Ogni anno, in occasione della Festa dei Ceri, Palazzo Ranghiasci Brancaleoni, nel cuore monumentale di Piazza Grande a Gubbio, si trasforma nel cuore pulsante dell’ospitalità italiana. Qui, tra saloni storici e pareti che respirano giornalismo, storia e cultura, si celebra il tradizionale pranzo organizzato da Rita Farneti, raffinata padrona di casa e moglie del decano dei cronisti italiani, Francobaldo Chiocci.
Un appuntamento attesissimo, divenuto ormai rito laico dell’accoglienza e luogo privilegiato d’incontro per personalità del mondo dell’informazione, della cultura e dell’amicizia internazionale. Un convivio che unisce il piacere della tavola alla memoria viva di un mestiere e di uno stile di vita, quello del grande cronista.
Il pranzo si tiene negli appartamenti privati di Palazzo Ranghiasci, elegante residenza nobiliare costruita nella prima metà dell’Ottocento da Francesco Ranghiasci Brancaleoni e dalla moglie Matilde Hobhouse, nobile inglese legata alla famiglia reale britannica. Lo stile richiama, non a caso, quello di Buckingham Palace, e l’effetto è quello di un angolo di Londra innestato nel cuore di Gubbio.
Qui vive Francobaldo Chiocci, memoria storica del giornalismo italiano, penna sagace e spirito libero, affiancato dalla sua instancabile compagna di vita e d’accoglienza, Rita. Insieme danno vita a un evento che, anno dopo anno, ha saputo trasformare una tradizione familiare in un fenomeno culturale e gastronomico di portata nazionale.
È difficile tenere il conto delle portate, dei brindisi e delle risate. Il pranzo in casa Chiocci è una vera e propria maratona del gusto, un inno alla cucina umbra con generose incursioni nel patrimonio culinario regionale.
Si inizia con una sequenza monumentale di antipasti: salumi umbri, crostini di fegatelli, insalate rustiche, formaggi stagionati, focacce farcite, frittatine, e altre sorprese che si rinnovano di anno in anno. L’atmosfera è già conviviale, ma è solo il preludio.
A seguire, una trilogia di primi piatti che meriterebbe un posto nella Divina Commedia della gola: tagliatelle fatte in casa, condite con ragù lento e profumato come una storia di paese; gnocchi di patate, morbidi e saporiti; Orecchiette alle cime di rapa, un omaggio alla cucina pugliese, amate da ospiti eugubini e stranieri.
Per non parlare della polenta al sugo, servita fumante nei piatti di ceramica: un abbraccio caldo che sa di casa.
Quando ormai l’appetito sembrerebbe domato, ecco che arriva il gran finale: una tavolata di dolci che sembra uscita da un sogno barocco. Biscotti della tradizione, cioccolatini fatti in casa, crostate, torte alle mele, ciambelloni, mousse al cioccolato, pasticcini, dolci alla ricotta e perfino dolci con la forma dei Ceri, omaggio sublime alla Festa che più di ogni altra rappresenta lo spirito identitario di Gubbio.
Il tutto accompagnato da vini umbri selezionati, liquori fatti in casa e brindisi che si moltiplicano tra battute, ricordi e auguri.
Il pranzo non è solo un evento gastronomico: è un momento di diplomazia spontanea e giornalismo conviviale. Gli invitati provengono da tutta Italia, e non mancano gli ospiti internazionali. Quest’anno, tra i commensali, anche alcuni visitatori dal Brasile al seguito dello chef internazionale Sauro Scarabotta, affascinati dal folklore eugubino e dalla figura di Sant’Ubaldo, ammaliati dalla festa dei ceri che si può seguire nei titi della mattinata dalla finestra di casa Chiocci che suìi affacciano su Piazza Grande. C'era anche una signora proveniente dalla penisola di California, esperta nel linguaggio delle balene, che ha incantato la sala con racconti di comunicazione tra cetacei e umani. E poi lo storico di Cristoforo Colombo il giornalista Ruggero Marino sostenitore di una tesi del tutto originasle sulle origini del navigatore genovese.
A questo si aggiunge la presenza costante di direttori di testate giornalistiche, editorialisti, inviati, ma soprattutto il figlio di Francobaldo e Rita: Gian Marco Chiocci, attuale direttore del TG1, accompagnato da un nutrito gruppo di colleghi e collaboratori.
Tra una portata e l’altra, si respira lo stile asciutto e ironico del padrone di casa, Francobaldo Chiocci, classe 1931, autore di innumerevoli inchieste e articoli memorabili, osservatore arguto del potere e dei suoi travestimenti. La sua casa è anche una scuola informale di giornalismo, dove ogni conversazione diventa occasione per un aneddoto, un ricordo, una riflessione, una battuta.
"Non si vive senza raccontare", dice spesso Francobaldo, e questo pranzo è, in fondo, una lunga storia condivisa: fatta di sapori, di voci, di nomi che passano, ma lasciano tracce. Deliziosa la sangria miscelata come una mistura magica da Francobaldo, provetto bartender.
Nulla di tutto questo sarebbe possibile senza la discreta e geniale regia di Rita Farneti, custode della casa e della tradizione, donna colta e appassionata, capace di cucinare per decine di persone senza mai perdere l’eleganza del gesto. A lei si deve il ritmo perfetto del pranzo, l’armonia tra il rustico e il raffinato, la scelta dei piatti, delle tovaglie, dei fiori. Ma soprattutto, la sensazione – rara – di essere davvero accolti.
“In questa casa si mangia come una volta, ma si vive come se fosse sempre la prima volta”, ha detto uno degli ospiti, lasciando il salone con il cuore pieno.
Prima di servire il pasto tuttavia Rita ha recitato una poesia ricca di humor e ironia da lei composta su San Francesco e il lupo di Gubbio che ha deliziato gli invitati e ha saputo strappare molteplci applausi.
Il pranzo a Casa Chiocci non è nostalgia, ma memoria viva che si rinnova. Non è un museo della cucina, ma un laboratorio dell’anima, dove la parola "cronista" recupera la sua radice più vera: colui che testimonia il tempo.
E in questo tempo complesso e spesso disincantato, la tavola dei Chiocci offre un modello diverso di comunicazione: lenta, autentica, relazionale.
Ogni piatto, ogni storia, ogni brindisi è un modo per dire: “siamo ancora capaci di stare insieme senza urlare”.
E forse è proprio qui, in questa casa eugubina affacciata sulla pietra viva di Piazza Grande, che il giornalismo italiano ritrova ogni anno il suo gusto migliore.