i doni di Natale non li porta Santa Claus, bensì Gesù Bambino, accompagnato dal suo asinello.

Una consuetudine che affonda le radici nella storia religiosa, popolare e familiare della città e che continua a vivere grazie alla memoria delle generazioni più anziane e alla volontà di tante famiglie di non perdere un patrimonio culturale dal valore unico.

La vigilia a Gubbio: la cena per Gesù e per l’asinello

La magia inizia la sera del 24 dicembre. I bambini, emozionati, preparano una piccola cena simbolica per il Bambinello che arriverà durante la notte.

Sul tavolo si dispongono cibi semplici e profondamente legati alla tradizione rurale: noci, fichi secchi, “merangole” (arance) e per l’asinello, una manciata di paglia.

Un gesto antico, carico di significato. È un modo per prendersi cura, per accogliere, per dire che Gesù non arriva solo nelle chiese, ma anche nelle case.

Secondo la tradizione, durante la notte Gesù passa veramente, assaggia simbolicamente ciò che gli è stato preparato e lascia i regali. Al mattino, i bambini trovano i doni e i segni del passaggio del Bambinello: un po’ di frutta consumata, la paglia smossa, quel tocco di mistero che alimenta la meraviglia.

“A Gubbio a Natale è Gesù che passa davvero casa per casa”, raccontano ancora oggi molte famiglie.

Una frase che dice tutto: “Che ti ha portato Gesù Bambino?”

Questa tradizione è così radicata che ancora oggi, in molte case eugubine, il giorno dopo Natale non si chiede: “Cosa ti ha portato Babbo Natale?”.

La domanda è un’altra, profondamente identitaria: “Che ti ha portato Gesù Bambino?”

Una formula semplice, ma rivelatrice. Perché qui il Natale non è solo un racconto, non è solo decorazione. È incontro con il Bambinello. Lui è il protagonista, Lui entra nella casa, Lui porta i doni. E l’asinello, compagno umile e fedele, ricorda la povertà di Betlemme e il legame con la tradizione contadina.

Prima del Natale, c’è San Nicolò

A Gubbio il tempo dei doni comincia ancora prima del 25 dicembre. Nella notte tra il 5 e il 6 dicembre, infatti, arriva San Nicolò (San Nicola di Bari), figura che nel mondo anglosassone ha dato origine al moderno Santa Claus.

Il 5 dicembre è la sua ricorrenza canonica, e secondo la tradizione:
“Santa Claus, cioè San Nicolò di Bari, regala nella notte tra il 5 e il 6 dicembre”.

C'è anche una antica filastroca che recita: "San Nicolò di Bari che porta i regali..."

Porta dolci, piccoli regali, segni di protezione e benevolenza. Un santo vicino ai bambini, ai poveri, ai bisognosi. E ancora una volta, doni che hanno un sapore diverso: meno consumistico, più legato alla carità e all’affetto.

Quando non c’era l’albero: i doni davanti al presepe

Un elemento significativo della tradizione eugubina riguarda anche il luogo dove venivano lasciati i doni.

Oggi siamo abituati a immaginare pacchetti colorati sotto l’albero addobbato. Ma a Gubbio, per molto tempo, non c’era l’albero di Natale nelle case. Questa usanza si diffuse in Italia, e anche nel territorio eugubino, solo dopo la seconda guerra mondiale.

Prima di allora, il centro del Natale era uno solo: il presepe.

Ed è lì che venivano lasciati i regali. Non sotto i rami illuminati di un abete, ma davanti alla grotta, davanti alla mangiatoia, davanti alla Sacra Famiglia.

Un modo chiaro di dire ai bambini che il dono viene da Gesù, nasce da Lui, parla di Lui.

Tradizione che resiste

Oggi Babbo Natale è arrivato anche a Gubbio, come ovunque. I centri commerciali, i cartoni animati, la cultura globale lo hanno imposto come immagine universale del Natale. Eppure, in molte famiglie eugubine, la tradizione resiste.

C’è chi la mantiene come unica, chi la affianca a quella moderna, chi la racconta ai figli per non perderne la memoria. Perché questa usanza non è solo folklore. È identità, è fede popolare, è educazione all’attesa e al dono.

E soprattutto, ricorda una cosa fondamentale:
“Il Natale non è una favola. È un Bambino che nasce e viene nelle nostre case”.

A Gubbio questo Bambino non porta solo speranza. Porta anche i doni. E con Lui, un asinello che, ancora oggi, continua a far sognare i bambini.

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Mario Farneti
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